Oggi a San Gimignano, riprende a pieno ritmo l’attività espositiva della Galleria Continua, con quattro mostre che inaugurano nello stesso momento (dalle 15 alle 21), come da tradizione. È di pochi giorni fa anche l’apertura a Parigi della collettiva «À Bras Ouverts», lo scorso 20 maggio, con Etel Adnan, Leila Alaoui, Kader Attia, Daniel Buren, Chen Zhen, JR, Pascale Marthine Tayou (fino al 19 giugno 2021) , a cui seguirà, il 15 giugno la personale di José Antonio Suárez Londoño (1955, Medellín, Colombia) negli spazi del St. Regis a Roma.
A San Gimignano le nuove mostre, la cui apertura è prevista fino al 31 agosto, vanno dal progetto site specific di Giovanni Ozzola “Atto Unico / Single Act” alle prime mostra di Italia delle due artiste sudafricane Donna Kukama e Nandipha Mntambo, “La Matière Vivante”, a cura di Simon Njami, e del cubano Osvaldo González, “Viaje”, tutti quattro nati negli anni Ottanta, per giungere all’ampia collettiva “Eyes in the Sky – Occhi versi il cielo”, a cura di Luigi Fassi e Alberto Salvadori, con Leila Alaoui, Kader Attia, Alejandro Campins, Jonathas De Andrade, Shilpa Gupta, Aziz Hazara, Jorge Macchi, Ahmed Mater, Susana Pilar, José Antonio Suárez Londoño, Nari Ward.
“Atto Unico / Single Act” è il progetto espositivo di Giovanni Ozzola (1982, Firenze) concepito appositamente per gli spazi della galleria. «Come una piece teatrale, tutto avviene e si contiene in un’immagine totalizzante che contempla in sé una moltitudine di aspetti. La mostra, pensata per gli spazi della torre, rappresenta gli estremi che sono l’essenza della vita: il giorno, la notte, il maschile, il femminile, l’interno, l’esterno. Un unicum che comprende verità molteplici; armonia e contrasti che si fondono in una poetica densa di quesiti filosofici e universali. L’intervento rivela la specificità della ricerca di Giovanni Ozzola che, abbracciando pratiche artistiche diverse – in questo caso la fotografia, la scultura e l’installazione – si contraddistingue per un’indagine che parte sempre dall’osservazione del mondo visibile, dello spazio e della luce. Costante il dialogo con la pittura che attraversa tutti i campi della sua azione», ha anticipato la galleria.
“La Matière Vivante”, a cura di Simon Njami porta per la prima volta negli spazi della galleria Donna Kukama (1981, Sudafrica. Vive e lavora tra Berlino e Johannesburg) e Nandipha Mntambo (1982 a Mbabane, eSwatini. Vive a Johannesburg), «due artiste sudafricane che, ciascuna a suo modo, mettono in discussione la materia. […] Il lavoro di queste due artiste è saldamente ancorato a una memoria con la quale giocano all’infinito. Donna Kukama la interroga attraverso la scrittura e le performance, con le quali evoca i vecchi tempi per confrontarli con i tempi nuovi, metterli in parallelo, valutarli e trarre lezioni per i tempi a venire» ha spiegato la galleria. «Nandipha Mntambo, che ugualmente usa la performance come mezzo di espressione, mette in scena se stessa anche nelle sue sculture, usando il proprio corpo come modello. […] Nel teatro della rappresentazione, il lavoro di Mntambo si rivolge ai codici di rappresentazione e alle ripartizioni ancestrali nella frattura uomo/donna che lei rimette in discussione, come nel video in cui mette in scena se stessa come un matador senza avversario. […]
Kukama e Mntambo sono donne di colore ed entrambe sono nate nel Sudafrica dell’apartheid. Ciò implica una dimensione politica più o meno manifesta nel loro lavoro», ha spiegato Simon Njami.
“Viaje” è la personale in Italia di Osvaldo González (1982, Camagüey, Cuba). «L’artista cubano compie un “viaggio” simbolico attraverso alcune delle sue passioni e principali ricerche: l’interesse per la rappresentazione di spazi interni vincolati alle sue vicende personali, per le capacità espressive ottenibili da un materiale usa-e-getta come lo scotch, il desiderio di costruire nuove situazioni ed esperienze partendo dall’intervento su spazi fisici.
“Viaje” è composta da un’installazione site specific, omonima alla mostra, realizzata con scotch, e da una serie di installazioni tratte dalla sua serie più recente “Archivo personal”, realizzate con scotch e resina su plexiglas. In tutte queste opere l’effetto traslucido del materiale è accentuato dalla presenza della luce», ha raccontato la galleria.
La collettiva “Eyes in the Sky – Occhi versi il cielo”, a cura di Luigi Fassi e Alberto Salvadori, con Leila Alaoui, Kader Attia, Alejandro Campins, Jonathas De Andrade, Shilpa Gupta, Aziz Hazara, Jorge Macchi, Ahmed Mater, Susana Pilar, José Antonio Suárez Londoño, Nari Ward.
In questa mostra, hanno spiegato i curatori, «il lavoro degli artisti agisce sulla memoria, per salvaguardarla e aiutarla a definirsi, creando immagini e ricordi. Il loro sforzo è quello di impedire alla nostra memoria di riprodurre avvenimenti in modo distorto, creando falsi ricordi, esperienze stranianti che reprimano la realtà viva fatta di immagini e vissuti reali ed autentici.
Come si salva la vita dalle catastrofi che incombono su di essa? Il lavoro degli artisti solleva talvolta una domanda rispetto alla realtà senza filtri che la loro azione critica pone di fronte a noi: non sarebbe meglio tenere lontano il passato quando esso è troppo disturbante e fare lo stesso con il presente se questo è teatro di allarme e sconforto? Volgere lo sguardo altrove è una tentazione potente pur nella consapevolezza che tacere o reprimere non serve a far scomparire la narrazione di una verità o lo spettro della sua presenza.
La risposta a questi interrogativi è data da uno sguardo che si volge idealmente verso l’alto. In “Eyes in the Sky” gli artisti tengono gli occhi aperti verso il cielo, per costruire la storia senza subirla, attraversandone la durata e l’avventura, la materia concreta del tempo e la forma individuale e collettiva degli uomini».
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