Ibrida – Festival Internazionale delle Arti Intermediali, organizzato dall’associazione culturale Vertov Project, è nato nel 2015 a Forlì «allo scopo di indagare e divulgare le produzioni e le ricerche recenti nell’ambito della videoarte, accogliendo al suo interno anche la performance art e la musica elettronica abbinata alla sperimentazione sulle immagini», hanno ricordato gli organizzatori.
Il progetto giunge quest’anno alla settima edizione che ha come titolo e tema l’Identità digitale, indagata attraverso videoarte, performance art, installazioni interattive, dialoghi (anche con il critico d’arte Renato Barilli) e musica elettronica che, «in un’ottica di ibridazione», si incontreranno negli spazi di EXATR, hub votato al contemporaneo situato nel centro storico della città.
«Il concetto di identità è da sempre un campo minato. Il confine tra mondo fisico e mondo digitale è ogni giorno più labile. Tutti noi abbiamo un’identità digitale per accedere ai servizi più disparati del nostro quotidiano. Prima di parlare di Metaverso sarebbe giusto chiedersi: come tutto ciò ha cambiato le nostre vite, in campo artistico e non solo? Dove ci porterà questa epocale transizione?», hanno anticipato gli organizzatori.
Potete trovare il programma completo qui.
Ne abbiamo parlato con Francesca Leoni e Davide Mastrangelo, fondatori e Direttori artistici del festival.
Ibrida: qual è la sfida, oggi, per un Festival che fa dell’ibridazione il suo cavallo vincente?
«Il restare a contatto con il presente. Le sfide per un Festival sono sempre tante ed è forse quello che più ci stimola nella direzione artistica. La più importante è quella di intercettare le ultime tendenze delle arti intermediali. Notiamo, anno dopo anno, che cambiano radicalmente le tecniche utilizzate, i codici e soprattutto le tematiche che i vari artisti presentano. Quest’anno abbiamo deciso di esaminare, insieme a critici, artisti ed esperti del settore, lo sviluppo dell’identità digitale nelle arti visive».
Come sono stati selezionati i partecipanti e cosa vedremo sullo schermo, durante i giorni del Festival?
«Ibrida ha un’open call internazionale, mediante la quale vengono selezionati gli artisti delle varie categorie. Mentre per la parte live gli ospiti vengono scelti direttamente dalla direzione artistica o segnalati da curatori e critici esterni. Quest’anno abbiamo la selezione di Videoart Yearbook dell’Università di Bologna a cura di Renato Barilli, Silvia Grandi, Piero Deggiovanni e Pasquale Fameli, e una selezione di tre lavori vincitori di The Next Generation Short Film Festival di Bari».
Forlì, ma diciamo l’Emilia-Romagna in genere, è un territorio dove nel corso dell’ultimo mezzo secolo il teatro, ma allo stesso tempo la fotografia e lo spettacolo dal vivo in generale, ha prodotto alcune delle sue migliori espressioni. Cos’è che ha permesso questa vivacità, da queste parti, secondo voi?
«La Romagna è sempre stata una terra fertile per quanto riguarda la sperimentazione tanto da essere soprannominata Romagna Felix. Negli anni ‘70 nasce il Festival più antico e significativo del panorama europeo dedicato al teatro di ricerca, alla danza contemporanea e alle performing arts, Santarcangelo Festival a Santarcangelo di Romagna, in provincia di Rimini. Non dimentichiamoci che lo zoccolo duro del teatro di ricerca nasce qui tra gli anni ‘80 e ‘90, in primis a Cesena con la Socìetas Raffaello Sanzio e il Teatro Valdoca, poi a Ravenna con il Teatro delle Albe e Fanny & Alexander, e infine a Forlì con Masque Teatro, per citarne solo alcuni. Sicuramente tutte queste realtà hanno molto contribuito alla formazione di nuove generazioni come la nostra, alimentandoci con immaginari differenti e fuori dall’ordinario.
Ibrida Festival non poteva che nascere qui a Forlì, ai confini del mondo, in una terra fertile e predisposta ai nuovi linguaggi».
Identità Digitale è il tema di questa settima edizione. È un tema ben spinoso, date le contingenze degli ultimi anni e l’accezione che si dà all’idea di “potere di controllo” da parte di governi e strutture sovra-nazionali che deriva da una “identità digitale”. Come vi siete rapportati a questa tematica, e come l’arte ha risposto?
«Quando scegliamo un titolo, più che una tematica, lo facciamo dopo un’analisi critica del presente. L’identità digitale è un tema spinoso e controverso per tutti. Per questo abbiamo individuato nel nostro ambito artisti ed esperti del settore che affrontassero la questione. Gli artisti hanno sempre risposto in maniera tempestiva, a volte anticipando i tempi. La nuova edizione avrà talk, performance live e installazioni virtuali e interattive che trasformeranno la figura umana in digitale, chiamando così in causa anche lo spettatore».
Come si articolerà il “villaggio intermediale” negli spazi di EXATR, che è la grande novità dell’edizione 2022?
«EXATR è un ex deposito delle corriere dal grande valore storico, appartenente al patrimonio di architettura razionalista della città di Forlì. Nella nuova edizione invaderemo tutti gli spazi dal deposito, dal patio esterno fino ad arrivare al teatro tenda con video proiezioni, installazioni in realtà aumentata e virtuale, AV performance, Dj set interattivi e molto altro.
Il termine villaggio intermediale nasce proprio dalla predisposizione del Festival di stimolare lo spettatore ad una partecipazione attiva e libera.
Infatti, quest’anno oltre agli incontri pomeridiani apriremo prima gli spazi espositivi al pubblico e dalle 19.30 fino alla chiusura si alterneranno live, installazioni, e spettacoli, il tutto con un ingresso unico.
Ibrida Festival è un villaggio aperto nel quale una comunità di artisti, critici ed esperti incontra per tre giorni il pubblico del settore o semplici curiosi. Non è richiesta nessuna conoscenza pregressa, soltanto un’apertura ai nuovi linguaggi».
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