“Stop Painting” alla Fondazione Prada è un “catalogo” frammentato e luminoso intorno alla materia più anarchica, antica e contemporanea, dell'arte: la pittura
Michelangelo Pistoletto,
Vetrina (Oggetti in meno), 1965 – 66, Veduta della mostra “Stop Painting”, Fondazione Prada, Venezia, Foto: Marco Cappelletti, Courtesy: Fondazione Prada
È muscolare e allo stesso tempo delicata; occupa una linea temporale di 150 anni di storia dell’arte ma non si appesantisce. Mancano parecchie cose, si potrebbe obiettare, ma è altresì vero che ci sono pezzi che sono pietre miliari della “pittura” del XX secolo, e non solo.
Siamo a Venezia, dove ieri, oggi e domani inaugura per gli addetti ai lavori – l’apertura al pubblico è per sabato 22 – “Stop Painting” alla Fondazione Prada, nella sua sede veneziana, il palazzo storico di Ca’ Corner della Regina. Con un allestimento e una selezione di opere che ovviamente sono il ritratto del suo curatore, l’artista Peter Fischli (1952, Zurigo), appare chiaro fin da subito che “Stop Painting” è una missione impossibile, una ricognizione che per scelta non poteva che essere accuratissima e parziale, nella volontà di dare un tributo a quelle voci che hanno fatto della pittura “un’altra storia”, o “un’altra storia” della pittura.
Josh Smith Untitled, 2021, Veduta della mostra “Stop Painting”, Fondazione Prada, Venezia, Foto: Marco Cappelletti, Courtesy: Fondazione Prada
Dai segni sul sicofoil di Carla Accardi, al tessuto mimetico utilizzato da Alighiero Boetti come “pura tela” (Mimetico, 1967); da pitture degli anni ’10 del ‘900 di Kurt Schwitters, divenuto celebre mondialmente per altre pratiche al Déjuner sur l’herbe di Alain Jacquet, tirato in serigrafia nel 1964, facendo sparire “l’aura” impressionista ma dotando la tela della stessa capacità retinica creata in questo caso industrialmente; da Adrian Piper che nel 1970 si aggira per le strade di New York indossando un cartello che reca l’indicazione “Wet Paint”, facendo dunque deambulare la pittura, passando per la pittura al metro di Pinot Gallizio, Apolinère Enameled di Marcel Duchamp e l’immenso Hudel di Jean-Frédéric Schnyder, che occupa il salone centrale al primo piano della Fondazione, sembra – alla fine della mostra e alla ricongiunzione di correnti e sale – che nulla manchi al catalogo.
In primo piano Jean-Frédéric Schnyder, Hudel, 1983 – 2004, In secondo piano Jörg Immendorff, Wo stehst du mit deiner unst, Kollege?, 1973, Veduta della mostra “Stop Painting”, Fondazione Prada, Venezia, Foto: Marco Cappelletti, Courtesy: Fondazione Prada
La pittura diventa parola; la pittura al suo grado zero; la pittura diventa “cosa”; “I readymade che appartengono a tutti” sono solo alcuni dei macro-temi che si rincorrono tra le sale disposte e orientate da Fischli che, sul bel catalogo che accompagna la mostra, racconta delle sue “rotture”; la rottura con la pittura che doveva essere dichiarata morta, poi la necessità di eliminare l’autorialità della pittura, e ancora l’onta che lega la pittura al mercato; e anche la scomparsa della critica diventata obsoleta come le avanguardie e dunque come la pittura. Eppure l’artista-curatore scrive: «Perché smettere di dipingere? Meglio smettere di smettere di dipingere […] Nel contesto dei nuovi media la pittura conquista un nuovo potere di irradizione e beneficia dell’illuminazione più di ogni altra disciplina artistica».
Forse perché la pittura, essendo l’arte più antica del mondo, è anche la più contemporanea; il tempo l’ha plasmata, bruciata, “pisciata”, stilizzata e – appunto – infinite volte si è tentato di ucciderla. Eppure ancora oggi ci travolge, e ci fa riflettere sulla sua identità migrante, sfuggente e mai completamente ascrivibile a un ordine, a una regola. D’altronde la pittura, quando è lingua viva, è anarchica.
In primo piano: Peter Fischli, Modellone, 2021.
In secondo piano: Emil Michael Klein Curtain, 2021, Veduta della mostra “Stop Painting”, Fondazione Prada, Venezia, Foto: Marco Cappelletti, Courtesy: Fondazione Prada
Peter Fischli Modellone, 2021, Veduta della mostra “Stop Painting”, Fondazione Prada, Venezia
Foto: Marco Cappelletti, Courtesy: Fondazione Prada
In primo piano da sinistra a destra: Lucio Fontana
Io sono un santo, 1968, Lee Lozano, Untitled (General Strike), versione manoscritta 8.2.1969
Henry Flynt e Jack Smith protestano davanti al Museum of Modern Art, New York, 27.2.1963 Fotografia di Tony Conrad.
