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Con le opere di Fabio Mauri il Giorno della Memoria del Museo Novecento, Firenze

di - 27 Gennaio 2020

Per la Giorno della Memoria il Museo Novecento di Firenze porta l’installazione di Fabio Mauri (Roma 1926 – 2009) “Il Muro Occidentale o del Pianto” a Palazzo Vecchio, fa rivivere la sua storica performance “Ebrea” e invita Simona Andrioletti (1990, Bergamo) e Riccardo Rudi (1989, Ponte dell’Olio) nel loggiato della propria sede, il Complesso dello Spitale delle Leopoldine.

Il Giorno della Memoria tra Palazzo Vecchio e Museo Novecento

Da oggi, 27 gennaio, fino al 23 febbraio, al Museo di Palazzo Vecchio, nella Sala dei Gigli (in cui si conserva la Giuditta e Oloferne di Donatello), sarà allestita l’installazione di Fabio Mauri “Il Muro Occidentale o del Pianto”.

Subito dopo l’inaugurazione ufficiale, alle 13.00, si terrà una breve conferenza sul tema L’orrore della shoah nell’arte di Fabio Mauri, con Giacomo Marramao, filosofo legato all’artista romano da una lunga amicizia.

Sempre oggi, alle 18.30, nella sala cinema del Museo Novecento, sarà riproposta “Ebrea”, la storica performance di Fabio Mauri (ingresso libero fino a esaurimento posti) e l’ingresso al museo sarà gratuito per l’intera giornata.

Nel loggiato del Museo Novecento oggi, inoltre, è l’ultimo giorno per vedere l’installazione “Chinese Whispers” di Simona Andrioletti (1990, Bergamo) e Riccardo Rudi (1989, Ponte dell’Olio).

“Il Muro Occidentale o del Pianto” (1993) a Palazzo Vecchio

«Tra i maggiori esponenti delle neoavanguardie del secondo Novecento, Fabio Mauri ha a lungo affrontato nella propria parabola creativa i percorsi delle ideologie e il tema della memoria, interrogandosi sul ruolo del “male” nella storia dell’umanità», ha ricordato il museo.

«L’installazione “Il Muro Occidentale o del Pianto” è un muro di quattro metri, formato da un cumulo di valigie e bauli accatastati in modo ordinato, di differenti dimensioni e materiali (legno, cuoio, tela).
Fu presentata per la prima volta da Mauri nel 1993 alla XLV Biennale di Venezia. In seguito è stata installata nel 2011 al MAXXI di Roma e di nuovo a Venezia alla Biennale del 2013. Di forte impatto, richiama i temi dell’esilio, dell’esodo forzato, delle migrazioni, restituendone varietà e complessità», ha proseguito l’istituzione.

«Ci sono opere come “Guernica” di Picasso o l’”Angelus Novus” di Klee – che più di ogni altra espressione artistica parlano del terrore e della violenza, dello sterminio degli innocenti e della banalità del male, dei mostri della Ragione. A queste aggiungerei “Il Muro Occidentale o del Pianto” di Fabio Mauri, che alla tragedia della guerra e dell’Olocausto associa quella dell’esodo e dello sradicamento. Le valigie, innalzate come un muro, diventano il monumento alla memoria e al dolore di tutte le vittime del Potere e delle Ideologie nemiche dei diritti e della dignità dell’uomo», ha dichiarato Sergio Risaliti.

La performance “Ebrea” (1971) al Museo Novecento

Messa in scena per la prima volta nel 1971, «”Ebrea” è una performance storica di Mauri, nella quale l’artista – che ha indagato a lungo le dinamiche del potere, del terrore e dell’ideologia – affronta i temi dell’Olocausto, della discriminazione razziale, del “male”. Questioni che non sono da affrontare unicamente in una prospettiva storica, perché tragicamente, per Mauri, hanno a che fare con la natura dell’essere umano e per questo sono sempre presenti e sempre da smascherare e contrastare.

Di fronte a uno specchio, una giovane ragazza nuda si taglia alcune ciocche di capelli andando a comporre lentamente con esse il simbolo della Stella di David. Quello stesso simbolo che le è disegnato sul petto e che “marchiava” le vittime della “soluzione finale” durante il dominio nazi-fascista in molta parte dell’Europa», ha ricordato il museo.

«Ripetendo “Ebrea” – ha dichiarato Sergio Risaliti – si fa rivivere nel presente della scena il tragico del passato, attraverso una performance che non è mera rappresentazione teatrale ma linguaggio, che forza il simbolico restituendo attualità all’esperienza violenta del male. Da questo deriva la bellissima brutalità dell’azione in cui ogni emozione estetica è messa a dura prova dall’oscurità del presupposto disumano che agisce come un mostruoso deus ex machina. Ora, allora e sempre».

