-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
A Milano, negli spazi della Prometeo Gallery Ida Pisani inaugura oggi, 17 giugno (dalle 11 alle 23), “It Begins with You and Me“, la seconda personale di Edson Luli (1989, Scutari, Albania) in galleria.
La mostra, visitabile fino al 30 luglio e accompagnata da un testo di Elsa Barbieri (potete trovarlo qui), presenta al pubblico «un nuovo corpus di opere che si avvicina alla molteplicità (in)coerente e vibrante che è parte della vita contemporanea», di cui abbiamo parlato con l’artista nell’intervista qui sotto.
Intervista a Edson Luli
“It Begins with You and Me“ è la tua seconda mostra alla Prometeo Gallery, quale nucleo di opere sarà presentato?
«”It Begins with You and Me” arriva dopo “This Exhibition Will Have a Title Soon” (2017) e la mostra virtuale “I don’t Know. Let’s see!” (2020) e l’ho immaginata perché influenzasse
Quali aspetti della tua ricerca emergono, in particolare, dalle opere in mostra?
«La mostra è innanzitutto un terreno fertile di stimoli che mettono lo spettatore nella condizione di confrontarsi con se stesso e decidere se entrare nelle opere, partecipando al loro stato di concentrazione, o guardarle nel vortice del qui e ora. “Possiamo allora leggerle come un insieme di schemi concettuali di valenza preparatoria e istruttoria diretti a successivi esperimenti behavioristici” – ha scritto Elsa Barbieri per suggerire che le opere iniziano ogni volta un dialogo, sempre diverso e mai mera copia, con le azioni di chi guarda, attivando il tempo, lo spazio e la presenza corporea dello sguardo. Ecco, questa modalità appartiene intrinsecamente alla mia ricerca, che mi spinge sempre verso la realizzazione di opere che chiedono di essere vagliate sotto lo spettro delle percezioni, lasciando che si cortocircuitino una a una le molteplici realtà sovrapposte che ci ingabbiano in cose interessanti, ma nemmeno lontanamente vere, frutto di un condizionamento socio-antropologico che si manifesta nella nostra quotidianità».
Puoi indicarci un paio di lavori particolarmente significativi per questo percorso espositivo?
«Le opere esposte sono a tutti gli effetti quadri di riferimenti contemporanei che, singolarmente e nell’insieme, impongono un processo di memoria e di critica del presente. It takes two to know one e Fragmented chairs produce fragmented thoughts sono il risultato di un’interazione tra idea e azione. Non riproducono il quotidiano ma sottolineano le dinamiche relazionali di cui partecipano e, innestando un dubbio, stimolano un “ri-arrangiamento critico e personale di elementi e relazioni”.
organism-as-a-
Puoi ricordarci, in estrema sintesi, la tua poetica?
«La mia poetica si colloca nel margine più o meno stretto, ma densamente ricco di possibilità, che si apre nel vasto campo della percezione della realtà da parte dell’individuo in relazione all’ambiente, al tempo, agli stimoli esterni e ai modelli di pensiero veicolati dai mass media. Non promuovo mai una visione esclusiva dettata da un punto di vista isolato, cerco anzi sempre di proporre e attivare una modalità di partecipazione che lascia che lo spettatore usi il proprio corpo, tutti i suoi sensi, per confrontarsi con se stesso, per chiedersi come e perché, non cosa significhi. Le opere, installative, fotografiche, video o neon, fungono da stimolatori e mi permettono di osservare cosa accade dall’interazione tra l’individuo – con tutti i suoi sensi appunto – e l’opera. Si generano sempre e così tanti nuovi significati, talvolta anche in contraddizione con senso comune: io cerco di sondare come si apprendono, o li si modifichi e li si adatti ognuno a se stesso. Questa mia indagine si muove in un punto ben preciso: l’intersezione tra ontologia ed epistemologia, ovvero dove soggetto guardante e soggetto guardato entrano in relazione, si influenzano e, inevitabilmente, iniziano a dipendere l’uno dall’altro. Elsa ha scritto che “dove, con estrema precisione, seziono lo spazio e il tempo… il dubbio viene”. Ecco per me è importante creare degli schemi concettuali di valenza preparatoria e istruttoria al dubbio e alla genesi di percezioni, astrazioni, concetti e modelli mentali: questa è l’urgenza della mia poetica in un’epoca in cui in gioco c’è la ridefinizione consumistica dei rapporti, e a farne le spese è l’individuo».
Quali progetti espositivi hai per i prossimi mesi?
«Parallelamente a “It Begins with You and Me”, che resterà aperta al pubblico fino al 30 luglio, avrò un lavoro esposto nello spazio Concordia 11, dove continua la collaborazione tra Prometeo Gallery Ida Pisani e Viafarini, e insieme sarò a Vaasa nello spazio Black Box Genesis con “Back and Forth, Again“, la mia prima mostra in Finlandia insieme all’artista Erjola Zhuka (1986, Durrës, Albania)».