In secondo piano da sinistra a destra: Scansione a infrarossi elaborata in digitale di Erased de Kooning Drawing (1953) di Robert Rauschenberg, 2010, Merlin Carpenter
The Opening: Intrinsic Value: 5, 2009, Adrian Piper Catalysis III, 1970, Veduta della mostra “Stop Painting”, Fondazione Prada, Venezia
Foto: Marco Cappelletti, Courtesy: Fondazione Prada
In primo piano: Jean Tinguely, Méta-Matic No. 6, 1959. In secondo piano da sinistra a destra: Pinot Gallizio, Le acque del Nilo non passarono ad Alba, 1958, John Kelsey, Server Farm, 2013, Morag Keil, Eye 1 – 4, 2018, Piero Manzoni, Impronta pollice sinistro, 1960
Niki de Saint Phalle Tir (fragment), 1962, Veduta della mostra “Stop Painting”, Fondazione Prada, Venezia, Foto: Marco Cappelletti, Courtesy: Fondazione Prada
Da sinistra a destra: Michelangelo Pistoletto
Vetrina (Oggetti in meno), 1965 – 66, Louise Lawler Chicago, 2011 – 12, Kurt Schwitters A Dim Bulb, 1947, Morton Schamberg,
“God” by Baroness Elsa von Freytag-Loringhoven and Morton Schamberg, 1918, Carol Rama, Spazio anche più che tempo, 1970, Stampa fotografica del 1930 da una serie di negativi di separazione in tre colori realizzati nel 1861 da James Clerk Maxwell mediante procedimento VIVEX e raffiguranti una coccarda di tartan / 1930s print from a set of tri-color separation negatives reproducing a tartan rosette made in 1861 by James Clerk Maxwell using the VIVEX process, Paul Delaroche Cromwell e Carlo I, post 1831, Veduta della mostra “Stop Painting”, Fondazione Prada, Venezia, Foto: Marco Cappelletti, Courtesy: Fondazione Prada
Da sinistra a destra:
Alberto Burri Plastica, 1962, David Hammons, Pissed Off, 1981, Boris Lurie NO-ON, 1962, Veduta della mostra “Stop Painting”, Fondazione Prada, Venezia, Foto: Marco Cappelletti, Courtesy: Fondazione Prada
In primo piano da sinistra a destra: David Hammons
Untitled, 2008, Martin Kippenberger, Albert Oehlen Orgonkiste bei Nacht, 1982. In secondo piano: Walter De Maria,
Silver Portrait of Dorian Gray, 1965, Veduta della mostra “Stop Painting”, Fondazione Prada, Venezia
Foto: Marco Cappelletti, Courtesy: Fondazione Prada
Da sinistra a destra: Andrea Fraser
Untitled (de Kooning/Raphael) #1, 1984 / 2005, Alain Jacquet
Le déjeuner sur l’herbe, 1964, Veduta della mostra “Stop Painting”, Fondazione Prada, Venezia
Foto: Marco Cappelletti, Courtesy: Fondazione Prada
In primo piano: Lynda Benglis, Untitled, 1969,
In secondo piano da sinistra a destra:
Poster della mostra “Robert Rauschenberg: White Paintings, 1951”, 12 – 27.10.1968, Leo Castelli Gallery, New York
John Armleder Untitled, 1979 – 80, Martin Barré,
67-Z-3, 1967 67-Z-18-43X40, 1967 65-A-50X50, 1965, Veduta della mostra “Stop Painting”, Fondazione Prada, Venezia
Foto: Marco Cappelletti, Courtesy: Fondazione Prada
Da sinistra a destra: Gili Tal
Entrance Mat, 2016, Olivier Mosset Door, 2002, Dadamaino Volume, 1958, Jean-Frédéric Schnyder Bild, 2005 – 06, Veduta della mostra “Stop Painting”, Fondazione Prada, Venezia
Foto: Marco Cappelletti, Courtesy: Fondazione Prada
Da sinistra a destra: Ushio Shinohara, Drink More, 1965, “Andy Warhol BMW Art Car #4”, 1979, Marcel Duchamp, Apolinère Enameled, 1916 – 17 (1965), Veduta della mostra “Stop Painting”, Fondazione Prada, Venezia, Foto: Marco Cappelletti, Courtesy: Fondazione Prada
In primo piano: Marcel Broodthaers, Dix-neuf petits tableaux en pile, 1973, In secondo piano da sinistra a destra: Michael Krebber, MK.163, 2011, Asger Jorn, The Sweet Life II (La Dolce Vita II), 1962, Gerhard Richter Farbtafel, 1966, Honoré Daumier
Marche funèbre!! / No2, 1855, Kurt Schwitters,
Still Life with Flowers and Tin Plate, 1914, Veduta della mostra “Stop Painting”, Fondazione Prada, Venezia, Foto: Marco Cappelletti, Courtesy: Fondazione Prada
Wade Guyton, Untitled, 2017, Veduta della mostra “Stop Painting”, Fondazione Prada, Venezia
Foto: Marco Cappelletti, Courtesy: Fondazione Prada
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