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27
agosto 2018
Catanzaro, la città “redenta” dalla street art
Opening
Nel capoluogo calabrese, nell’ambito dell’edizione 2018 dell’Altrove Festival, fino al prossimo 30 agosto è visitabile “Post-Graffiti Stress Disorder”, un inedito progetto espositivo incentrato sull’importanza e la contemporaneità critica ed estetica dei graffiti
di redazione
Se ormai il concetto di tipicità investe la classificazione dei centri urbani del Belpaese, sicuramente Catanzaro si colloca a buon diritto in quella delle “città della street art”. Infatti, come ormai noto non solo alle testate di settore, l’Altrove Festival (alias Edoardo Suraci e Vincenzo Costantino), giunto quest’anno al quinto giro di boa, è uno dei più interessanti eventi nel mondo della street art e della rigenerazione urbana. I risultati di questi anni di lavoro sono tangibili nell’avvenuta trasformazione del centro storico del capoluogo calabrese (non tra i più suggestivi d’Italia per la verità), donandogli un inedito appeal di museo d’arte contemporanea a cielo aperto, con le opere lasciate in eredità alla città dagli artisti invitati nelle diverse edizioni. Anche quest’anno la galleria dei lavori si è ampliata con una nuova opera d’arte pubblica, quella dell’austriaco Mafia Tabak, eseguita sulla parete posteriore di un pub in una piazzetta su cui si affaccia lo scheletro di un palazzo con chissà quale storia alle spalle che l’ha spinto a un degrado senza possibilità d’appello.
Certo l’edizione di quest’anno, svoltasi gli scorsi 8 e 9 agosto, è sembrata ad alcuni, giunti come me per l’occasione, un po’ in sordina rispetto agli anni precedenti, per il numero di eventi e delle opere di street realizzate. Eppure, ho avuto personalmente modo di apprezzare questa scelta di Suraci e Costantino di svolgere un’edizione “diversa” che consolidasse i risultati raggiunti e aprisse una riflessione su quello che è il “core” della loro ricerca. Per farlo si sono dotati degli strumenti necessari, come una mostra in piena regola con tanto di apparati e di curatore “guest” di primordine, come Vittorio Parisi, attualmente docente di estetica presso il Dipartimento di arti visive dell’Università Parigi 1 Panthéon-Sorbonne. La mostra, visitabile fino al prossimo 30 agosto al museo MARCA, si intitola “Post-Graffiti Stress Disorder” (PGSD), ospita lavori di Abcdef, Boris Tellegen, Alexandre Bavard, Canemorto, Jeroen Erosie, Gruppo OK, Mafia Tabak, Saeio, Sbagliato e Tybet. Lavori realizzati nell’ambito di una residenza che ha permesso agli artisti di assorbire il paesaggio urbano di Catanzaro. L’intenzione di questa collettiva è quella di chiarire definitivamente l’importanza e la contemporaneità critica ed estetica dei graffiti e di ciò che, dagli anni Settanta a oggi, hanno scatenato. «La necessità di proporre una mostra con questi temi – scrivono i due curatori, Parisi e Suraci – proviene dalla deriva populista, non critica e anti-artistica che ha condizionato la maggior parte dei cosiddetti progetti di “abbellimento” delle città attraverso il “colore”, per i quali si è spesso scelto di distruggere la ricerca artistica per accontentare il gusto della maggioranza dei cittadini, storicamente disabituati e lontani dai linguaggi dell’arte moderna e contemporanea». L’interesse di questo progetto, almeno per il sottoscritto, si estende a un’ulteriore riflessione che già da tempo mi ronza in testa, quella cioè del contributo determinante del post-graffiti/street art al rinnovamento della pittura, ma anche della scultura contemporanea. Perché, senza arrivare a scrivere un’agiografia generale degli street artists, a molti di loro non gli vanno riconosciute soltanto immediatezza, vivacità e freschezza concettuale. Ma anche, a mio avviso, un innegabile buongusto di cui, altri versanti dell’arte contemporanea, anche in questi tempi recentissimi, appaiono ormai da tempo orfani. Le opere che informano il progetto “PGSD” nelle sale del museo calabrese, pur nelle rispettive, personalissime declinazioni, riflettono infatti in maniera potente il superamento dell’assunto che per scrivere il futuro sia imprescindibile guardare solo avanti, a partire dal mezzo espressivo. Nel far questo i giovani artisti invitati disvelano un rapporto stretto con la memoria di vicende storiche recenti, prossime, interiorizzate e restituite su tele e carte con una gestualità virulenta, dolosamente antiaccademica, tra ricordi ermetici, flashback, allucinazioni di realtà. In una visione estetica della bruttezza. Una visione, peraltro, contagiosa dalla forte carica fertilizzante. Se si tiene conto che nei suoi cinque anni di vita il progetto dell’Altrove Festival, finalmente oggi sostenuto anche economicamente dalle amministrazioni pubbliche locali, ha contribuito ad accendere e a corroborare il clima culturale di Catanzaro, che oggi vanta una pattuglia di soggetti dinamici, come 4 Culture, Oscenica, Teatro Incanto, Materia Independent Design Festival, ZTL, Teatro di Calabria, Gutenberg. (Cesare Biasini Selvaggi)
In alto e in homepage: foto di credits Angelo Jaroszuk Bogasz
INFO
PGSD | POST-GRAFFITI STRESS DISORDER
a cura di Altrove
dall’8 al 30 agosto 2018
MUSEO MARCA
via Alessandro Turco 63, Catanzaro
www.museomarca.info