Con “What I Saw on the Road” l’icona del contemporaneo Kiki Smith trasforma Palazzo Pitti nel centro di una nuova e personale cosmografia: da questa sera un percorso in sette sale presenterà gli esiti più recenti della ricerca dell’artista attraverso una quarantina di lavori, tra opere su carta, sculture e dodici arazzi. La mostra, a cura di Eike Schmidt e Renata Pintus, è la prima personale dell’artista in un’istituzione pubblica italiana e segna una nuova tappa della decisa apertura delle Gallerie degli Uffizi – e dei musei afferenti – all’arte contemporanea, che la settimana prossima vedrà anche l’inaugurazione di un’ampia retrospettiva su Antony Gormley. “What I Saw on the Road” si configura, inoltre, come il terzo capitolo di un ciclo di grandi progetti espositivi dedicati alle protagoniste della ricerca contemporanea, con Maria Lassnig nel 2017 e Maria Lai nel 2018.
Abbiamo posto alcune domande a Renata Pintus, che ci accompagna dalla scoperta della mostra di Kiki Smith, in attesa del taglio del nastro.
Che tipo di mostra è “What I Saw on the Road” e come è strutturato il percorso espositivo?
«”Kiki Smith. What I Saw on the Road” è una mostra monografica che raccoglie una selezione della produzione più recente dell’artista, comprensiva di opere su carta, sculture in alluminio, bronzo, argento, legno e di dodici arazzi tessuti con telaio Jaquard elettronico, per un totale di poco meno di quaranta pezzi. Nonostante Kiki Smith abbia esposto in Italia in diverse occasioni in gallerie private e mostre collettive ed abbia più volte partecipato alla Biennale di Venezia, è questa la prima volta in cui una sua mostra personale è ospitata nella cornice di un’istituzione pubblica. Il percorso, che si snoda in sette sale all’interno dell’Andito degli Angiolini, testimonia l’ultima svolta della ricerca dell’artista: dall’indagine sofferta e quasi ossessivamente anatomica sul corpo femminile, la sua riflessione si è infatti allargata a considerare le esperienze e le presenze animate e inanimate con le quali quotidianamente ci capita di interagire, ciò che appunto possiamo vedere per la strada, e la continuità biologica e spirituale che tiene avvinto in un unico destino l’intero universo naturale, uomo compreso. In ciascuna sala, lo spettatore vedrà i protagonisti di questa cosmografia contemporanea rincorrersi e mutare continuamente sostanza, dai disegni e incisioni su carta nepalese – la cui consistenza e il cui colore pallido ricorda quello della nostra pelle e primo luogo sul quale Kiki trascrive le figure che abitano il suo vasto immaginario – alle sculture fragili e preziose, fino ai monumentali arazzi multicolori: lupi, cerbiatti, conigli e animali notturni sui quali è facile trasporre caratteri, passioni e paure umane, intrighi di boschi fatati e incantevoli ma pieni di ostacoli, stelle, pianeti e perfino i loro fantastici ed elegantissimi abitanti ci ricordano la vulnerabilità e la precarietà della condizione umana rispetto alla complessità della vita, con un tono spesso fiabesco che della fiaba ha soprattutto la capacità di evocare luoghi archetipici e toccare quindi le corde più sottili delle nostre precarie esistenze
L’universale anima mundi che pervade questi oggetti fatti con una straordinaria manualità e con vero amore per il mestiere è un antidoto prezioso contro una realtà spesso sgarbata e disarmonica».
Come è nato il progetto con Kiki Smith?
«Il progetto è in realtà il terzo episodio di quello che può ormai considerarsi come un ciclo dedicato a grandi protagoniste dell’arte del presente, che celebra il fondamentale contributo della creatività femminile al linguaggio dell’arte contemporanea: dopo Maria Lassnig nel 2017 e Maria Lai nel 2018, la scelta è caduta quest’anno su un’artista considerata una vera icona dell’arte femminista, anche se con questi ultimi lavori esprime un femminismo meno esplicito seppur non meno rivoluzionario che racconta della capacità – tutta femminile – di prestare attenzione e di indagare la realtà con sguardo consapevolmente poetico, di sanare le lacerazioni, di ricucire e trovare connessioni e relazioni».
Come si inserisce questa mostra nella programmazione di Palazzo Pitti? Quali saranno i prossimi progetti espostivi?
«La presenza di Kiki Smith si inserisce in primo luogo nell’ambito di una netta apertura da parte delle Gallerie degli Uffizi nei confronti della grande arte internazionale dei nostri giorni, che riguarda la programmazione di tutti i musei afferenti alle Gallerie. Si chiuderà innanzitutto tra qualche giorno “Flora Commedia”, la personale di Cai Guo Qiang in dialogo con i capolavori del Rinascimento: mi piace ricordare a questo proposito che Kiki Smith ha esposto tra 2010 e 2011 la sua installazione “Color Still” proprio nel museo temporaneo UMoCA frutto del “riadattamento” di Cai Guo Qiang a sede espositiva delle arcate del ponte San Francesco a Colle Val d’Elsa in occasione della manifestazione “Arte all’arte” promossa da Associazione Continua, e che proprio a seguito di quell’esperienza ha voluto donare, nel 2014, ai comuni di Colle Val d’Elsa, San Gimignano e Poggibonsi tre delle sue “Girl”. Tra pochi giorni, il 26 febbraio, aprirà al pubblico nell’Aula Magliabechiana del complesso vasariano degli Uffizi un’ampia retrospettiva dedicata ad Antony Gormley, altro profondo indagatore del posto dell’uomo nel più ampio schema delle cose.
Sempre sul fronte femminile invece, la sala del Fiorino, all’interno di Palazzo Pitti, ospiterà dagli inizi del mese di marzo “Lessico femminile. Le donne tra impegno e talento 1861-1926”, con un’appendice presso la Galleria d’Arte Moderna: una riflessione artistica e storica sul contributo che il talento e l’impegno delle donne nell’arco cronologico individuato hanno saputo portare in tanti ambiti del sapere e del lavoro». (Silvia Conta)
In alto: Kiki Smith, Earth, 2012, arazzo jacquard (edizione di 10), Edito da Magnolia Editions, © Kiki Smith 2012, courtesy dell’artista e di Pace Gallery
In home: Kiki Smith Guide 2012, arazzo jacquard (edizione di 10)
Edito da Magnolia Editions © Kiki Smith 2012, courtesy dell’artista e di GALLERIA CONTINUA, San Gimignano / Beijing / Les Moulins / Habana
Kiki Smith
“What I Saw on the Road”
a cura di Eike Schmidt e Renata Pintus
dal 16 febbraio al 2 giugno 2019
Palazzo Pitti
Piazza de’ Pitti 1, Firenze
Opening: 15 febbraio 2019
Orari: da martedì a domenica, dalle 8.15 alle 18.50
www.palazzopitti.it