Queste parole potrebbero sembrare alquanto oscure a chi non conoscesse già la sua ricerca.
Che parte da una raccolta di manufatti o reperti naturali insoliti, rari, spesso pertanto anche preziosi, collezionati negli anni e conservati nel suo studio. Che immagino come una specie di “wunderkammer 2.0”. “Non consumati dagli sguardi”, come lui stesso li ha definiti. Finché non decide di trasformarli in lavori attraverso interventi, il più delle volte, minimi. Kronenberg pone questi oggetti a contatto reciproco, quasi a innescare una reazione chimica, una mutazione alchemica, oppure una naturale inclusione od occlusione che li legherà in maniera indissolubile. Irreversibile. In una soglia liminare tra natura e artificio, tra materia ed essenza, tra verità ontologica e coscienza soggettiva. Il cui esito formale è il conseguimento di una nuova identità dei materiali utilizzati. Per fare qualche esempio, penso a Untitled, il grande cristallo di rocca smerigliato in forma prismatica sul quale è stata inserita una perla nera barocca a goccia. Ma anche a L’antinomia di Capitan Blicero, il corno d’alce che ricorda la morfologia di una mano con l’innesto di una piccola protesi, cioè di un ditale in argento. Oppure a Escoriazioni antropologiche 6, 7, 8, 9, composta da quattro spugne marine, il cui odore si mescola con un’essenza commerciale appositamente applicata. Sempre dall’ambiente marino proviene, poi, il dente di capodoglio di Mai menzionato in un tono superiore al sussurro, annerito da un sottile strato di fuliggine ottenuto dalla consunzione di una candela molto grassa. E, ancora, la bolla di vetro contenente la pelle di un muflone islandese. Tutte opere nelle quali mi sono imbattuto nell’ultima personale dell’artista allestita a Roma, presso la galleria di Sara Zanin.
Da Renata Fabbri ci attende da oggi, invece, una serie di opere inedite realizzate appositamente per l’occasione. Sculture e disegni su carta che ne anticipano o ne seguono le sorprendenti forme. Con lavori che, come di consueto, in gran parte sono adagiati a terra, evitando quindi l’aggiunta di supporti o sostegni, per concedere agli oggetti di abitare e vivere lo spazio e il tempo in completa libertà. E di agire e stimolare l’inconscio dello spettatore seducendolo, spiazzandolo, comunque relegandolo a una condizione di incertezza e di impotenza di fronte alla natura, all’ingovernabilità dei suoi fenomeni. Dove l’esigenza storica dell’uomo di catalogare la natura, di ordinarla, razionalizzarla, si scontra ancora una volta con la sua incapacità di possederla. (Cesare Biasini Selvaggi)
INFO
Opening: ore 18.30
Giovanni Kronenberg
dal 26 settembre al 11 novembre 2017
Renata Fabbri arte contemporanea
via A. Stoppani, 15/C – Milano
orari: martedì – sabato 11.00-13.00 / 15.30-19.30 (lunedì su appuntamento)
info@renatafabbri.it – tel. +39 02 91477463
quotazioni opere: da 1.500 a 20.000 euro