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Carlo Zinelli a Palazzo Te, Mantova

di - 16 Marzo 2019
Dal 17 marzo Palazzo Te, a Mantova, ospita l’importante mostra “Visione continua”, a cura di Luca Massimo Barbero, dedicata alla ricerca di Carlo Zinelli (1916 – 1974), esponente dell’Art Brut in Italia. Il percorso espositivo è basato su un corpus di trentadue opere su carta – tempere, collage e disegni-, in maggioranza bifacciali, realizzate tra il 1958 e il 1970, mai esposte precedentemente nella loro totalità e custodite dalla Fondazione Cariverona.
Una mostra con un significato ben preciso, sottolineato dal comunicato stampa: «”Questo dossier dedicato a Carlo Zinelli vuole essere un modo per liberare la sua produzione dalla gabbia dell’arte terapeutica”, afferma Luca Massimo Barbero, curatore della mostra e direttore artistico della Collezione di Fondazione Cariverona. “Zinelli è stato un artista a tutti gli effetti, e le sue opere prescindono dalla sua malattia. Il suo stile da un lato ribadisce con forza e in maniera pionieristica il valore dell’immagine come veicolo di libera espressione e dall’altro si fa interprete, anticipandola, di una certa figurazione che ritroviamo citata nei segni, figure e tratti che caratterizzano alcune grandi tele di Enzo Cucchi, le mappe di Öyvind Fahlström o le ossessioni di Yayoi Kusama, esperimenti con le forme e le immagini dei corpi tanto cari all’arte di oggi”».
Luca Massimo Barbero ci ha raccontato la figura di Carlo Zinelli e la mostra.
Chi è stato Carlo Zinelli e perché è un artista che merita di essere riscoperto o addirittura scoperto? Possiamo ripercorrere brevemente le tappe salienti della sua vicenda umana e artistica?
«Carlo Zinelli è stato forse uno dei pochi grandi protagonisti dell’arte italiana incluso fin dagli inizi, proprio da Dubuffet e dalla Collection de L’Art Brut di Losanna, in questo movimento. Oggi ne parliamo come uno dei pionieri di un tipo di rappresentazione dell’immagine partendo proprio da questo suo primo riconoscimento, ma muovendoci verso l’attualità della sua figura e del suo lavoro.
La sua vicenda è intensa quanto intima: nato nel 1916 a San Giovanni Lupatoto, vicino Verona, segue prima il dramma della Guerra di Spagna e poi quello della Seconda Guerra Mondiale nel corpo degli Alpini; queste esperienze lo segnano profondamente nella psiche e nel corpo, fino a portarlo al ricovero permanente nel manicomio di San Giacomo della Tomba, ma lasciandogli un mondo colmo di visioni indelebili che entreranno nel suo immaginario. È proprio nel manicomio in cui è ricoverato che prende parte ad una sperimentazione pioneristica di arte terapeutica grazie allo scultore Michael Noble e a sua moglie Ida Borletti, all’artista Pino Castagna e al lavoro di Cherubino Trabucchi e poi di Vittorino Andreoli: in un atelier all’avanguardia Zinelli svela le doti della sua arte, di genio autodidatta illuminato da quella follia che fu di molti grandi artisti. Dalla fine degli anni ‘50 fino alla fine della sua vita, Carlo – sebbene internato – troverà la sua libertà nell’esecuzione felice e ossessiva di centinaia di opere che coprono fogli, quasi tutti della stessa misura, dipinti spessissimo fronte/retro con le fitte raffigurazioni del suo mondo interiore.
Negli ultimi anni i suoi lavori sono entrati in importanti mostre collettive – come “Italics. Arte italiana fra tradizione e rivoluzione, 1968-2008” a Palazzo Grassi – o esposti da grandi gallerie internazionali, non come opere brut ma come lavori attuali per la loro figurazione e per riferimenti simbolici, cromatici e costruttivi che oggi appaiono chiaramente come anticipatori di molte delle simbologie contemporanee.
