Il Lazio torna zona gialla, e finalmente a Roma riaprono i battenti di mostre e musei. In particolare, assume piena forma il tanto atteso Museo per l’immaginazione preventiva, ideato dal direttore artistico Luca Lo Pinto per il MACRO. Otto mostre differenti, otto progetti che articolano il museo in uno spazio sperimentale e polifunzionale; anzi, tentacolare, come il simbolo del MACRO stesso.
Qui vi raccontiamo tutto quello che potrete trovare nel museo a partire da oggi.
La prima esperienza espositiva del MACRO è stata EDITORIALE (luglio-settembre 2020), una sorta di manifesto di buoni propositi creativi del museo. Noi ve ne abbiamo parlato qui. Le prime otto mostre del 2021, che saranno inaugurate contemporaneamente oggi, 3 febbraio, sono progetti espositivi autonomi pensati come le rubriche di una rivista vivente, i cui contenuti andranno a modificarsi nel tempo. Il museo è infatti associato all’idea di un magazine tridimensionale, mentre le sue sale assumono l’identità di specifiche rubriche, destinate a ospitare linguaggi eterogenei, solitamente poco rappresentati nelle loro specifiche modalità di fruizione e approfondimento.
E come un magazine, il MACRO si lascia esplorare, con lo stesso approccio di chi legge. Si può iniziare dalle prime pagine e seguire con ordine il percorso proposto, oppure balzare da una rubrica all’altra a piacimento. O si getta uno sguardo veloce all’insieme o si resta contemplazione in una sezione per due ore e mezza (il tempo delle slide in STUDIO BIBLIOGRAFICO). Insomma, uno spazio libero, aperto alle interpretazioni di chi entra a scoprirne i contenuti.
Dopo un periodo in cui il museo è stato per noi un luogo digitale, da visitare soltanto virtualmente, il MACRO ripromette così di pensare alla necessità del luogo fisico, per un’esperienza insostituibile. Il museo come riflessione sugli spazi museali, sulla produzione di mostre, sulla collezione, come se si stesse guardando allo specchio nel presentarsi al suo pubblico. Un’istituzione che non è un mero contenitore di opere, ma attiva un dialogo stimolante con esse, in un intreccio di passato, presente e futuro – quest’ultimo auspicabilmente da costruire insieme. Infine, un museo che valorizza la ricerca, meglio ancora se interdisciplinare, diventando campo sperimentale per scoperte in atto, attivando processi culturali sempre in aggiornamento.
Nell’ala nuova del museo, si parte con SOLO/MULTI: un grande spazio per progetti monografici o a più voci che intende riflettere sulla funzione della mostra come medium. L’artista a sottoporsi all’esperimento inaugurale è Nathalie Du Pasquier, con la sua prima grande personale in un’istituzione museale italiana (fino al 20 giugno). Intitolata Campo di Marte, l’esposizione comprende un corpus assortito di un centinaio di opere realizzate dagli anni Ottanta fino a oggi. È la voce dell’artista che ci accompagna in un percorso intimista, che accosta opere lontane a produzioni recenti, in un dialogo costante con lo spazio che accoglie i lavori, in un’arte espansa, che invade le pareti e le superfici.
RETROFUTURO (in progress) è un viaggio nel tempo che collega la collezione del MACRO con il lavoro di una nuova generazione di artisti e artiste d’Italia. Sulle pareti, il ritratto fotografico dei depositi della collezione – realizzato da Giovanna Silva – dove s’intravedono Beuys, Accardi, de Chirico e tanti altri. Questo panorama suggestivo fa da sfondo alle nuove opere invitate, per una collezione destinata a crescere nel tempo. I primi nomi coinvolti sono: Carola Bonfili, Cosanza Candeloro, Ludovica Carbotta, Gianluca Concialdi, Giulia Crispiani, Giorgio Di Noto, Beatrice Marchi, Diego Marcon, SAGG NAPOLI, Francesco Pedraglio, Davide Stocchi.
Al primo piano dell’ala vecchia, MONO è il cappello introduttivo delle due nuove sezioni monografiche.