Fabio Mauri, Ebrea, 1971, Performance Hauser Wirth, New York 2015, ph Yuma Martellanz, Courtesy the Estate of Fabio Mauri and Hauser Wirth
Fabio Mauri, la mostra per il ciclo “Solo” al Museo Novecento

Sul lavoro di Fabio Mauri è incentrato anche il nuovo appuntamento del ciclo di mostre “Solo”, dedicato a grandi artisti del ventesimo e ventunesimo secolo.

Il percorso espositivo, a cura di Sergio Risaliti e Giovanni Iovane, visitabile fino al 30 aprile, racconta la ricerca di Mauri «dai celebri Schermi degli anni Cinquanta alla serie pressoché inedita dell’Apocalisse degli anni Ottanta. E poi ancora i Dramophone, in cui l’immagine del disco come “mondo già inciso” richiama il tema della predestinazione del destino e i “disegni” sotto forma di collage e installazioni, come il Comò-disegno (1990), composto da più oggetti di epoche diverse. La riflessione sul linguaggio come strumento volto a ridefinire lo spazio ritorna nella linea di orizzonte creata dagli scatti di Linguaggio è guerra (1974), immagini tratte da riviste illustrate che invitano a soffermarsi sul valore del linguaggio come arma», ha spiegato il museo.

Panoramica della mostra Solo. Fabio Mauri al Museo Novecento di Firenze, ph Mattia Marasco, courtesy Courtesy the Estate of Fabio Mauri e Museo Novecento
Simona Andrioletti e Riccardo Rudi al Museo Novecento con “Chinese Whispers”

Oggi è l’ultimo giorno per vedere l’installazione “Chinese Whispers” di Simona Andrioletti e Riccardo Rudi, inaugurata giovedì scorso e curata da Stefania Rispoli e Eva Francioli, che fa «risuonare all’interno dell’architettura il “telefono senza fili” (in lingua inglese “Chinese Whispers”) di nove persone di nazionalità diversa che hanno lasciato il proprio Paese d’origine e recitano nella propria lingua madre i versi della poesia Girovago di Giuseppe Ungaretti.
Dall’incontro delle loro voci nasce una traccia audio che risuona all’interno dell’architettura rinacimentale del loggiato, un coro che si espandono e si sovrappongono fino a perdersi l’una nell’altra come gli strumenti in un’orchestra.
L’installazione si compone inoltre di nove stendardi che riportano il verso Cerco un paese innocente tradotto in più lingue: un messaggio da far circolare di bocca in bocca, di orecchio in orecchio, in una sorta di telefono senza fili (Chinese Whispers è appunto l’espressione utilizzata nella lingua inglese per indicare il “telefono senza fili”)», si legge nel comunicato stampa.

Simona Andrioletti e Riccardo Rudi, Chinese-Whispers,_ph Mattia Marasco, courtesy l’artita e Museo Novecento

Fabio Mauri
“Il Muro Occidentale o del Pianto”
A cura di Sergio Risaliti
Dal 27 gennaio al 23 febbraio 2020
Museo di Palazzo Vecchio – Sala dei Gigli
Piazza della Signoria, Firenze
Opening: 27 gennaio 2020, alle 13.00
Orari (fino al 31 marzo): tutti i giorni dalle 9.00 alle 19.00, giovedì dalle 9.00 alle 14.00
www.cultura.comune.fi.it/musei
•
Fabio Mauri
“Solo”
A cura di Sergio Risaliti e Giovanni Iovane

Dal 24 gennaio – 30 aprile 2020
Museo Novecento
•

Simona Andrioletti e Riccardo Rudi
“Chinese Whispers”
A cura di Stefania Rispoli e Eva Francioli

Dal 23 al 27 gennaio 2020
•
Museo Novecento
Complesso dello Spedale delle Leopoldine
Piazza Santa Maria Novella 10, Firenze
Orario (fino al 31 marzo): tutti i giorni dalle 9.00 alle 19.00, giovedì dalle 9.00 alle 14.00 Oggi, 27 gennaio, l’ingresso al Museo Novecento sarà gratuito per l’intera la giornata
www.museonovecento.it

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Tag: biennale di venezia Eva Francioli Fabio Mauri Firenze Giacomo Marramao Giorno della Memoria Giovanni Iovane Giuseppe Ungaretti Il Muro Occidentale o del Pianto MAXXI Roma Palazzo Vecchio Palazzo Vecchio Firenze Riccardo Rudi Sergio Risaliti Simona Andrioletti Stefania Rispoli

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