Domani, primo febbraio, dalle 10.30 alle 19.00 nella sede milanese alla Dep Art Gallery inaugura la personale di Valerio Adami (1935, Bologna) “Immagine e pensiero”, a cura di Gianluca Ranzi.
«Attraverso 28 opere scelte fra tele recenti di grande formato e opere degli anni ’70, la retrospettiva documenta la vitalità della ricerca visiva di un protagonista dell’arte italiana ed europea. La mostra include una selezione di opere, viaggi, ritratti, miti greci, rappresentative di diversi momenti della ricerca di Valerio Adami, attivo già dalla fine degli anni Cinquanta nell’ambito di quella vasta tendenza artistica denominata Nuova Figurazione che, sulle ceneri dell’Informale, trovò i suoi fulcri di elaborazione in Inghilterra e negli Stati Uniti, fino a farsi largo per tutta Europa assumendo articolazioni ed esiti diversi e talvolta persino contradditori», ha anticipato la galleria.
«La vicenda internazionale di quegli anni si ritrova nelle esperienze di Adami stesso, nato nel 1935 a Bologna, e oggi residente tra Parigi, sua città d’elezione e il Lago Maggiore. Diplomato all’Accademia di Brera nel 1955 e poi in viaggio attraverso l’Europa, gli Stati Uniti, l’America Latina e l’India, Adami unisce a questi stimoli la fascinazione per la pittura di Oskar Kokoschka e di Francis Bacon, del Surrealismo e di Giorgio De Chirico, attingendo all’ondata pop inglese e americana e sviluppando presto una sua originale figurazione sintetica e frammentata, giocata su campiture piatte, definite attraverso un segno-disegno tagliente. Così Adami “ritaglia” netti contorni neri senza chiaroscuro e, come un montatore cinematografico, inserisce nell’opera parole e sigle», ha proseguito la galleria.
«Secondo la definizione del filosofo Jacques Derrida sull’arte di Valerio Adami: “un viaggio del disegno” presiede il lavoro dell’artista, caratterizzato da quella tipica deflagrazione del pensiero nell’immagine, della parola nel disegno, e viceversa. Il titolo della mostra, Immagine e pensiero, fa riferimento a questa apertura alla contaminazione tra processi mentali e inconscio, con le immagini della vita quotidiana e della cultura alta e bassa, attraverso procedimenti fotografici e filmici. Lo si nota nelle opere in mostra, nelle lettere e nelle parole alla deriva sulla tela, nelle immagini dilatate, nelle tracce iconiche, nei transfert e nelle ripetizioni. L’integrità del rigore di Adami, ha saputo fare della fertile dispersione del suo linguaggio un momento imprescindibile dell’arte internazionale» ha spiegato la galleria.
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