Liberare Carlo Zinelli dall’etichetta della “follia” ci consente di analizzarne la ricchezza e la complessità del suo mondo di segni e simboli, di presenze, di scritte e lettere, di personaggi che lo hanno reso creatore di un alfabeto straordinario legato sicuramente alle proprie vicende personali, ma anche ad un mondo – quello della guerra, del militarismo e della follia omicida dell’uomo – quanto mai attuale; una sorta di allarme, un monito ma anche uno straordinario diario dedicato a tutta l’umanità».
Come è articolato il percorso espositivo e quali aspetti della ricerca di Zinelli emergono, in particolare?
«Palazzo Te offre l’occasione di mostrare, nelle sale immediatamente successive a quelle che ospitano le macro-figure della Sala dei Giganti, un percorso costruito con 32 opere – molte double face – che appartengono alla Collezione di Fondazione Cariverona. La mostra nasce proprio dalla collaborazione tra Fondazione Cariverona Cultura, che raccoglie i progetti culturali dell’istituzione veronese, Fondazione Palazzo Te e Comune di Mantova per dare la possibilità al pubblico di ricostruire i momenti salienti di questo percorso con opere tra il 1958 e il 1970. I lavori di Zinelli si concentrano su figure minime e in netto contrasto con i “giganti” di Palazzo Te; piccoli pigmei inventati da Carlo che nel formato ridotto dei dipinti (generalmente 100 x 70 cm) diventano universi infiniti. Omini, soldati, insetti, carrarmati, fucili dai colori accessi tutti composti giorno per giorno da Zinelli in modo ossessivo eppure straordinario. In questo modo egli illustra la sua storia fantastica, un mondo popolato di creature possibili che solo un artista dall’inesauribile capacità può consegnare al pubblico. Il suo è un universo intenso, da guardarsi da vicino e la mostra privilegia proprio la lettura di ogni singolo elemento creando, nel suo percorso, un piccolo dizionario di simboli e segni per poter leggere questa lingua fantastica».
In autunno la mostra sarà trasferita a Verona, ci saranno delle differenze tra i due eventi espositivi?
«Sia per la mostra di Mantova che per quella di Verona è stato pensato un allestimento specifico che permetta, in primis, di leggere le opere da vicino e in modo chiaro privilegiando la vista di entrambi i lati: come si diceva, infatti, molte sono dipinte double face proprio perché Carlo aveva un modo alacre di lavorare. In alcuni tratti del percorso espositivo si è privilegiato un tema, ad esempio quello degli uomini con i buchi, forati oppure opere che presentano parole e suoni, una sorta di reinvenzione del parolibero futurista; in altri momenti si sono privilegiati elementi ricorrenti nella pittura di Zinelli, simboli che sono presenti in quasi tutti i suoi lavori. Nella mostra di Verona non ci sarà un cambio delle opere, tornando ad esporre l’intero corpus di Fondazione Cariverona nella sua sede istituzionale, Palazzo Pellegrini. L’allestimento sarà comunque site-specific e la mostra farà parte di una serie di occasioni espositive che la Fondazione sta creando intorno alla sua collezione per l’autunno del 2019, parte di un programma culturale che mira ad aprire al pubblico la sua sede e a condividere la sua collezione. La mostra sarà legata anche ad un programma didattico, che riprenderà sia gli eventi che hanno formato Carlo Zinelli durante la guerra, sia quelli che lo hanno influenzato nel dopoguerra». (Silvia Conta)
“Carlo Zinelli. Visione continua”
a cura di Luca Massimo Barbero
Dal 17 marzo al 9 giugno 2019
Palazzo Te
Viale Te 19, Mantova
Opening: 17 marzo 2019
Orari: Fino a sabato 30 marzo: lunedì, dalle 13.00 alle 18.30, dal martedì alla domenica, dalle 9.00 alle 18.30. A partire da domenica 31 marzo: lunedì dalle 13.00 alle 19.30, dal martedì alla domenica dalle 9.00 alle 19.30.
www.centropalazzote.it, info@palazzote.org

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