Al CAMeC Centro Arte Moderna e Contemporanea della Spezia inaugura oggi, 28 ottobre, la mostra dedicata a Jacques Toussaint (1947, Parigi) “Arte e design nel Golfo dei Poeti 1967 | 1987”, a cura di Giosuè Allegrini e Marzia Ratti. Attraverso una sessantina di opere il museo omaggia l’artista-designer francese, residente in Italia ormai da più di cinquant’anni, che per la mostra ha realizzato un’installazione ambientale site specific: Galassia CAMec/JT-840X675 H500 SP – Souvenirs de la terre.
L’opera, ha anticipato l’istituzione, «è composta da elementi illuminanti al neon blu e una proiezione video, suggerisce una presa di posizione portatrice solo di ricordi positivi. Un modo discreto e personale di Toussaint di prendere le distanze dalla propria realtà per non imporre una visione autoreferenziale del proprio mondo».
“Jacques Toussaint. Arte e design nel Golfo dei Poeti 1967 | 1987”, promossa dal Comune della Spezia e prodotta dal CAMeC con la collaborazione di Piccolo Museo del progetto e Kumo Design – ha anticipato il museo -, «documenta il lavoro prodotto da Toussaint nel ventennio di soggiorno a Lerici tra gli anni Sessanta e Ottanta, nel vivacissimo clima culturale del famoso borgo ligure, frequentato da personalità della cultura e dell’arte come Attilio Bertolucci, Valentino Bompiani, Silvio Coppola, Vico Magistretti, Giorgio Soavi, Mario Spagnol, Mario Soldati».
La mostra, ha spiegato Giosuè Allegrini nel saggio pubblicato nel catalogo che la accompagna, «rende un doveroso omaggio ad un artista francese di valenza internazionale. Un artista nato a Parigi nel 1947, capitale dove si diploma all’École Nationale Supérieure des Beaux-Arts. Un artista, che opera da oltre mezzo secolo nel campo delle ricerche visuali e funzionali, che ha vissuto gran parte della propria esistenza in Italia, di cui un ventennale (a cavallo fra gli Anni Sessanta e Ottanta) proprio nel Golfo dei Poeti ed in particolare a Lerici, fulgida gemma rivierasca della provincia della Spezia. Un particolare sodalizio sentimentale e culturale, quello che anima il rapporto di Toussaint con la Liguria, foriero di numerosi spunti creativi, sia in ambito artistico sia nel settore del design, ossia le sue due anime primigenie»
«L’esposizione – ha proseguito il museo – si concentra in particolare sulla prima mostra di arte e design dal titolo “Le due realtà”, organizzata da Toussaint al Castello di Lerici nell’estate del 1969, originale confronto dialettico intorno al tema dell’uso della tecnologia e dei nuovi materiali che le ricerche industriali stavano mettendo a disposizione del mondo della produzione e anche delle arti. Da una parte gli artisti che guardavano con interesse all’uso dei nuovi materiali e delle tecniche più avanzate – Campus, Carabba, “Contenotte” (Facchini), Grignani, La Pietra, Munari, Prina, Vallé –, dall’altra chi pur utilizzandoli li connotava di valenze esistenziali, ironiche o antitecnologiche – Fomez, Germán, Ilacqua, Mazzucchelli, (Miles) Mussi, Mondani, Raffo, Ramosa, Toussaint. Tutti i nomi presentati sono in quel momento parte attiva di un panorama in ebollizione che produce risultati sorprendenti in vari campi: da quello più eclatante di Bruno “Contenotte”, che per le sue ricerche sugli effetti ottici sarà chiamato a collaborare per lo strabiliante finale di 2001 Odissea nello spazio di Stanley Kubrick, alle copertine della collana di fantascienza dei Penguin Books disegnate da Franco Grignani».
Uno degli aspetti fondamentali per comprendere il percorso espositivo è evidenziato da Giosuè Allegrini nel saggio in catalogo: «l’approccio dell’artista francese al Design e al funzionalismo è molto più singolare ed intellettualmente intrigante di quanto non si possa immaginare proprio perché governato da una straordinaria visambientale, un’inclinazione architettonica e spazio-immersiva con pochi eguali e tale da rendere il relativo fruitore del prodotto-oggetto non tanto semplice osservatore-manipolatore-utilizzatore, ma anche e soprattutto protagonista del continuo incontro tra tecnologico e immaginativo, tra poietico e ludico, da cui può derivare un impulso stimolatore assai più congeniale alle intenzionalità dell’artista stesso all’interno della società».
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