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Prima delle Sabbie è il progetto espositivo di Invernomuto – il duo artistico formato da Simone Bertuzzi (Piacenza 1983) e Simone Trabucchi (Piacenza 1982) -, che inaugura oggi, 14 ottobre, come secondo appuntamento del progetto Connection Gallery curato da Massimo Mininni alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, a Roma. Nello stesso museo oggi apre anche Robert Morris. Monumentum 2015–2018, a cura di Saretto Cincinelli, la prima mostra dedicata all’artista dopo la sua morte, avvenuta nel novembre del 2018, ed espone una serie di opere realizzate da Morris negli ultimi anni della sua attività e mai esposte prima in Europa.
Con Prima delle Sabbie di Invernomuto a Connection Gallery, ha spiegato l’istituzione, «dopo il lavoro di Andrea Mastrovito, il ciclo espositivo in tre tappe avviato a giugno prosegue nell’intenzione di dare spazio al lavoro di giovani artisti, selezionati per la loro capacità di accordare la propria espressione creativa al museo e alle sue peculiarità attraverso la creazione di un’opera site-specific».
Per la Galleria Nazionale il duo Invernomuto ha voluto proseguire una ricerca particolarmente significativa nel proprio percorso: «Il Mediterraneo è da tempo il campo d’indagine di Invernomuto e l’intervento alla Galleria dal titolo Prima delle Sabbie ne rappresenta un nuovo punto di arrivo, pienamente contestualizzato all’interno del museo. L’opera restituisce una narrazione del Mediterraneo del tutto inedita, nel momento in cui gli viene assegnata una prospettiva per cui da estesa superficie marina diventa un soggetto “proteiforme”, un fiume a più foci, dove non sono più rintracciabili le coordinate del Nord e del Sud ma il mare è in reciproca comunicazione con il territorio: l’installazione di Invernomuto coinvolge l’opera Fiume con foce tripla (1967) di Pino Pascali, conservata nella collezione della Galleria», si legge nel comunicato stampa.
«Il titolo della mostra – ha proseguito l’istituzione – è un chiaro riferimento al brano e all’album L’Egitto Prima delle sabbie composti da Franco Battiato nel 1978, presenti nell’installazione in un originale riadattamento di Invernomuto, ma anche al pensiero di Georges Gourdjieff, mistico, filosofo e scrittore (in particolare, Incontri con uomini straordinari, Adelphi 1977) da cui Battiato è stato sua volta fortemente ispirato. Esiste, per Gourdgieff, l'”Egitto pre-sabbia” come luogo di un’antica civiltà anteriore a quella egizia e depositaria di un’ancestrale ed essenziale sapienza, dove la sabbia è la metafora di un modo di vivere degli uomini in connessione tra loro e con l’universo che è stato sepolto dal tempo ed è – quasi – inattingibile nella nostra moderna e tecnologica società».
Abbiamo posto alcune domande sul progetto espositivo a Massimo Mininni e a Invernomuto.
La mostra è la seconda del progetto Connection Gallery, potete ricordarci di che tipo di progetto si tratta?
MM: «La Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea affida a un curatore/curatrice il compito di presentare un progetto elaborato da uno o più artisti da loro liberamente scelti. Lo spazio che il museo mette a disposizione per queste mostre è una grande sala architettonicamente molto connotata. Un lato è interamente occupato da grandi finestre da cui entra moltissima luce, la parete di fronte è scandita da lesene, mentre il soffitto, altissimo, è caratterizzato da volte a vela. La sala è al centro del museo e collega le due grandi aree espositive.
Gli artisti invitati sono tenuti a confrontarsi con questo spazio modificandone la percezione attraverso la loro esperienza artistica. Il loro intervento trasforma dunque lo spazio architettonico e la luce che vi abita».
Da oggi la sala sarà occupata da un lavoro del duo Invernomuto. Come si colloca nella vostra ricerca?
I: «Il progetto si colloca nel ciclo Black Med, lanciato nel 2019 in occasione di Manifesta 12 e in continua evoluzione. Black Med è un progetto di ricerca sul Mediterraneo contemporaneo e le sue complesse rotte; ci interessano i suoni e le musiche che lo attraversano e finora si è manifestato in termini performativi (attraverso una serie di listening session, di cui presenteremo a fine novembre il quarto capitolo, all’interno del performance programme della Biennale di Venezia) – ed espositivi, come la recente mostra MED T-1000 a Pinksummer, a Genova».
Il ciclo di mostre Connection Gallery è collocato in una zona precisa del museo e in questo progetto espositivo assume un significato particolare, quale?
I: «Prima delle Sabbie nasce anzitutto da un inevitabile confronto con il luogo che la ospita: non solo una sala stretta, altissima, lunghissima e con doppia esposizione – ma anche la collezione della Galleria Nazionale e l’ambiente esterno alle finestre. La mostra è pensata per essere attraversata e varia assieme al cambiamento della luce esterna, a sua volta addomesticata da una serie di fari agli ioduri metallici posizionati all’esterno dello spazio.
La mostra include e rilegge un importante pezzo della collezione della galleria Nazionale: Fiume con Foce Tripla di Pino Pascali (1967), che occupa l’intera lunghezza della sala. La foce del fiume di Pascali guarda a un Mediterraneo contemporaneo e indaga la soglia tra acqua e sabbia: «là dove il deserto giunge al mare, il mare perde qualcosa della sua particolarità», come suggerisce Predrag Matvejevic nel suo Breviario Mediterraneo».
Quali saranno i prossimi appuntamenti di Connection Gallery?
MM: «Il prossimo è stato affidato a Lucrezia Longorbardi che ha invitato gli artisti Carlo e Fabio Ingrassia e Eugenio Tibaldi».
Invernomuto
Prima delle Sabbie
A cura di Massimo Mininni
Dal 15 ottobre 2019 al 12 gennaio 2020
Connection Gallery
Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea
Viale delle Belle Arti 131, Roma
Opening: 14 ottobre 2019, dalle 19.00 alle 21.00
Orari: dal martedì alla domenica, dalle 8.30 alle 19.30 (lunedì chiuso)
lagallerianazionale.com, gan-amc@beniculturali.it