Il MAC Museo d’Arte Contemporanea di Lissone, tra i primi musei italiani a riaprire al pubblico già lo scorso 20 maggio, è ora anche tra le prime istituzioni a proporre nuovi progetti espositivi: si parte il 13 giugno con la personale di Maurizio Donzelli, “Thresholds”, a cui seguiranno le personali di Sean Shanahan, “Singular Episodic”, dal 20 giugno, e di Alexis Harding, “Skin Deep”, dal 27 giugno, tutte a cura di Alberto Zanchetta e aperte fino al 27 settembre 2020.
Per tutte le mostre, visitabili su appuntamento, dalle 18.00 del giorno di apertura sarĂ disponibile un video sulla pagina Facebook del museo.
Tra le novità anche l’ebook L’orizzonte degli eventi, sfogliabile online e scaricabile gratuitamente, che in 480 pagine raccoglie i quasi 280 progetti espositivi che si sono susseguiti negli ultimi otto anni di attività del museo, con la direzione artistica di Alberto Zanchetta.
«Sin da subito, abbiamo deciso di riprendere laddove eravamo stati costretti a interrompere la nostra programmazione. In poche e concitate settimane siamo riusciti a portare a compimento le mostre previste per il periodo primaverile: nei prossimi tre weekend apriremo al pubblico le mostre personali di Maurizio Donzelli, Sean Shanahan e Alexis Harding. Tutti e tre gli artisti hanno accettato di fare da apripista alla Fase 2, accordandoci il loro entusiasmo e la loro voglia di recuperare la “stagione persa”. Il lockdown ci ha comunque messo nelle condizioni di mettere in cantiere anche mostre più agili, quasi istantanee: è il caso del progetto VICEVERSA pensato in occasione del novantesimo anniversario dalla nascita di André Thomkins, o della mostra “La primavera scorsa all’improvviso” che abbiamo ideato e allestito contestualmente alla riapertura nel maggio scorso. Anziché limitarci a prorogare le mostre che si erano già concluse, volevamo incentivare il pubblico con un “fuori programma” che potrebbe proseguire anche nel prossimo futuro, rendendo il nostro lavoro ancor più stimolante e adeguato alla situazione che stiamo vivendo».
«Nonostante le tante e difformi disposizioni previste per contenere il contagio, mancava un protocollo ufficiale ed esaustivo, per cui è stato necessario prevedere tutta una serie di linee guida che corrispondessero effettivamente alle necessità e alle specificità del MAC. Malgrado il poco tempo a disposizione, abbiamo attuato nuove norme e criteri senza però trascurare l’immagine coordinata del Museo; abbiamo quindi aggiornato la segnaletica preesistente non soltanto nel rispetto della sicurezza, ma anche nel rispetto dell’environmental graphic che ci caratterizza. Tuttavia, la contigentazione del pubblico ci impone una “apertura” delle singole mostre senza la tradizionale inaugurazione, siamo però fiduciosi di riuscire a compensare questa carenza con pillole video e interviste agli autori. Qualora le condizioni generali lo permetteranno, prevediamo di organizzare un finissage in cui festeggeremo gli sforzi di tutte le persone fin’ora coinvolte. Pur riprendendo il contatto con il pubblico, il MAC vuole assolutamente restare in connessione con la comunità del web; mettendo a profitto il lavoro svolto da remoto, proseguiremo con una doppia proposta culturale, in parte analogica, in parte digitale, dimostrando come le due realtà non si escludano a vicenda né rischino di sovrapporsi».
«Dovendo rinunciare alla nostra abituale frenesia espositiva, abbiamo deciso di canalizzare le forze e le risorse nelle operazioni di ricerca, archiviazione e catalogazione. In particolare è stato possibile riflettere sul percorso culturale che ha coinvolto il MAC negli ultimi otto anni, indagine che si è concretizzata in un ebook di 480 pagine, dal titolo L’orizzonte degli eventi, ove abbiamo raccolto tutti gli avvenimenti, gli incontri, le idee, le passioni e le ossessioni che hanno dato slancio e risalto al Museo (che potete sfogliare o scaricare qui gratuitamente, ndr).
Con lo stesso intento abbiamo portato a compimento il lavoro storicistico sul “Premio Lissone”, impegno che dal 2015 ci ha permesso di pubblicare quattro libri, a cui se ne aggiungono ora altri due, ultimati proprio nel periodo della pandemia. Lo smart working è stato per noi particolarmente produttivo sotto il profilo bibliografico, consentendoci di lasciare una traccia concreta e duratura del nostro operato».
«Contrariamente ad altri musei, che hanno fatto leva sulle dirette streaming o i tour virtuali, abbiamo preferito mettere a profitto i nostri archivi, offrendo al pubblico una serie di documenti inediti che tenevamo in serbo sia per progetti espostivi, sia per iniziative editoriali. Alla fine abbiamo ritenuto fosse più vantaggioso digitalizzare i materiali, rendendoli disponibili con una modalità user-friendly. Ad esempio, il nostro profilo Instagram è ora destinato a rassegne iconografiche – pensate appositamente ed esclusivamente per la consultazione online – che sfruttano la cadenza giornaliera ma che al contempo prevedono una lunga decorrenza. Al ciclo “Don’t open by appointment”, attualmente in itinere, nei mesi estivi seguirà un’altra rassegna, il cui titolo non è meno ironico del precedente: “Chi nasce tondo non può morire quadrato”».
(Le mostre, per ore e nelle prossime settimane, saranno visitabili solo su prenotazione da effettuarsi telefonicamente ai numeri: 039 7397 202 – 039 2145174 o via mail all’indirizzo prenotazioni.museo@comune.lissone.mb.it)
«Il progetto espositivo è stato appositamente studiato per gli spazi del Museo, creando un ambiente immersivo dove Maurizio Donzelli propone un percorso concettuale in cui le immagini vengono declinate utilizzando tecniche diverse: l’acrilico su carta, il mirror, l’arazzo, l’acrilico resinato».
«A Lissone, Sean Shanahan ha voluto minare qualsivoglia definizione, dando corso a una geometria che spariglia la tradizione e che sembra intraducibile altrimenti; con una selezione di monocromi, knuckles e interventi ambientali l’artista intende ridefinire i confini della propria ricerca artistica».
«Per la sua prima mostra in un museo italiano, Alexis Harding ha realizzato una serie di opere che rispecchiano la sua ossessione per la superficie e la struttura della pittura, oltre che per un modus pingendi che riesce a mantenersi poroso e flessibile, come se fosse ancora un work in progress».
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