Alla Fondazione Francesco Fabbri, a Pieve di Soligo, in provincia di Treviso, nelle sale di Villa Brandolini, è stata inaugurata ieri la collettiva “Danae Revisited”, a cura di Carlo Sala, che partendo da un dipinto dell’artista rococò Antonio Bellucci (1654 – 1726) rilegge il mito di Danae attraverso le opere di diciannove pittori contemporanei (fino al 25 giugno): Paola Angelini (San Benedetto del Tronto, 1983), Thomas Braida (Gorizia, 1982), Chiara Calore (Abano Terme, 1994), Nebojša Despotović (Belgrado, 1982), Luca De Angelis (San Benedetto del Tronto, 1980), Zehra Doğan (Diyarbakır,1989), Barbara De Vivi (Venezia, 1992), Christian Fogarolli (Trento, 1983), Alessandro Fogo (Thiene, 1992), Matteo Fato (Pescara, 1979), Oscar Giaconia (Milano, 1978), Giuseppe Gonella (Motta di Livenza, 1984), Iva Lulashi (Tirana, 1988), Luisa Mè – Luca Colangiacomo (Milano, 1990), Francesco Pasquini (Pesaro, 1991), Giulio, Saverio Rossi (Massa, 1988), Nicola Samorì (Forlì, 1977), Davide Serpetti (L’Aquila, 1990), Marta Spagnoli (Verona, 1994), Shafei Xia (Shao Xing, 1989).
La mostra è promossa dalla Fondazione Francesco Fabbri Onlus in collaborazione con il comune di Pieve di Soligo.
Nell’intervista qui sotto Carlo Sala ci ha raccontato il progetto.
«Due anni fa come Fondazione Fabbri abbiamo acquisito un dipinto di Antonio Bellucci (1654-1726) con a tema la figura di Danae. Questo pittore veneziano lavorò in alcune importanti corti europee, da quella di Giuseppe I a Vienna a Londra dove realizza un grandioso soffitto a Buckingham Palace, per poi finire i suoi giorni a Soligo, una località vicina alla nostra sede. La figura di Danae nei secoli ha assunto vari significati e declinazioni toccando delle questioni davvero centrali come il ruolo della donna, il potere, il denaro e l’eros. Per questo ho voluto inviare 19 autori contemporanei che si interrogassero sul senso odierno di un tale mito lavorando secondo una logica di pensiero warburghiana».
«Lo spettatore appena entra in mostra vede subito il dipinto di Bellucci posto in analogia visiva con un’opera di Giuseppe Gonella che destruttura il topos iconografico attraverso un dualismo formale e di significati che mettono in crisi la narrazione tradizionale. Il dispositivo mostra propone una pluralità di rese concettuali e formali, dove gli autori tessono un rapporto dialogico tra il passato e le istanze del presente. Si alternano anche una pluralità di declinazioni mediali come l’affresco proposto da Nicola Samorì, dove l’autore ha realizzato la pioggia d’oro per sottrazione scalpellando il suo stesso lavoro, o Matteo Fato la cui opera porta ragionare sullo statuto stesso della pittura che si espande nello spazio».
«Ho invitato quelli che ritengo alcuni dei più interessanti pittori che operano nel territorio italiano ponendogli la sfida di rivivificare questo mito. Se da un lato gli ho fornito una serie di spunti teorici e iconografici, dall’altro ho lasciato loro una totale libertà interpretativa per non scadere in uno sterile citazionismo degli esempi passati. In mostra vediamo così opere che perseguono una linea maggiormente filologica, e altre che invece si rifanno ad un singolo elemento come Giulio Saverio Rossi che si concentra sull’epifania di Zeus in forma di pioggia o Oscar Giaconia che si concentra sul climax visivo dell’accadimento».
«Se guardiamo alcune declinazioni di Danae realizzate a fine Quattrocento ci appare come una proto-madonna, nel Cinquecento invece è trasposta come una figura carica di sensualità, potremmo dire un oggetto del desiderio.
Tra i lavori in mostra sento una profonda attualità nella visione di Zehra Doğan che invece di rappresentare una donna passiva in balia degli elementi, pone due figure forti che combattono per i loro diritti; un po’ come accade nelle tele di Iva Lulashi dove una figura punta uno sguardo forte e assertivo verso lo spettatore. Anche nel lavoro di Christian Fogarolli è presente questo ribaltamento di punti di vista attraverso la rifrazione che produce la superficie dell’opera facendo sì che l’osservatore divenga osservato, cambiando le usuali gerarchie dello sguardo».
«Ai primi di giugno aprirà il bando del Premio Francesco Fabbri per le Arti Contemporanee di cui celebreremo la decima edizione esponendo in alcuni musei la collezione acquisita negli anni. A luglio invece apriranno a Villa Brandolini le esposizioni del Festival F4 / UN’IDEA DI FOTOGRAFIA dove, tra gli altri, presenteremo dei lavori site-spefic inspirati al pensiero del grande poeta Andrea Zanzotto di cui ricorre il centenario dalla nascita».
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