Progetto nato al National Museum di Cardiff, in Galles, e reso site specific per la Chiesa di San Carlo al Lazzaretto, “The sky in a room” di Ragnar Kjartansson per Fondazione Nicola Trussardi alla Chiesa di San Carlo al Lazzaretto di Milano ha con un forte legame con il periodo di quarantena, ed stato voluto dalla Presidente Beatrice Trussardi e dal Direttore Artistico Massimiliano Gioni, nel diciottesimo anno di attività nomade dell’istituzione.
Fino al 25 ottobre 2020, ogni giorno, cantanti professionisti si alterneranno, uno alla volta, all’organo della Chiesa di “San Carlino”, a pochi passi da Porta Venezia, per eseguire un etereo arrangiamento della celebre canzone di Gino Paoli, Il cielo in una stanza, che si ripeterà ininterrottamente per sei ore al giorno, come una ninna nanna infinita.
«La sensazione è meravigliosa, sono onorato ed emozionato di portare “The Sky in a Room” a Milano. Ma è anche una situazione malinconica: non posso venire a Milano e incontrare tutti i grandi performer che stanno lavorando a quest’opera con me.
C’è molta differenza tra queste due mostre: all’HangarBicocca ho proiettato un video conosciuto in uno spazio artistico affermato, mentre ora ci sono la fragilità e l’emozione di una performance dal vivo in una chiesa! Inoltre è tutto diverso. Il mondo è cambiato. Il contesto di tutto ciò è piuttosto elettrico e stiamo preparando lo spettacolo attraverso confronti su Zoom».
«In origine era nato come pezzo site specific a Cardiff, in Galles. Al National Museum di Cardiff c’è un grande organo rococò al centro di una splendida sala con lucernario di dipinti del diciottesimo secolo. L’idea è nata proprio camminando in quella stanza. Mi sono immaginato uno spazio privo di dipinti e una persona che con l’organo suonava costantemente una strofa de Il cielo in una stanza di Gino Paoli. Per molti anni sono stato ossessionato da una versione del 1971 di questa canzone, in cui Paoli la cantava con un arrangiamento d’organo. Ma c’è dell’altro, oltre a questo: Il cielo in una stanza è l’unica canzone che conosco sull’elemento fondamentale dell’arte visiva, che è la trasformazione dello spazio. Le pareti diventano legno e il soffitto cielo. Questo è ciò che fanno tutte le opere d’arte: trasformano lo spazio. Quel poster sul muro trasla lo spazio della tua culla.
Ero al settimo cielo per quest’opera creata in Galles e pensavo fosse la versione definitiva, ma poi Massimiliano Gioni mi ha contattato quest’estate e ha avuto questa grande idea di portare il pezzo nella Chiesa di San Carlo al Lazzaretto di Milano».
«Penso che la nuova normalità sia per lo più temporanea. Intendo dire che la vita è andata avanti dopo la seconda guerra mondiale e Hugo Boss ha continuato a fare abiti. Ma speriamo di avere la fortuna di portare con noi ciò che di buono abbiamo imparato da questi “tempi interessanti”. C’è qualcosa di “radicante” nell’essere bloccati nei nostri luoghi. La propria città diventa il proprio mondo, anziché essere il mondo una rotta aerea di EasyJet. Poi si comincia a pensare e le pareti diventano boschi».
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