L’estate scorsa sulla stampa italiana sono comparsi annunci di questo tipo: “Cercasi, tra Venezia e il Veneto, Roma, Napoli e Capri opere non conosciute di Konrad Mägi”. A lanciare l’appello, accolto anche
sulle nostre pagine, è stata l’Ambasciata della Repubblica Estone a Roma, per conto del Museo Estone d’Arte di Tallin, capitale dell’Estonia. «Siamo convinti che in qualche casa privata ci siano ancora opere del nostro artista. Magari ignorate e abbandonate», spiegava Celia Kuningas-Saagpakk, ambasciatrice della Repubblica Estone in Italia. «Il nostro Museo Nazionale sta catalogando tutta l’opera di Mägi ed è perciò interessato a far riemergere questo patrimonio. Le tele ovviamente resteranno nelle mani dei possessori. Ciò che questa “caccia al tesoro” si pone come obiettivo è di poterle conoscere e, se necessitano di cure, poterle restaurare. Il restauro sarà naturalmente a totale carico dell’Estonia che, in cambio, potrebbe chiedere di prestarle alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma per essere inserite nella grande mostra di ottobre». Si calcola, infatti, che Mägi abbia realizzato circa 400 dipinti ma finora, a essere noti, sono appena la metà. Da qui l’esigenza di far emergere e documentare i suoi lavori ancora sconosciuti. Di certo si sa che tra il 1921 e il 1922, l’artista viaggiò tra Roma, Venezia e Capri, i cui scorci, insieme alla luce, alla vitalità, al fascino della storia dell’arte italiana, devono certamente averne ispirato la sensibilità e l’inquietudine baltica.
E siamo arrivati all’inaugurazione di questa mostra annunciata. Oggi alla Galleria Nazionale scopriremo se gli appelli estivi, quasi sul modello di “Chi l’ha visto?”, abbiano sortito o meno qualche risultato. Ma ciò che più conta, tuttavia, è che questa prima ampia retrospettiva europea allestita a Roma sarà, per i più, una clamorosa scoperta perché l’artista in questione, singolare per vicende personali e per la sua pittura, è certamente tra i più “eccentrici” protagonisti dell’arte europea nel fatidico ventennio intorno alla prima guerra mondiale. La sua pittura sconvolgente, vulcanica nell’esplosione del colore, è quella di un animo profondamente tormentato, che aveva interiorizzato la concezione dell’artista come genio, graziato da doni speciali, condannato a percorrere la sua strada in solitudine, come un martire o un profeta. Mägi, che era un uomo distinto, molto attento alle forme, elegante, non a caso si descrisse come un “nano soffocato dalla solitudine”: incapace di fare nulla se non prendere un pennello. Puntando sul colore per dipingere quadri che dovevano trasmettere allegria, positività, gioia, annullando la paura del passare del tempo e il dissolversi della bellezza.
Nato nel 1878, e scomparso prematuramente nel 1925, Konrad Mägi si formò tra San Pietroburgo e Parigi, seguì le correnti fauve ed espressioniste e, oggi, è considerato tra i più influenti artisti del Novecento di area baltica. Uomo fortemente irrequieto, problematico, instabile, fu un punto di riferimento per i modi rappresentativi estoni, venne ostracizzato durante la Seconda Guerra Mondiale e nell’immediato dopoguerra, prima dai comandi tedeschi e poi dalle forze sovietiche, che ordinarono la rimozione di ogni sua opera dai musei, avviando una campagna di denigrazione e osteggiamento durata fino alla seconda metà degli anni ’50. La sua figura fu completamente riabilitata solo nel 1978, quando a cento anni dopo la nascita è stata riconosciuta l’importanza della sua ricerca. (Cesare Biasini Selvaggi)
In alto: Konrad Mägi: Motivo romano. 1921–1922, Olio su tela. 53,6 × 66,8. Museo nazionale d’arte, Estonia
In home page: Konrad Mägi: Rovine a Capri. 1922–1923, Olio su tela. 52 × 67,2 Museo nazionale d’arte, Estonia
INFO
Konrad Mägi
Opening: ore 18.30
apertura al pubblico: dal 10 ottobre 2017 al 28 gennaio 2018
Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea
Viale delle Belle Arti 131 – Roma
lagallerianazionale.com
orari: dal martedì alla domenica, dalle 10.00 alle 18.00