Oggi, primo settembre, a Venezia, in Piazza San Marco, dalle 21 le finestre del Museo Correr si illumineranno dell’installazione di Fabrizio Plessi (1940, Reggio Emilia) L’Età dell’Oro.
L’installazione, realizzata con il supporto di Dior, sarà visibile tutti i giorni dalle nove del mattino all’una di notte fino al 15 novembre 2020.
«Dalle finestre del Museo Correr affacciate sulla piazza, di fronte alla Basilica di San Marco, sgorgheranno in un potente e dirompente loop magmatico le cascate d’oro dell’apparizione scenografica e luminosa costruita da Fabrizio Plessi con la sonorizzazione di Michael Nyman», ha spiegato il museo.
«Nelle cascate d’oro è racchiusa la scritta Pax Tibi, l’incipit della locuzione stampata sul Vangelo che il leone veneziano tiene tra le zampe. Pax Tibi, Marce, evangelista meus, Pace a te, Venezia, senza tempo come il nobile e puro materiale. L’oro a Venezia è simbolo, è anche sapienza artigiana di indoratore, che Fabrizio Plessi traduce in un flusso digitale contemporaneo, a saldare come sempre l’apparente opposizione fra elementi primordiali e tecnologie, natura e artificio, tradizione e futuro.
Le finestre del Museo Correr nel lato di Piazza San Marco opposto alla Basilica, sono la sede dell’apparizione scenografica, luminosa e sonora, di cascate d’oro senza origine né fine, di un potente e dirompente loop magmatico che si mostra nel cuore di quella che fu la Serenissima. L’Età dell’Oro è un tempo sospeso e circolare, che senza nostalgia ma con concreto senso del presente avvolge Venezia, città oggi ferita ma di eterna incorruttibile bellezza che a tutto sopravvive.
L’arte qui non inganna, l’immateriale tecnologico non si finge altro ma espande in una fluida eternità l’aurea materia, a pervadere il tempo e lo spazio della città di pietra avvolta dalla laguna e dalle infinite rifrazioni della luce. Nel luogo che vent’anni fa ospitò l’installazione Waterfire Fabrizio Plessi con L’Età dell’Oro torna, allo scadere dei suoi ottant’anni, con un omaggio profondo e commosso alla sua città d’elezione e di vita», ha proseguito il museo.
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