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Kasper Bosmans alla Fondazione Arnaldo Pomodoro. Le parole di Eva Fabbris
Opening
di Silvia Conta
A Milano, alla Fondazione Arnaldo Pomodoro, inaugura oggi il primo appuntamento appuntamento del nuovo ciclo espositivo delle Project Room, affidato per il 2021 a Eva Fabbris, guest curator.
Project Room è un “osservatorio” dedicato ai più recenti sviluppi del panorama artistico internazionale e la numero 13 presenta l’intervento site-specific di Kasper Bosmans (1990, Lommel, Belgio) “A Perfect Shop-Front” (fino al 14 maggio), in cui l’artista porta «temi socio-politici, elementi appartenenti a contesti socio-culturali diversi e una riflessione su istanze strettamente contemporanee vengono traslati in dipinti, installazioni e oggetti eleganti, arguti e ironici, che raccontano e teorizzano moderne mitologie, nel tentativo – tra concetto e materia – di elaborare nuovi modi di raccontare il sapere», ha spiegato la Fondazione.
Nei prossimi mesi Project Room ospiterà un lavoro di Nevine Mahmoud e Margherita Raso, con un intervento di Derek MF Di Fabio.
L’apertura inaugurale di oggi è dalle 11 alle 20. L’ingresso è sempre libero e consentito a un massimo di 5 persone alla volta. È consigliata la prenotazione a questo link (i visitatori muniti di prenotazione avranno accesso prioritario).
Intervista a Eva Fabbris, curatrice della programmazione 2021 della Project Room
Quale sarà il filo conduttore che unirà la programmazione 2021 della Project Room?
«Gli artisti scelti per la programmazione 2021 della Project Room sono molto diversi tra loro: se c’è un filo che li lega è la dimensione esistenziale che connota il loro operare. Ho ritenuto fosse corretto interpretare l’invito di questa ‘casa della scultura’ che è la Fondazione Pomodoro ampliando la ricerca a pratiche differenti, di modo tale che l’insieme delle due Project Room desse un pur parzialissimo panorama delle più interessanti ricerche attorno al medium oggi. Le due mostre, dunque, sono molto diverse tra loro.
Questa prima Project Room è una personale che consiste in un intervento spiccatamente site-specific. La seconda, sarà un incontro tra opere delle due scultrici Nevine Mahmoud e Margherita Raso, attorno al quale Derek MF Di Fabio sta concependo una sorta di audioguida. Il tema sarà in questo caso quello della presenza e dell’assenza dei corpi».
Per il primo progetto è stato invitato Kasper Bosmans. Come è nata la collaborazione con lui? Che temi tratterà e che cosa vedremo?
«È stato Roger Hiorns, un artista di cui stimo grandemente il lavoro, a parlarmi per la prima volta del lavoro di Kasper Bosmans. È per questo che la piccola pubblicazione che Fondazione Pomodoro promuove in occasione della Project Room è dedicata a una conversazione tra Bosmans e Hiorns, da cui emergono dei punti di vicinanza tra le due pratiche, come ad esempio l’interesse condiviso da entrambi per la storia della cultura.
Bosmans ha accettato l’invito a concepire una mostra per la Project Room prima dell’esplosione dell’emergenza sanitaria. Quando abbiamo capito che il suo progetto avrebbe potuto prendere corpo e aprire al pubblico durante un periodo così complesso, abbiamo deciso di includervi una riflessione sul presente. La mostra inventa un ambiguo punto di contatto tra dimensione pubblica e privata, facendo così i conti, anche se in maniera indiretta, con la riduzione drastica di esperienze di condivisione dello spazio urbano e sociale».
Potete raccontarci, brevemente, la sua ricerca in generale?
«Il lavoro di Bosmans intreccia riferimenti alla storia dell’arte e della cultura con temi di attualità socio-politica, sintetizzandoli in meticolose raffigurazioni simboliche che vengono inserite in environment immersivi. Le vicende che analizza – miti, racconti popolari e eventi recenti, sono traslati nel suo personalissimo lessico visivo che attinge alle stilizzazioni tipiche dell’araldica. L’alterazione della natura da parte dell’uomo è uno dei suoi temi d’indagine ricorrenti. Per esempio il fregio dipinto Wolf Corridors & Stamp Forest (2020), incluso nella Project Room, racconta per simboli un problema di ecologia: quello degli animali migratori, in salvo nelle riserve naturali ma impossibilitati a migrare, come fanno da millenni, a causa della gran quantità di arterie autostradali che tagliano in lungo e in largo le foreste d’Europa. Nella mostra alla Fondazione Pomodoro, quest’opera assume un ulteriore significato di riflessione sul tema dei confini politici e dell’impossibilità allo spostamento».
Una domanda per la Fondazione: quali saranno i prossimi progetti (espositivi e non) della Fondazione?
«Dopo Kasper Bosmans, lo spazio espositivo di Via Vigevano 9 ospiterà in autunno una seconda Project Room a cura di Eva Fabbris, con protagoniste Nevine Mamhoud (Londra, 1988) e Margherita Raso (Lecco, 1991), in un display di Derek MF Di Fabio (Milano, 1987).
Possiamo poi ricordare che fino al 27 giugno sarà aperta al Castello Campori di Soliera (Modena) la mostra “Arnaldo Pomodoro. {sur}face“, a cura di Lorenzo Respi, organizzata con la collaborazione della Fondazione e dedicata all’esperienza teatrale dell’artista. Questa mostra, così come le altre iniziative alle quali stiamo lavorando, nasce dalla volontà di diffondere il patrimonio della Fondazione attraverso la collocazione in luoghi pubblici di opere della nostra Collezione, in questo caso il monumentale Obelisco per Cleopatra (1989-2008) che per i prossimi tre anni svetterà nella piazza del Castello. Diffondere l’arte sul territorio – favorendo l’accessibilità del pubblico e creando occasioni di incontro reale e duraturo tra le persone, l’arte e il territorio – è la linea culturale che Fondazione sta intraprendendo ormai da alcuni anni, e che nei prossimi mesi vedrà per esempio la collocazione di opere della nostra Collezione negli Horti dell’Almo Collegio Borromeo di Pavia, nel cortile di Palazzo Borromeo a Roma, nella Collezione Farnesina di Roma e nel Museo del ‘900 di Milano».
[…] affidato per quest’anno alla guest curator Eva Fabbris (che in merito avevamo intervistato qui, ndr)», ha ricordato la […]