A Milano il 5 dicembre la galleria Martina Simeti inaugura la collettiva “Même pas peur”, a cura di Davide Stucchi (1988), una mostra che guarda al gioiello nel suo essere a metà tra l’ornamento e la scultura. Il percorso espositivo evoca una dimensione intima, domestica, amplificata dalla scelta di allestirlo nell’appartamento in cui si è recentemente trasferita la gallerista Martina Simeti, in via Benedetto Marcello, a Milano.
In mostra opere di Atelier E.B, BLESS, Diagonal Press, Ligia Dias, David Douard, D’HEYGERE, Mimosa Echard, Anna Franceschini, KAYA, Corrado Levi, Ducati Monroe + Fabio Quaranta, Giancarlo Montebello, Kaspar Müller, Rottingdean Bazaar, Cinzia Ruggeri, Bernhard Schobinger, Davide Stucchi, Tenant of Culture: «creazioni prodotte da artisti, designer o aziende, scelte per la capacità che hanno di evidenziare la trasformazione del gioiello in qualcosa che interagisce con chi lo indossa in modo diverso», scrive il curatore.
La mostra sarà visitabile su appuntamento il venerdì e il sabato, dalle 12 alle 18, fino al 30 aprile 2021. Per prenotare potete scrivere a contact@martinasimeti.com
«Même pas peur è un’espressione francese e, come tale, è difficile da tradurre in altre lingue. Martina parlava francese quasi più spontaneamente dell’italiano quando ci siamo conosciuti, perché si era appena trasferita da Parigi. Per comprendere quell’espressione mi aveva suggerito di immaginare un/a bambin/a che si rivolge ad un altro/a, per dirgli che non gliene importa assolutamente nulla. Può avere anche un’accezione provocatoria ma anche utile a proteggersi come quando si grida a qualcuno: vai via!
Martina Simeti aveva già usato “Même pas peur” come titolo della prima edizione di una mostra su gli ornamenti per il corpo, che precedeva lo svelarsi del programma della galleria. Alcuni l’hanno considerato un riferimento a “Chp?” (Chi ha paura?), un progetto di Gijs Bakker», prosegue Davide Stucchi.
Martina Simeti: «”Même pas peur” nasce da un personale interesse verso i confini tra diversi mondi. In questo caso quello dell’arte e quello del gioiello, tipologia di oggetto dallo statuto ambiguo, a metà tra l’ornamento e la scultura, circondato da vari tabù (come aveva dimostrato l’esposizione a cura di Anne Dressen al MAMMusée d’Art Moderne di Parigi nel 2017).
Dopo una prima edizione nata quasi per gioco nel 2018, all’apertura dello spazio della galleria in via Tortona, il progetto si è trasformato in un percorso nutrito da scambi e complicità dai quali è scaturita questa seconda edizione a cura di Davide Stucchi, perfetto come “partner in crime” per una riflessione che chiama in causa il corpo umano rispetto a un oggetto fortemente connotato dalle identità di genere».
Davide Stucchi: «La mia personale scelta di ciò che si vedrà esposto è mossa da diversi miei desideri: oggetti che volevo toccare, accessori che volevo utilizzare diversamente da come erano stati pensati, persone che volevo conoscere e amici con cui volevo confrontarmi su un’idea di ornamento che sta alla base della mostra».
Davide Stucchi:«Primo tra tutti il fatto che non tutte sono opere, ad esempio alcuni sono oggetti prodotti in serie da designer, quindi pensati per essere acquistati e indossati. Infine mi sono accorto che in qualche modo anche quelli, come altre opere, si avvicinano al corpo tenendo una certa distanza».
Martina Simeti: «È un format con una sua propria vita, a latere della programmazione della galleria. Tende a ripetersi ma senza una precisa regolarità e in luoghi sempre diversi, idealmente provvisori, come provvisorie sono le definizioni e le frontiere. C’è comunque un denominatore comune con la linea della galleria che promuove artisti il cui lavoro è a cavallo tra discipline e ricco di contaminazioni tra arte, moda, artigianato, e cultura pop.
Appena terminerà la personale di Mimosa Echard a fine dicembre la galleria si sposterà da via Tortona 4 a via Benedetto Marcello 44. Qui aprirà le porte tra marzo e aprile 2021 con una personale di Davide Stucchi. A seguire, sono in programma a giugno una mostra di Curtis Talwst Santiago e a settembre dell’artista svizzera Gaia Vincensini, a cura di Goton».
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