Nel 2019 Carlo Pratis, Giorgio Galotti, Matteo d’Aloja fondano Hypermaremma, associazione culturale no profit che «opera per la produzione e la promozione dei linguaggi dell’arte contemporanea in Maremma attraverso l’intervento di artisti contemporanei, invitati a relazionarsi con il territorio e la sua storia».
Questa realtà è cresciuta con costanza e energie negli anni, fino ad affermarsi a livello internazionale, soprattutto con l’edizione in corso, che ha dato vita a progetti site specific di Giuseppe Gallo, Rachel Monosov, Maurizio Nannucci, Francesco Cavaliere, Gianni Politi e Guglielmo Maggini.
Come “ultimo atto” dell’edizione 2022 a Pescia Fiorentina, in provincia di Grosseto, sarà inaugurata oggi alle 19 l’opera di Claudia Comte IN NATURE NOTHING EXISTS ALONE, con la curatela di Ilaria Marotta e Andrea Baccin. Nella notte, nella piazza del paese, un party omaggerà l’artista, con il DJ set di UF1980.
Abbiamo parlato di tutto questo con i fondatori di Hypermaremma nell’intervista qui sotto.
Hypermaremma giunge alla quarta edizione. Con quali obiettivi è nata e come è cambiata nel tempo? Come si colloca oggi, a livello nazionale e internazionale?
Carlo Pratis: «Hypermaremma nasce da una grande amore per il Territorio insieme a Giorgio Galotti, gallerista come me e Matteo d’Aloja collezionista e appassionato d’arte. Nasce quasi per gioco nel 2019, ma da subito diventa un impegno vero con una prima edizione che coinvolse 49 artisti attraverso ben 6 progetti in locations istituzionali e luoghi privati d’eccezione. Già dal 2020 con l’iconica opera Spazio Amato di Massimo Uberti si delinea chiaramente la vocazione del progetto: installazioni in forte dialogo con il paesaggio, in grado di risignificarlo e sottolinearne l’unicità. Con questa ultima edizione siamo riusciti a coinvolgere artisti di caratura internazionale, proiettando il progetto oltre i nostri confini nazionali».
Quali sono gli aspetti salienti dell’edizione 2022?
Matteo d’Aloja: «Questo è l’anno più importante perché abbiamo investito molto in una crescita del Festival sviluppando progetti d’arte contemporanea sempre più ambiziosi e strutturando Hypermaremma per farlo diventare uno strumento all’avanguardia per la promozione culturale.
Abbiamo allargato il periodo di fruizione del festival partendo da Pasqua, per poi concludersi a fine settembre. Una scelta coraggiosa, ma vinta, ci ha permesso di coinvolgente per la prima volta curatori esterni mirati a due progetti particolarmente complessi: è il caso di Lorenzo Bruni che ha curato lo sviluppo dell’opera di Maurizio Nannucci e di CURA, Ilaria Marotta e Andrea Baccin, che hanno seguito lo sviluppo del progetto di Claudia Comte. Hypermaremma segue tutte le fasi realizzative, dai sopralluoghi, alla progettazione, fino alla produzione dove possibile usando le competenze e maestranze locali.
La comunicazione è ormai la nostra forza che ci permette di mostrare luoghi poco conosciuti grazie al grande interesse del pubblico nei confronti dell’arte contemporanea. Parliamo sempre di un pubblico senza barriere all’ingresso: Hypermaremma è sempre libera e senza biglietti di accesso o orari di apertura. Le opere sono quasi sempre in luoghi senza vincoli territoriali o temporali, visitabili in ogni momento del giorno e della notte.
Quest’anno Hypermaremma presenta un’opera nuova di Claudia Comte. Come è nata questa collaborazione, come avete lavorato insieme e che opera sarà?
Giorgio Galotti: «Siamo convinti che la ricerca di Claudia Comte sia in linea con i principi fondanti di Hypermaremma, per questo motivo nell’avviare la collaborazione con CURA. abbiamo lavorato da subito sul rendere concreta questa idea.
L’opera è una grande installazione ambientale composta da tronchi di pini che crescono sul Monte Amiata e che, secondo il ciclo del diradamento selettivo, consente alle foreste una rigenerazione controllata. In questo caso sono stati sottratti all’edilizia per comporre una frase, di oltre cento metri di lunghezza, installata in un campo di grano della Fattoria Stendardi a Pescia Fiorentina. L’opera prende spunto da un testo di Rachel Carson del 1962 in cui la biologa statunitense affrontava per la prima volta il tema della necessità di trovare un dialogo maggiore tra uomo e natura».
