Massimo De Carlo inaugura oggi, 14 aprile, il suo quinto spazio espositivo: Massimo De Carlo Virtual Space, abbreviato in VSpace, che con una programmazione autonoma si aggiunge ai due spazi a Milano, a Palazzo Belgioso e Casa Corbelli-Wassermann, e a quelli di Hong Kong e Londra.
Da oggi al 30 aprile la galleria virtuale ospita la mostra “The Rob Pruitt and John Armleder Show” con opere di John Armleder e Rob Pruitt, appositamente concepita per questo nuovo spazio, e sarà accessibile al pubblico direttamente dal sito della galleria a partire dalle 17 di oggi.
«La storia della mia galleria riflette uno spirito innovativo nella scelta di spazi originali, inediti e carichi di storia in tutto il mondo. Con il nostro nuovo Virtual Space entriamo in un futuro in cui gli artisti avranno la possibilità di interagire con l’architettura con una libertà senza precedenti, mentre i collezionisti, i critici, i curatori e il pubblico avranno l’opportunità di sperimentare l’arte da casa come mai prima d’ora», ha dichiarto Massimo De Carlo alla stampa.
VSpace: come funziona?
«Massimo De Carlo Virtual Space è il primo spazio virtuale del suo genere nel mondo dell’arte: costruito con le più recenti tecnologie, VSpace è un’esperienza completa e coinvolgente – percorribile e visitabile esattamente come uno spazio reale – che ogni spettatore può godere attraverso il nostro sito web o attraverso l’hardware degli occhiali Oculus. Inoltre, grazie alla sua identità digitale, VSpace è completamente flessibile e adattabile a qualsiasi scenario espositivo: è il primo spazio architettonico che dipende dalle opere d’arte, e non viceversa», ha spiegato la galleria alla stampa.
«Massimo De Carlo VSpace è stato concepito e realizzato con la collaborazione di un gruppo di web designer e tecnici informatici utilizzando la tecnologia real-time. Il rendering 3D di realtà virtuale in real-time è in grado di processare un’enorme serie di immagini 3D ad alta velocità, permettendo allo spettatore di avere un’esperienza fotorealistica e interattiva, superando i confini tra fisicità e iperrealtà. Il risultato è un’esperienza senza precedenti in uno spazio coinvolgente che definisce una nuova modalità di fruire l’arte», ha proseguito la galleria.
Come è nata l’idea di aprire uno spazio completamente virtuale?
«L’idea ha iniziato a prendere forma a settembre del 2019, dopo aver visto lo sviluppo delle manifestazioni a Hong Kong che erano iniziate a aprile/maggio dello stesso anno.
Lì abbiamo visto in prima persona che tipo di implicazioni comportano la riduzione forzata di mobilità e socialità.
VSpace nasce in questa versione definitiva dopo un anno di lavoro e sviluppo tra galleria, programmatori e tecnici. È uno spazio nuovo, che per sua natura è flessibile e aggiornabile, concepito per adattarsi di continuo alle nostre richieste».
Nel frangente storico che stiamo attraversando e con le incertezze sui viaggi nel prossimo futuro ritiene che sia diventata una necessità? La fruizione dell’arte va verso modelli sempre più virtuali, almeno per i prossimi mesi?
«No, nulla di tutto questo è una necessità, ma è uno strumento che permette di fruire dell’arte in un’altra maniera: sicuramente nella situazione in cui stiamo vivendo è uno strumento di grande aiuto per i galleristi e speriamo una piacevole sorpresa per collezionisti e fruitori».
Vspace, si legge nel comunicato stampa, è il primo spazio di questo tipo al mondo, nell’ambito dell’arte. Quali cambiamenti pensa possa portare nella fruizione delle gallerie?
«L’esperienza della galleria virtuale ci permette di offrire un programma più vario, con un ricambio più veloce di mostre, dove gli artisti possono presentare progetti ad hoc e giocare con lo spazio in un modo che la realtà fisica non permette».
Quali sono le differenza tra VSpace e le viewing room che molte gallerie e fiere stanno approntando in questo periodo?
«VSpace è uno spazio espositivo vero e proprio, dove viene chiesto agli artisti di creare ambiance ad hoc e interagire in maniera libera con l’architettura dello spazio, cambiandola a piacimento. La nostra viewing room online, sebbene accessibile a tutti, parla principalmente ai nostri collezionisti, mentre, esattamente come avviene nel mondo fisico, le mostre di VSpace sono vere e proprie mostre in galleria, camminabili, ma virtuali.
La fiera è già di per sé un’esperienza diversa rispetto ad una mostra in una galleria, quindi la differenza si spiega da sola».
Che rapporto immaginate tra questo spazio virtuale e le vostre quattro gallerie in spazi fisici? Avrà un programma espositivo autonomo e differente?
«Sì, la sua programmazione si affianca a quelle delle altre quattro gallerie, ma con un programma autonomo, e un ricambio molto più veloce».
Perché avete scelto di inaugurare con una mostra con opere di John Armleder e Rob Pruitt?
«Con John ho inaugurato la prima mostra a Milano nel 1987, mi sembrava di buon auspicio continuare la tradizione. Rob è un grande appassionato dell’universo pop digitale, li accomuna un’analisi della relazione tra spazio e oggetto che trasportata nel mondo virtuale è una combinazione inaspettata e anche divertente».
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