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In tutto il fluire di collezionismi torinesi di questi giorni, da OGR a Sandretto, passando per le rievocazioni del periodo dell’Arte Povera ad Artissima, con Deposito d’Arte Italiana Presente e Piper, lo spazio forse più audace è un museo di “Arti Decorative”, lo splendido Palazzo Madama. Perché audace? Perché con la mostra “Doppio Sogno” di Elisa Sighicelli, a cura di Clelia Arnaldi (conservatrice del museo diretto da Guido Curto) si varia la composizione di sei sale del Barocco, al primo piano, mettendo in scena un progetto specifico realizzato osservando e catturando la luce e l’architettura del meraviglioso edificio, celeberrimo per lo scalone di Filippo Juvarra.
Nessuna mostra di raccolta, dunque, ma una commissione in cui il contemporaneo si sviluppa in un dialogo lirico, poetico e soprattutto inedito. Due grandi trittici (stampati su raso) e alcune fotografie ridipinte accompagnano il visitatore tra gli specchi e gli stucchi, in un crescendo emozionale che culmina alla Veranda Juvarriana affacciata proprio sullo scalone d’onore e su piazza Castello.
Con una modalità “di cattura” delle immagini che ricorda l’Impressionismo delle visioni della Cattedrale di Rouen di Monet, Sighicelli esplora le potenzialità pittoriche e percettive del vetro e dei toni della luce “raccolta” in varie ore del giorno, dagli abbagli del mattino alle inondazioni di rame, arancio, rosso e argento del pomeriggio, dove le visioni si confondono con le luci della città. Il risultato, per certi versi, è strabiliante: ci si trova di fronte a quadri “liquidi” dai quali si scopre un’inedita prospettiva del “Palazzo delle Madame”. Visioni oniriche, ambigue, fluide, che ricordano anche un vecchissimo e splendido saggio che portava il titolo “La fotografia: illusione o rivelazione?”. E mai, come in questo caso, i caratteri sono suggestivamente mischiati. E se non avete ancora letto la nostra intervista al direttore Curto su Exibart.Onpaper 98 vi aspettiamo oggi ad Artissima, per regalarvi una copia del nostro giornale! (MB)