«Il tatto è il senso che guida ogni scultore nelle varie fasi realizzative; io capisco quando un’opera è finita toccandola, non solo guardandola. Anche i miei occhi non possono tutto», parola di Fulvio Morella all’apertura di Ailes de Mouette, mostra personale all’Institut National des Jeunes Aveugles (INJA) di Parigi, che prende il nome dalla medaglia creata come tributo alle Olimpiadi e al bicentenario dell’alfabeto Braille, realizzata in 22 esemplari in argento 999 con la scritta in braille stellato “dal limite all’infinito”, e oggi parte di alcune delle più importanti collezioni internazionali, tra cui quella della Monnaie de Paris e del Kunsthistorisches Museum di Vienna, come oggi simbolo di fraternità e inclusione universale. Nella casa del Braille Morella si concede qualche ricordo: «Da trent’anni creo opere che tutti possano toccare e vivere a modo loro. Poi è avvenuto l’incontro con il braille, attraverso un libro d’antiquariato acquistato casualmente e dedicato ai 100 anni dalla morte di Louis Braille. La sua vita e la sua genialità fin da bambino hanno cambiato il mio modo di vedere le cose. Ho studiato il braille come vedente, innamorandomi sempre di più. Quella carta bianca con quei punti ha un’espressività estetica e una raffinatezza che dovevo raccontare e valorizzare. Ho poi unito il braille al legno, alla stoffa, alle stelle e ora a una medaglia d’argento».
A proposito di braille e di stelle, dopo il ciclo di opere Blind Wood avviato nel 2019, spinto dalla continua riflessione sul significato del limite e sulla figura storica di Louis Braille e con un approccio futurista Morella ha elaborato un proprio alfabeto, denominato “braille-stellato”, trasformando i punti di questa scrittura in corpi celesti. Ailes de Mouette è in tal senso anche l’occasione per raccontarne l’invenzione e l’evoluzione: sul fronte dell’omonima medaglia è inserita la scritta – che circonda cinque ellissi (quella più interna forma la sagoma di un occhio dentro cui si trova un cerchio, l’iride, che ha come pupilla una stella) che richiamano i cinque continenti raccontati dai cerchi del logo olimpico – “Ali di gabbiano” (in francese “Ailes de mouette”) in braille stellato.
Sul retro invece sono presenti altre forme circolari, al cui centro c’è la sagoma di un gabbiano, simbolo stesso della fraternità, della vicinanza intra-generazionale e del superamento dei limiti. Sopra il gabbiano Morella ha inserito un cielo stellato, che cela enigmaticamente – in “braille stellato” – il suo motto “dal limite all’infinito”. Il riferimento a Kant è avvalorato dal significativo approfondimento del curatore Sabino Maria Frassà Frassà: «Non solo, il gabbiano, simbolo della ricerca dell’essere umano della vera libertà, si sovrappone alla linea dell’orizzonte sul mare facendo da spartiacque tra il mare sottostante e il cielo stellato sopra, custode del vero messaggio dell’opera. Chiaro risulta perciò il riferimento a Kant”quando nella Critica alla Ragione pratica conclude dicendo che: “Due cose riempiono l’animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e crescente, quanto più spesso e più a lungo la riflessione si occupa di esse: il cielo stellato sopra di me, e la legge morale dentro di me».
Ailes de Mouette si completa con una selezione di opere realizzate dall’artista negli ultimi cinque anni, quadri-scultura in metallo, legno tornito e braille, usato in questo caso sia come elemento decorativo, sia come chiave per comprendere e interpretare forme che, solo a prima vista, sembrano astratte, ma che rileggono in ottica contemporanea noti monumenti, luoghi storici e simboli di un’antichità ancora viva oggi: dal Tempio di Delfi, al Teatro di Tuscolo, alle ali di un gabbiano.
A Stéphane Gaillard, che spiega che «la mostra esplora il legame tra il braille e l’arte, mettendo in luce il lavoro artistico di Fulvio Morella ed esplorando le infinite possibilità dell’arte grazie e con il braille», fa eco Frassà che riflette su come «in una società caratterizzata da un’immagine effimera e fuggevole, la scelta di realizzare una medaglia d’artista è un gesto quasi ideologico. Non si tratta di creare una semplice scultura in miniatura o un multiplo d’artista, ma di lasciare un segno tangibile di un messaggio corale e condiviso, che racconta le nostre radici storiche e culturali». L’universale necessità, sempre più attuale, di fratellanza e la spinta a vedere oltre i limiti e le difficoltà del presente sono dentro e sopra di noi: ognuno è un insieme di limiti e infinito e la vita non è che un costante volo per superare i propri, per raggiungere le stelle e la perfezione, anche grazie a chi ci sta vicino.
Vola, dunque, gabbiano. Dal limite all’infinito.
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