Un programma di reazione al clima freddo e intellettualistico, per quanto significativo e fecondo, prodotto dalle poetiche del ’68, in particolare a quelle “concettuali” con il “grado zero” della pittura e, in generale, della manualità operativa, viene perseguito sul finire degli anni Settanta da una serie di movimenti concorrenti diversamente etichettati. Dalla Transavanguardia tenuta a battesimo da Achille Bonito Oliva, agli Anacronisti teorizzati da Maurizio Calvesi, dai Pittori Colti riuniti da Italo Mussa al Magico primario concepito da Flavio Caroli, dagli Ipermanieristi guidati da Italo Tomassoni a La Nuova Maniera Italiana configurata da Giuseppe Gatt, ai Nuovi-nuovi cooptati da Renato Barilli. Ciascuno di essi contribuì a traghettare l’arte concettuale fuori dalle “sabbie mobili” di un percorso senza ritorno che aveva portato Giulio Carlo Argan a paventare addirittura la “morte dell’arte”.
Giuseppe Salvatori (Roma, 1955) trova la sua collocazione nella couche dei Nuovi-nuovi. «Connotato tipico dei Nuovi-nuovi, – ha spiegato Barilli – una leggerezza ludica, quasi degna di Palazzeschi, con la connessa consapevolezza che il colore, l’immagine, la manualità oggi possono riproporsi non già come valori assoluti e a sé stanti, ma solo in sottile contrappunto con l’analoga leggerezza di cui sono dotati i pixel dell’immagine elettronica. Ho sostenuto a varie riprese la prova di commutazione: si è Nuovi-nuovi se portati a produrre immagini convertibili appunto nel mezzo elettronico, quello che trionfa nel linguaggio della pubblicità e dei cartoni animati».
L’arte per Salvatori non intende competere con la velocità del sistema, ma oppone una sua lentezza, il tempo manuale necessario al suo compiersi. La pittura non s’illude più di rappresentare il reale, perché ormai è il reale a presentarsi come dimensione inafferrabile. È nell’eclettismo stilistico e, soprattutto, nella convivenza tra il “manufatto” e il rispetto dell’immagine tecnologica, che si comprende bene il ruolo dell’artista romano all’interno del canto corale dei Nuovi-nuovi. E quella vitalità della pittura profetizzata da Barilli per gli anni seguenti, anche quando c’era chi la dava per morta e sepolta. Vitalità che si respira anche oggi nel progetto espositivo di Salvatori per La Nuova Pesa, una sua raffinata mostra che trae ispirazione dall’episodio della battaglia al fiume Xanto contenuto nel canto XXI dell’Iliade di Omero. Ventisette opere liberamente riferite alle pagine del poema, ventiquattro delle quali, in ciclo unico, fin dal titolo testimoniano dell’umanità eroica dei protagonisti. Alla potente visionarietà del racconto, Salvatori corrisponde con opere di intenso lirismo, esito di una poetica che via via, negli anni, sembra essere approdata efficacemente a una pittura di compiuta bellezza narrativa. A cui fa sponda un’audace poesia di Aurelio Picca tutta da scoprire. Leggere per credere. (Cesare Biasini Selvaggi)
In alto: Efesto, 2017
In homepage: 24 tondi
INFO
Opening: ore 19.00
GIUSEPPE SALVATORI. XANTO (una achilleide in ventisette quadri)
dal 9 gennaio al 28 febbraio 2018
LA NUOVA PESA-Centro per l’arte contemporanea
via del Corso 530, Roma
orari: dal lunedì al venerdì, ore 10.00-14.00 e 16.00-20.00
tel. 06 3610892 – www.nuovapesa.it