POLIFONIA è lo spazio destinato a monografie alternative, sperimentali, come i metodi dell’improvvisazione musicale. La storia del regista romano Simone Carella inaugura la sezione con la mostra Io poeto tu (fino al 6 giugno). A raccontare la sua vicenda di animatore della vita culturale romana, sono le opere di Anna Franceschini, Rä di Martino, Emiliano Maggi, uniti alle testimonianze e ai materiali d’archivio messi a sistema in un video di VEGA, agli interventi dal vivo di Andrea Cortellessa, Francesca Corona e Alessandra Vanzi, Silvia Fanti, Giorgio Barberio Corsetti, Valerio Mattioli; e alle interviste realizzate con Ulisse Benedetti, Pippo Di Marca, Paolo Grassini, Rossella Or, Mario Romano, Fabio Sargentini, Marco Solari.
ARITMICI (fino al 27 giugno) propone invece mostre laboratorio di prospettive eccentriche e personalità insolite, ancora poco affrontate. Si inizia con l’approfondita ricerca di Alice Dusapin su Wolfgang Stoerchle, artista poliedrico che, nonostante la morte precoce, ha avuto una carriera brillante e prolifica, tra videoarte e performance. La mostra denota la particolare attenzione del MACRO per la ricerca, riunendo per la prima volta un nucleo importante di opere dell’artista in Italia.
Il secondo piano ci introduce a MEDIUM, la sezione che si articola in quattro rubriche (o mostre che dir si voglia), che esplora i linguaggi sperimentali, anche quelli meno frequentati dal mondo dell’arte, che pure sono sempre stati fucina culturale sempre attiva e stimolante.
PALESTRA è il laboratorio per artisti e artiste che vogliono testare opere in fieri o non del tutto complete, proponendole già al pubblico. Esordisce così la mostra Caresses di Soshiro Matsubara (fino al 13 giugno), un vero e proprio gabinetto di mirabilia collezionati dall’artista, reinterpretando simboli e allegorie in nome di una vicenda intimista.
La sezione STUDIO BIBLIOGRAFICO focalizza la sua attenzione sull’universo editoriale, tra magazine, fanzine e libri, intesi come creatori e propagatori di cultura. Si parte con Playmen: un album (1967-2001) (fino al 30 maggio), rotocalco italiano diretto da Adelina Tattilo, in grado di spaziare dalla fotografia erotica e di costume, alle interviste a Michel Foucault. Un racconto sorprendente, con materiali d’archivio e contributi inediti tra cui VEGA, Carlo Antonelli Maria Luisa Frisa, Michele Masneri, Fulvio Jacometti, Maurio Piccini, Pier Francesco Pingitore, Bruna Reali, Roberto Rocchi.
IN-DESIGN converte in formato espositivo le pratiche della grafica. Il primo ospite della rassegna, è Boy Vereecker, in uno slittamento dalla bidimensionalità dei suoi progetti allo spazio reale del museo (fino al 13 giugno). Un’operazione che porta Vereecker a tradurre in soggetti originali 3D alcuni dei suoi lavori, tra cui opere di Stéphane Barbier Bouvet, Daniel Dewar & Grégory Gicquel, Jana Euler, Ezio Gribaudo, Jos de Gruyter & Harald Tyhs, Annette Kelm, Marlie Mul, Peter Wächtler.
Infine MUSICA DA CAMERA, che prende il suo titolo alla lettera: uno spazio buio, dove potersi sedere e soffermare ad ascoltare la musica in riproduzione. Un riposo per gli occhi, riempiti finora di grandi novità, ma un invito multisensoriale alla scoperta costante. Qui si propone la mostra retrospettiva dell’etichetta discografica Editions Mego (1995-2020), con i 25 anni di ricerca musicale di Peter Rehberg, una delle figure più influenti della scena elettronica sperimentale (fino al 6 giugno).
Le mostre sono promosse da Roma Culture, sotto l’indirizzo dell’Assessorato alla Crescita culturale. Nel rispetto delle attuali disposizioni, il museo è aperto dal lunedì al venerdì, dalle 11 alle 21, gratuitamente e previa prenotazione sul sito del MACRO.
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