A Napoli, negli spazio del Museo Madre, da oggi è aperta al pubblico la mostra “Mathelda Balatresi/Veronica Bisesti. Di fulmini, dame e altre storie” (fino al 23 gennaio 2023), il primo appuntamento di “Materia di Studios”, progetto a cura di LET_Laboratorio di Esplorazioni Transdisciplinari. “Materia di Studios” è stato pensato come «Un dialogo tra generazioni, contesti e vissuti, a partire dal racconto di una città utopica. Le due artiste sono le protagoniste del primo appuntamento di Materia di Studios, progetto ideato e curato da LET, incentrato sulla rielaborazione dello studio/archivio, inteso come dispositivo di attivazione di nuove storie e nuove prospettive», ha spiegato il museo.
Nella mostra “Mathelda Balatresi/Veronica Bisesti. Di fulmini, dame e altre storie”, «Comune a entrambe [le artiste] è l’interesse per le figure di donne del passato, cui si attribuisce potere carismatico e capacità di rappresentare istanze decisive e attuali. Attraversando generazioni, riferimenti e ispirazioni, le artiste hanno intrecciato il loro vissuto e le rispettive poetiche in un dialogo profondo, aperto a impreviste e significative esperienze. Lo sguardo di Bisesti è presto diventato la lente attraverso la quale osservare la casa/archivio di Balatresi, per individuare e decodificare temi e pratiche affini tra le due ricerche.
Trasformando l’archivio-casa-studio-opera-memoria in un racconto evocativo, Veronica Bisesti, interprete sensibile delle tensioni etiche che innervano il percorso artistico e biografico di Balatresi, ha assorbito quest’ultima (l’artista e il suo lavoro) nel mondo immaginifico di Christine de Pizan, scrittrice protofemminista vissuta a cavallo tra Trecento e Quattrocento. L’opera di Mathelda Balatresi, chiamata di diritto a far parte di quel sistema virtuoso e autosufficiente che de Pizan denominò Città delle Dame, è stata così tradotta in chiave letteraria.
Attraverso questo portale, che richiama un ideale universo femminista e lo ricontestualizza nella contemporaneità, la casa-archivio e il lavoro tutto di Balatresi si sono rimaterializzati sotto forma di pensieri inediti, da ricollocare nello spazio-tempo e rinominare in ragione della nuova narrazione generata dalla capacità plastica della finzione letteraria, che ha trasformato gli stessi titoli e le date delle opere, conferendo loro una doppia e ambivalente identità». Abbiamo raggiunto i curatori di LET per saperne di più.
“Mathelda Balatresi/Veronica Bisesti. Di fulmini, dame e altre storie” è il primo appuntamento di “Materia di Studios”, progetto a cura di LET_Laboratorio di Esplorazioni Transdisciplinari del Museo Madre. Che tipo di progetto e quali sono i suoi obiettivi? Come si inserisce nella programmazione del Madre?
«”Materia di Studios” è un progetto incentrato sullo studio d’artista, inteso sia come spazio d’archivio, luogo depositario di materiali eterogenei, memorie e vissuti, che come territorio privilegiato di incontro tra esperienze anche apparentemente distanti. “Aprire i cassetti” dello studio/archivio vuol dire, pertanto, avere accesso a immagini, riferimenti, documenti, opere – finite e in corso -, che descrivono e raccontano pratiche e storie. Nell’ambito del progetto, dunque, lo studio d’artista diventa un dispositivo da interrogare e, al contempo, un punto di partenza per la creazione di altri contenuti. Ad attivare questo processo, infatti, sono due artisti di diverse generazioni, individuati, di volta in volta, da LET e che, attraverso un dialogo interdisciplinare, incrociando le proprie narrazioni e le proprie ricerche, potranno rimettere in gioco tale “materia viva”, per trasformarla in pensiero terzo. Questo processo prende forma in una restituzione pubblica nelle sale del Museo Madre, attraverso l’esposizione di materiali e nuove opere, ispirate dall’incontro tra le rispettive pratiche».
Parliamo di LET _ Laboratorio di Esplorazioni Transdisciplinari. Può essere definito un collettivo curatoriale? Come è nato? Quali saranno i progetti futuri?
«Coordinato da Gennaro Carillo e Olga Scotto di Vettimo, e composto da Anna Cuomo, Mario Francesco Simeone, Alessandra Troncone e Brunella Velardi, LET_Laboratorio di Esplorazioni Transdisciplinari è una struttura di ricerca agile e permeabile, di cui la Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee si è dotata per esplorare le potenzialità del museo e ridiscutere le funzioni che lo caratterizzano, non solo in quanto istituzione ma anche come soggetto attivo e aperto al confronto. Oltre a “Materia di Studios”, è già attivato un altro progetto, “Visitors – Notizie dal Pianeta Museo”, un progetto editoriale online, a cadenza mensile, incentrato su una parola individuata, di volta in volta, tra i termini chiave della contemporaneità, per proporre una selezione tematica di contenuti editi sui maggiori archivi, testate e riviste online di tutto il mondo (per ricevere gli aggiornamenti sulla propria mail, basta iscriversi alla newsletter del Madre, sul sito del museo). Nei prossimi mesi, oltre a un nuovo appuntamento di “Materia di Studios”, saranno presentati altri progetti, tra cui uno dedicato ai luoghi di produzione artistica diffusi a Napoli e in Campania».
Veniamo alla mostra che apre oggi al pubblico: “Mathelda Balatresi/Veronica Bisesti. Di fulmini, dame e altre storie”. Come avete scelto le artiste e che cosa accomuna le loro ricerche? Cosa vedremo al Madre?
«Divise da due generazioni e dalle esperienze vissute, Mathelda Balatresi e Veronica Bisesti hanno scoperto una affinità che va oltre le cronologie. Le due artiste, che non avevano mai avuto modo di collaborare, erano state scelte per alcune analogie già individuabili tra le loro ricerche, ma durante gli incontri, svolti nella casa-studio di Balatresi, si è sviluppato un profondo rapporto di conoscenza e di confronto, che ha influenzato entrambe. Crediamo che questo scambio sia leggibile anche nella restituzione nelle sale del Madre, con le opere che proseguono questo dialogo sotto altre forme, aprendo un varco tra contesti e ampliando la prospettiva. Fino a includere una autrice medievale protofemminista, Christine de Pizan, prima scrittrice di professione, che è diventata una sorta di nume tutelare di questo incontro».
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