Ha portato un panino gigante, imbottito di mortadella, al Campidoglio; ha portato in scena due ciuccio per bambini, per raccontare della situazione del MACRO. Poi, il 6 ottobre 2013, sulla via dei Fori Imperiali passando dallâAltare della Patria e Piazza Venezia si fece una via crucis pagana cantando a squarciagola lâInno di Forza Italia di Berlusconi. Peccato che al posto di âForzaâ nella canzone cosĂŹ come nella grande bandiera che si portava in processione, la parola fosse âFarsaâ.
E ancora: nella notte tra lâ8 e il 9 settembre, sempre del 2013, in occasione del settantesimo anniversario dallâArmistizio dellâItalia con gli anglo-americani, e il giorno in cui il Senato decise sulla decadenza di Berlusconi, in diversi punti di Roma venne affiso, ribaltato, un manifesto che era la riproduzione della fotografia dei corpi impiccati di Mussolini e Claretta Petacci in piazzale Loreto, a Milano. Anche qui, il titolo Italia, era ÂŤUn sarcastico omaggio alla memoria e alla cultura del nostro PaeseÂť.
Per la squallida campagna elettorale del 2014 candidò poi, sempre abusivamente, una serie di artisti tra cui Piero Manzoni e Paolo Uccello. Insomma, parliamo di Iginio De Luca e dei suoi âBlitzâ, nati ÂŤNel 2006 ma anche prima, quando vagavo di notte in macchina con spray e scaletta, ritoccando verbalmente i manifesti delle troppe campagne elettorali di Berlusconi. Ma è dal 2010 che le azioni hanno assunto lâarticolazione di veri e propri lavori. Da quel momento i âBlitzâ hanno acquistato un respiro tematico grandangolare e ho cominciato ad utilizzare diversi linguaggi, multimediali e non, che prevedevano un iter progettuale piĂš organico e lâinvestimento di tempo e cifre sempre piĂš considerevoliÂť, ci aveva raccontato. E ora, che fare di tutta questa varietĂ di opere effimere, di cui sono rimaste le immagini e i manifesti? Documentare ufficialmente tutto, con la mostra âRiso Amaro. Dieci anni di blitzâ da AlbumArte a Roma. Pratica contemporanea mixata con la satira, impegno a contatto con la capacitĂ di essere cinico quel tanto che basta ad evitare la depressione, stimolando una riflessione. Che forse, appunto e non per forza, può passare anche dalla condivisione di un gesto che sdrammatizzi le mancanze non tanto intellettuali, quanto di una âvisioneâ degli apparati della cultura, e della politica. (MB)