A Milano, negli spazi della Dep Art Gallery inaugura oggi, 7 ottobre (dalle 14.00 alle 20.00), l’antologica dedicata alla ricerca di Imi Knoebel (Dessau, 1940), “Pittura Colore Spazio”, curata da Giorgio Verzotti, che «presenta 27 opere realizzate dal pittore tedesco dalla fine degli anni Settanta a oggi – dalla composizione su carta Messerschnitt VI (1977) all’iconica Anima Mundi 106-3 (2019) su alluminio – delineando i diversi momenti della sua ricerca visiva», ha spiegato la galleria.
«Tra i più noti artisti devoti al minimalismo e al costruttivismo e noto a livello internazionale per un approccio minimalista al colore e alla geometria, Imi Knoebel conduce una ricerca strettamente focalizzata sulle qualità espressive della forma, della materia, della superficie e dello spazio. Giorgio Verzotti, già curatore insieme a Marco Meneguzzo della mostra “Imi Knoebel. L’idea di Europa” tenutasi al PAC Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano nel 1991, scrive nel testo critico: “Fin dall’inizio Imi Knoebel si è posto il problema della relazione fra l’opera e lo spazio, e noi italiani pensiamo subito alla lezione di Lucio Fontana, che in Germania si è propagata anche grazie ai rapporti fra il maestro italiano e il gruppo ZERO. Fra i riferimenti dichiarati da Knoebel infatti Fontana c’è, insieme a Yves Klein e Piero Manzoni, dunque il campo dell’astrazione più radicale, scelto e frequentato fin dai tempi dell’Accademia a Düsseldorf, insieme all’artista sodale Imi Giese, scomparso nel 1974. Lavoravano insieme, grati al loro professore Joseph Beuys per il suo incoraggiamento, anche se il maestro tedesco diceva che la sua propria ricerca aveva ben poco a che fare con la loro. Lavoravano da autodidatti, arrivati all’arte senza sapere bene cosa fare, racconta oggi Knoebel, ma sapendo bene in quale genealogia collocarsi”», si legge nel comunicato stampa.
«L’artista era da tempo nella sfera di interesse di Antonio Addamiano della Dep Art Gallery, dato l’orientamento verso la cosiddetta pittura analitica (ed eccezion fatta per Salvo ed altri). Dopo la collettiva “Der Zirkel” del 2017, quella che proponiamo è una sintetica antologica dell’opera dell’artista tedesco, dal collage Messerchnitt-VI del 1977 a opere realizzate nel 2019, prima della pandemia».
«Allievo di Beuys, che ha sempre sostenuto il suo lavoro anche senza condividerne la poetica, amico e sodale di Blinky Palermo, l’opera di Knoebel è una delle più intriganti ricerche sulla pittura e il suo rapporto con lo spazio, dove la pittura intesa come l’opera dipinta, la canonica superficie pittorica, viene fin dall’inizio trascesa verso l’ambiente, destrutturata, dissezionata. Infatti spesso essa diventa vera e propria occupazione di spazio, ingombro fisico, e su larga scala. Knoebel è stato un precedente sulle tendenze europee di metà anni Ottanta, sorte all’unisono con quelle americane che sono state chiamate NeoGeo».
«Positiva, ma limitata a poche mostre personali in gallerie private, e a poche presenze nelle istituzioni pubbliche. Voglio però ricordare la sua grande sala, appunto un ambiente, nella mostra “L’Idea di Europa” che abbiamo curato Marco Meneguzzo ed io al PAC di Milano nel gennaio 1991».
«Sui due piani della galleria le opere dialogano con l’ambiente a partire dalle loro dimensioni e fra di loro su rapporti cromatici, non c’è un andamento propriamente cronologico».
«Direi quelle che più decisamente ci mostrano l’intento di superare l’unicità e integrità del piano pittorico: Kinderstern del 1994, l’iconica serie Anima Mundi che mi piace particolarmente o il grande ovale Lueb del 2013».
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