Categorie: Opening

Francesco Trombadori: se questo è moderno

di - 12 Ottobre 2017
«Moderna non è certo l’arte perché rispecchia il nostro tempo, che allora si tratterebbe di una questione di moda e formale. L’arte, moderna come anche antica, è solo quella che riesce a esprimere l’essenziale verità delle cose con profonda umanità e spiritualità…». Questa è una considerazione di Francesco Trombadori che ne chiarisce le aspirazioni e il percorso pittorico. Ma c’è molto di più. Nel contempo, infatti, riassume una lezione “ideale”. Rivolta ai posteri. E per noi, oggi, è tutt’altro che secondaria: la filiazione dalla tradizione (classica, medievale, rinascimentale o barocca che sia) e gli spunti tratti dal reale non fanno di un artista un “disadattato” al di fuori del suo tempo. Non fanno della sua arte un documento antico. Ciò che conta, e che fa la differenza, tanto da poter parlare di arte moderna (leggasi “contemporanea”) è, infatti, lo spirito moderno che ogni artista riesce a imprimere alla propria opera. Nella propria opera. Qualcuno potrebbe chiosare affermando che stiamo “scoprendo l’acqua calda”. Eppure non è così. Nell’era attuale nella quale, in molti casi, i linguaggi innovativi e futuribili sono identificati in trovate sensazionalistiche a ogni costo, banalmente autoreferenziali, e la ricerca assume i connotati di inchieste antropologiche, di documentari a sfondo giornalistico. Confondendo l’arte con la cronaca e riducendola, pertanto, a una moda. Peraltro, spesso, di dubbio gusto.
La mostra antologica di Francesco Trombadori (Siracusa 1886-Roma 1961) che la Galleria d’Arte Moderna di Roma ospita da oggi (domani l’apertura al pubblico) assume, pertanto, molteplici valenze. Non è soltanto una puntuale ricostruzione di una pagina, forse a oggi ancora poco nota ai più, della nostra storia dell’arte. È una lezione “ideale”, nel senso appena spiegato, di cui potranno beneficiare, a mio parere, innanzitutto i giovani. A partire dai diversi artisti emergenti del Belpaese. Numerosi come sono e di qualità. Che, al termine del percorso espositivo, avranno forse qualche certezza in meno. Ma qualche stimolo in più. A ricercare quella “essenziale verità delle cose” che informa le sessanta tele, dipinte tra il 1915 e il 1961, che si passano in rassegna, oltre il titolo stesso della mostra. Ritratti, nudi e nature morte, tutti appassionatamente immersi in quelle tipiche atmosfere domestiche di raffinata purezza. E trascendenza metafisica. Dalla “Natura morta con piatto olandese e frutta” (1922, Galleria Nazionale d’Arte Moderna) alla “Natura morta con i limoni” (1923, già in collezione Ugo Ojetti), dalla “Natura morta con i cavoli” (1925, esposta alla Prima mostra del Novecento italiano nel 1926) alla bellissima “Fanciulla Nuda” (1929). Senza trascurare anche i paesaggi, soprattutto del decennio 1950/1960 e dedicati a Roma, nei quali la Città Eterna sembra catturata in una radiografia spirituale dei suoi leggendari scorci, dei suoi ammalianti skyline, delle sue tracce imperiture del passato. (Cesare Biasini Selvaggi)
In alto: Natura morta con i cavoli rossi, 1937 ca. Olio su tela, 49 x 58 cm. Galleria d’Arte Moderna di Roma

In home: Ritratto in Rosso, 1930 ca. Olio su tela, 78 x 58 cm. Collezione privata, Roma

INFO
Opening: ore 18.00
Francesco Trombadori. L’essenziale verità delle cose
dal 13 ottobre 2017 al 11 febbraio 2018
Galleria d’Arte Moderna di Roma
via Francesco Crispi 24, Roma
orari: da martedì a domenica, ore 10.00-18.30. L’ingresso è consentito fino a mezz’ora prima dell’orario di chiusura; lunedì chiuso
060608 – www.museiincomune.it – www.galleriaartemodernaroma.it

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