Qual è, in generale, l’approccio curatoriale che sta alla base di Hypermaremma?
Carlo Pratis: «Nel nostro approccio curatoriale il dialogo tra luogo e intervento artistico è sempre fondamentale. Il paesaggio diventa parte integrante dell’opera è molto spesso del suo stesso significato. Nei nostri progetti il più delle volte siamo partiti dal luogo stesso, dalla nostra volontà di svelarlo e di raccontarlo quindi con gli occhi dell’artista. Partendo dal luogo ragioniamo su quale pratica e intervento possa essere più adatto, e quindi si procede poi così con la ricerca dell’artista».
In che modo Hypermaremma crea e sviluppa un rapporto tra territorio e arte contemporanea?
Matteo d’Aloja: «Il rapporto tra arte e territorio è la chiave di volta che ci permette di essere unici nel nostro genere. Non accettiamo progetti che non nascano o si adattino al luogo in cui verranno esposti. Ogni progetto nasce dopo molteplici sopralluoghi, destando la curiosità e l’interesse dell’artista nel voler pensare un’opera all’altezza del luogo in cui verrà mostrata. A volte abbiamo progetti fantastici a cui non riusciamo a trovare il luogo più adatto; a volte troviamo il luogo perfetto, ma gli artisti può darsi che non trovino l’ispirazione attesa. Ci sono molteplici variabili, compreso il peso economico, a dettare la realizzazione o meno di un’opera. Abbiamo progetti pronti da anni, ma che ancora non siamo riusciti a realizzare: è come un diario di sogni in divenire. La magia delle opere più riuscite verte tutto sul binomio o corto circuito col luogo. Siamo orgogliosi di come la comunità ormai ci riconosca come un progetto sano e valevole, per i locali e per il turismo».
Quali riscontri avete avuto, negli anni, dal territorio e dal sistema dell’arte contemporanea?
Giorgio Galotti: «È stata una crescita graduale che ha puntato sin dagli esordi a integrarsi totalmente con il territorio, rispettarne i suoi luoghi e la sua storia, forzandone i tempi di reazione e provando a enfatizzarne la bellezza e la sua naturalezza, a volte anche di complessa gestione.
Oggi, dopo quattro anni di programma in cui abbiamo lavorato senza sosta a favore del territorio, iniziamo a ricevere riscontri anche dal sistema dell’arte più tradizionale, che prima del 2020 percepiva un progetto del genere come qualcosa di estremamente romantico. Oggi è tutto concreto e di massima attualita’, e forse proprio da qui è possibile intravedere un futuro diverso anche per l’arte, che non passa solo per l’evoluzione tecnologica ma, anzi, torna alle sue origini».
Quali sono i progetti di Hypermaremma per il futuro?
Carlo Pratis: «Hypermaremma vuole essere assolutamente un’avventura per (far) scoprire porzioni e luoghi nuovi del territorio. La nostra volontà è anno dopo anno di abbracciare con i nostri interventi luoghi sempre meno vicini ad una visione ormai scontata di una Maremma “Capalbio-centrica”. Per questo il nostro sogno è quello di lavorare ancora nella Maremma laziale, e di arrivare alle isole: Giannutri e il Giglio ad esempio.
Il pensiero che sta dietro al progetto è sempre quello di creare pezzo dopo pezzo un percorso che renda questa scoperta un’esperienza immersiva a tutti gli effetti: immersiva con il paesaggio e con le opere che lo ridisegnano e lo risignificano. I progetti per il futuro saranno incentrati sempre di più nel lasciare le opere in maniera permanente, nel creare appunto un percorso che non sia solo “stagionale”».
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Siete davvero bravissimi. Oggi il dialogo tra artisti e territorio è molto importante e quanto mai attuale data la precarietà dell'ambiente in cui viviamo, ambiente minacciato dall'uomo e dal cambiamento climatico. Le opere che avete prodotto in questi anni distolgono dall'abitudine alla ricezione passiva e ri-educano a guardare, vedere e ammirare con gli occhi, il cuore e il lato inconscio della nostra psiche.
Come guadagnate? Le opere sono in vendita o é solo promozione per l’artista esporre?