«I AM HERMAN DE VRIES. I AM HERE, I AM NOW HERE». Da oltre mezzo secolo la produzione di de vries – che stilizza il suo nome in minuscolo come herman de vries sulle sue opere per evitare la gerarchia – è orientata alla raccolta e all’organizzazione di materiali organici, spesso prelevati dal contesto espositivo e collocati secondo forme geometriche elementari. Dal 1954 ha lavorato su mobiles, collage, monocromi, assumendo precocemente un ruolo importante nel gruppo olandese Nul e nel Gruppo Zero, anche attraverso un’intensa attività di scrittore ed editore sperimentale, come nel caso della sua rivista Integration. Fin dal suo esordio nel Gruppo Zero, negli anni ’50 e ‘60, de vries ha lavorato costantemente su un’idea di espressione compositiva e operativa essenziale, elementare, cercando di ricreare i meccanismi fondamentali della vita attraverso l’azione artistica. Nella sua opera, segnata nel corso dei decenni da una gamma straordinariamente inventiva di soluzioni e di esperimenti materiali e linguistici, arte, scienza e filosofia sono costantemente messe in relazione tra loro e con la realtà del mondo.
Raggiunto il cuore della Puglia, de vries ha deciso di realizzare all’interno dello spazio circolare del trullo, sede di Dep Art Out, un’installazione ambientale in tre parti, quasi con l’idea di “mettere a dimora” gli elementi naturali prescelti per la costruzione dell’opera e posizionati a contatto con la pietra del pavimento. Il titolo che ha scelto, be here now, è tratto a un celebre saggio dello psicologo statunitense Ram Dass, studioso della psichedelia e degli effetti delle sostanze LSD e conferisce massima centralità a un principio Zen legato alla presenza e alla percezione di sé, dello spazio e del tempo – condizione peraltro ribadita dalla breve durata dell’esposizione, una sola notte, come in un irripetibile appuntamento.
Al centro, l’opera chance & change è composta da due parallelepipedi di legno che, nonostante le medesime dimensioni e materiali, mostrano stati vitali differenti: un primo solido appare perfettamente squadrato, chiaro e netto nel suo volume, nel colore, nella compattezza lignea; il secondo reca segni di decomposizione per effetto del tempo e di differenti cause di consunzione (il fuoco, l’acqua). I processi di cambiamento e transitorietà agiscono sulle cose trasformandone aspetto e struttura, rivelando la vitalità di ogni elemento, la sua incessante trasformazione all’interno del ciclo naturale. Lateralmente due cerchi di vegetazione locale – uno composto con foglie di castagno, l’alto con foglie di maquis – richiamano la forma architettonica dell’edificio e la sua funzione rurale, alludendo alla contiguità tra elementi primari e materiali costruttivi, celebrando la relazione organica e vitale tra uomo e natura, su cui attualmente la sua arte si concentra.
Nel corso della serata (18-21), organizzata in collaborazione con la Settantotto Gallery di Gent, è previsto un intervento a cura del critico d’arte Roberto Lacarbonara.
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