“The Misfits”, a cura di Marco Meneguzzo, con opere di Riccardo Camoni, Stefano Cattaneo, Mauro Folci, Igino Legnaghi, David Leverett, Paolo Patelli e Richard Smith, è un originale progetto curatoriale, di natura anche autobiografica per la nota galleria scaligera che lo inaugura oggi. Il percorso espositivo si snoda, infatti, lungo le opere di artisti di Studio la Città, tra gli anni ‘70 e ’90, che, in quegli anni, li ha rappresentati anche nelle principali fiere internazionali. Per la qualità del loro lavoro, dalle ardite invenzioni che pulsano di modernità caotica e affascinante, sono tutti autori che hanno riscosso apprezzamento dalla critica e successo di mercato. Seguendo esclusivamente la propria poetica. Spiriti liberi e indipendenti, eleganti e cosmopoliti, precursori del loro tempo, in alcuni casi anche troppo, nella loro introspezione anticonformista non si sono mai lasciati imbrigliare in comode catalogazioni. Insomma, per la serie: “L’arte è l’unica giustificazione”. Ma a un certo punto, per svariate ragioni e, aggiungerei, come era nella natura delle cose, anzi delle persone in questione, ciascuno di loro ha imboccato strade diverse.
Questa collettiva prende in prestito il suo nome dal titolo del celebre film di John Houston del 1961, con Clark Gable, Montgomery Clift e Marilyn Monroe, che interpretavano tre personaggi contro-corrente. Così come gli artisti di questo non-gruppo convitato nel progetto odierno, dei “misfits” (spostati, disadattati) appunto, ovviamente nell’accezione più positiva del termine.
Anche Drik Dickinson debutta oggi nei monumentali spazi di Studio la Città, con una personale intitolata “Inside”. La mostra dell’artista nata a Venezia, ora residente in Irlanda, comprende una selezione di dieci fotografie. Non ci si aspetti, però, di assistere all’ennesimo capitolo delle sue note, quanto raffinate, “Vanitas”. Vale a dire «Fiori abbandonati alla solitudine di una forma, un colore, foglie come zattere raccolte da naufragi – come le descrive la stessa Dickinson –, felci e ninfee in piani, strati, palpitazioni dall’immobilità scoperti in angoli lontani del mondo come rime della natura da ascoltare nelle rifrazioni». Fotografie che rivelano le sue debenze culturali tanto agli studi botanici compiuti quanto ai natali veneziani. Perché nei suoi ultimi lavori, quelli scelti per questa mostra a Verona, la rappresentazione della caducità della vita, dello scorrere inesorabile del tempo, si sono arricchiti, forse sarebbe meglio dire “ibridati”, con oggetti completamente artificiali che l’artista ha deciso di accostare ai tradizionali elementi naturali. Mettendo così “in scena” una composizione in cui natura e artificio, realtà e finzione si fondono e si confondono. Alla luce della società odierna, sempre più circoscritta nella grande rete del World Wide Web, che ha cambiato radicalmente e irreversibilmente i nostri rapporti, un tempo stabili e immutabili, tra uomo e mondo, tra artificiale e naturale, tra vita e morte, tra mortalità e immortalità. (Cesare Biasini Selvaggi)
In alto: The Misfits, Riccardo Camoni, Stefano Cattaneo, Mauro Folci, Igino Legnaghi, David Leverett, Paolo Patelli, Richard Smith, installation view, foto / photo Michele Alberto Sereni Studio la Città – Verona
In homepage: Drik Dickinson, Inside 31#, 2016, Ed. 1/5, archival pigmented print su carta Hahnemuhle / archival pigmented print on Hahnemuhle paper, 42,4 x 42,4 x 6 cm (con cornice in plexi / with plexi frame)
Opening: 11.30
The Misfits
dal 25 novembre 2017 al 3 febbraio 2018
Drik Dickinson, Inside
dal 25 novembre 2017 al 5 gennaio 2018
Studio la Città
Lungadige Galtarossa 21, Verona
da martedì a sabato, dalle 9:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 19:00
www.studiolacitta.it