Da un mio recente focus sulla scena artistica emergente in Italia, sono emersi dei filoni di ricerca ricorrenti. Dalla ricerca artistica ibridata alle tecno-scienze alla genetic art; dal rapporto fra corpo e potere, informazione e potere ai queer studies e gender studies; dalla relazione del soggetto con la propria esistenza, con la memoria individuale e collettiva, con le proprie emozioni e sentimenti al concetto del collettivo, sul modo di costruire una comunità che vada oltre l’individualismo e i particolarismi. Dalla riflessione sul tempo, inteso come flusso, continuità incessante di mutazioni e transitorietà alle istanze ecologiste. Proprio a quest’ultimo ambito appartiene il percorso culturale e artistico intrapreso, orma da tempo, da Jernej Forbici, un interessante artista sloveno classe 1980 che, attraverso il linguaggio della pittura, spesso innestato con quello installativo, racconta e denuncia i soprusi compiuti dall’uomo nei confronti della natura. Dall’innalzamento continuo dei livelli di CO2 nell’atmosfera all’inquinamento dei mari e dei suoli, dai cambiamenti climatici alla cementificazione esasperata. L’”invasione” dell’uomo è per Forbici la causa principale dei danni ambientali e, al riguardo, la sua denuncia è tanto lirica quanto esplicita.
Il progetto espositivo allestito da oggi negli spazi di Romberg a Latina intende interrogare, pertanto, ancora una volta la questione ecologica e, in questo caso, le modificazioni dell’ambiente-terra quale risultato della cultura, della civiltà, della storia. Lungo le sale accade di imbattersi così in un’opera pittorica di grande formato con un paesaggio tagliato quasi a metà, diviso tra verde (costruito dai pini marittimi e ulivi) e da una natura morta allestita con pezzi di tronchi tagliati. E ancora, un altro grande dipinto è abbinato a un’installazione a forma di cubo in vetro che include le ceneri di carbone e altre sostanze nocive e piante ormai estinte.
Questi evocati da Forbici sono spazi scanditi per tracce pittoriche e sequenze installative dove natura e uomo si incontrano, e dove il loro incontro determina una tensione che genera uno spostamento dell’attenzione da una condizione individuale a una collettiva che interessa tutti noi. Nessuno escluso. Le sue composizioni tra armonia e caos, istinto e ragione, quiete e tempesta richiamano alla mente del visitatore una specie di codice rosso che indaga nei secoli per affrontare l’urgenza del prossimo domani. «Oggi l’uomo moderno – ha dichiarato recentemente l’artista sloveno – sta vedendo “il dopo”. E come ha detto Adorno é oggi che l’arte deve riflettere e reagire contro di questo. Con la massima urgenza, l’uomo contemporaneo deve riflettere sulla grande idea del progresso, ribellarsi contro il pensiero che la natura è solo una riserva di materie prime da sfruttare senza cautele e senza rispetto per i suoi equilibri. Il ruolo dell’artista, oggi, può caricarsi di ulteriori responsabilità: non solo sensibilizzare il pubblico intorno a problemi specifici, ma mantenere vitale la capacità di leggere e apprezzare, in generale, la verità e l’equilibrio che la natura e la storia hanno consegnato all’umanità». (Cesare Biasini Selvaggi)
In alto: Jernej Forbici, Grand Tour, Garigliano, 30x80cm, acrilico e olio su tela, 2017
In homepage: Jernej Forbici, Quod non mortalia pectora coges, auri sacra fames, 235x160cm, acrilico e olio su tela, 2017
INFO
Opening: ore 17.30
Jernej Forbici. Prima del dopo
dal 19 ottobre al 29 novembre 2017
Romberg Arte Contemporanea
viale Le Corbusier 39 / Torre Baccari / ground floor / Latina
tel. (+39) 0773 604788 – info@romberg.it
orari: martedì-sabato / 17-20 / lunedì e mattina solo su appuntamento