-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Il sonno come atto sovversivo nel sistema neoliberista. Ad AlbumArte, Roma
Opening
di Silvia Conta
A Roma, negli spazi di AlbumArte, inaugura oggi, 7 novembre, la collettiva “What is happening with sleep today?”, a cura di Lydia Pribisova, con lavori di Julia Gryboś (1988, Polonia) / Barbora Zentková (1986, Slovacchia), Martin Kohout (1984, Repubblica Ceca) e Ben Landau (1985, Australia).
«La mostra pone al centro delle sue riflessioni il dormire e il suo possibile – ma al tempo stesso impossibile – utilizzo commerciale nella società odierna, prendendo spunto dal testo dello storico dell’arte e saggista Jonathan Crary 24/7: Il capitalismo all’assalto del sonno, in aperta polemica con le disumanizzanti condizioni dettate dal neoliberismo e da una produttività no-stop, che spinge a una vita senza pause e a una sorta di “dormiveglia globale”», si legge nel comunicato stampa.
Lydia Pribisova, recentemente co-curatrice della 12ma Biennale di Kaunas in Lituania e alla sua quarta collaborazione con AlbumArte, ci ha raccontato il progetto espositivo.
Come è nata la mostra “What is happening with sleep today?” e come avete scelto gli artisti invitati?
«Il tema del sonno e del tentativo di modificarlo mi interessa da tempo. Nel 2014 ho collaborato all’organizzazione al tranzit.sk di Bratislava, sul progetto Revolution without Movement, dove si presentava l’artist lecture dell’australiano Ben Landau, che in quell’occasione ha presentato Sleeping Cells, che arriva oggi ad AlbumArte. L’artista analizza differenti gruppi di persone che rifuggono dalla dimensione dello stato di veglia, preferendo esplorare i mondi sconosciuti della propria mente dormendo. Dopo quell’incontro, ho pensato di realizzare un mio progetto sul tema e ho iniziato a documentarmi sull’argomento. Nel 2017 ho visto The Shallow Sleep of Emergency Mode, il lavoro di Barbora Zentková e Julia Gryboś, duo slovacco/polacco che vive a Berlino, che seguo da quando ha vinto il Premio Oskár Čepan (il più prestigioso per gli artisti giovani in Repubblica Slovacca) nel 2016. Nello stesso periodo ho visto anche il video Slides di Martin Kohout (artista ceco che vive a Berlino), un’opera sul lavoro notturno con il quale ha vinto il Premio Jindřich Chalupecký (il più prestigioso per gli artisti giovani in Repubblica Ceca), esposto ora ad AlbumArte».
Qual è il concept della mostra?
«Il concept ruota attorno alla domanda di come poter usufruire del tempo destinato al sonno in modo efficace, ma anche sulla pressione che pone sulla società, riguardo alla produttività e alla spinta verso un’attività, sia lavorativa che di consumo, che possa essere temporalmente più lunga possibile. Spunto centrale è il libro di Jonathan Crary 24/7: Il capitalismo all’assalto del sonno (Edizione italiana: Einaudi, 2015. Titolo originale: 24/7: Late Capitalism and the Ends of Sleep, 2013), un’acuta polemica contro le disumanizzanti condizioni imposte dal neo-liberismo, le concomitanti richieste per una produttività sempre più vigile e costante. Secondo Crary il sonno è il nostro ultimo rifugio dalla minaccia del neoliberismo, momento in cui nessuno ci può controllare. Un gesto di resistenza sottile».
Come sarà articolato, in sintesi, il percorso espositivo?
«Lo spazio centrale è dedicato all’istallazione site specific The Shallow Sleep of Emergency Mode II (2019), di Barbora Zentková e Julia Gryboś costituita da costruzioni in metallo che ricordano dei letti, con tessuti dipinti a mano che evocano lenzuola. L’assetto è da asilo notturno / dormitorio, quindi il dormire istituzionale, organizzato, sorvegliato, standardizzato. Una parte sostanziale dell’opera è rappresentata da una traccia sonora che invita gli spettatori a immergersi nei loro stessi pensieri. L’atmosfera ipnotica evoca nella nostra mente un flusso di pensiero associativo, come se ci stessimo addormentando. Nella saletta video, vedremo il film Slides (2017) di Martin Kohout, parte di un progetto di ricerca in corso sulle problematiche determinate dal lavoro notturno: le fasi del sonno, gli algoritmi, l’uso quotidiano delle tecnologie e le nostre risposte sensoriali e mentali per cercare di convivere con qualcosa che irrompe nell’equilibrio umano di sonno-veglia. Si tratta di una narrazione speculativa riguardo le comunicazioni private, le tecnologie correlate e di come Asli e Bora – che hanno orari di veglia e sonno diametralmente opposti – rimangano in contatto tra loro quando l’altro non è lì a rispondere subito; come si raccontino l’un l’altro la realtà che li circonda; come entrambi combattano e al tempo stesso risolvano tutto quello che questa condizione porta con sé. Negli altri spazi abbiamo allestito il lavoro di Ben Landau, una mappa mentale e un video che fanno parte di Sleeping Cells».
Una domanda alla Presidente e Project Manager di AlbumArte, Cristina Dinello Cobianchi: Quali saranno le mostre e i progetti che Albumarte ospiterà – o a cui prenderà parte – nei prossimi mesi?
Cristina Dinello Cobianchi:«AlbumArte lo vedo ormai come un organismo vivente, perchè anche se certe volte siamo stanche, lui sembra andare avanti da solo con quello che abbiamo seminato magari anni prima.
Il 16 dicembre presenteremo un grande progetto di cui siamo una piccola parte, ma ci teniamo moltissimo, il network internazionale Artists at Risk, e il progetto “AR: A European networkof Safe Havens”, vincitore del Creative Europe 2019, in un talk ad AlbumArte, con la partecipazione dell’artista a rischio in residenza a Roma. Gli artisti sono spesso bersaglio di minacce motivate politicamente in gran parte del mondo. Artists at Risk (AR) si dedica alla mappatura e al sostegno degli artisti perseguitati, facilitando il passaggio sicuro dai loro paesi di origine e ospitandoli nelle residenze AR-Safe Haven (Artists at risk – Rifugi sicuri).
Dal 20 al 30 dicembre al Villaggio Olimpico, a Roma, saremo partner dell’associazione romana VILLAM diretta da Anita Calà, nel progetto L’inaugurazione vincitore del bando Contemporaneamente Roma, che presenterà la performance Iailat di Iginio De Luca e l’installazione Ordine nuovo di Fabrizio Cicero.
Dal 16 gennaio 2020, invece, torneremo a parlare di donne con la giovane artista napoletana che vive a Bruxelles Anna Raimondo e la sua prima mostra personale ad AlbumArte, curata da Marco Trulli, che proporrà una selezione eterogenea di lavori in cui riscontra una costante ricerca che, partendo dalla dimensione intima, affronta questioni centrali di carattere pubblico e politico, come la questione del diritto alla mobilità o la de-costruzione d’identità di genere. Un itinerario liquido tra lavori sonori, progetti relazionali e atti performativi realizzati dall’artista in diverse parti del mondo».
Julia Gryboś, Barbora Zentková, Martin Kohout, Ben Landau
What is happening with sleep today?
A cura di Lydia Pribisova
Dal 7 novembre al 7 dicembre 2019
AlbumArte
Via Flaminia, 122, Roma
Opening: 7 novembre 2019, dalle 18.30 alle 21.00
Orari: dal martedì al sabato, dalle 15.00 alle 19.00
www.albumarte.org, info@albumarte.org