-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
La Collezione Ramo al Menil Drawing Institute, Texas. Intervista ai curatori
Opening
di Silvia Conta
A Houston, in Texas, al Menil Drawing Institute inaugura oggi, 14 novembre, “Silent Revolutions. Italian Drawings from the Twentieth Century”, la prima mostra della Collezione Ramo negli Stati Uniti che coincide con la prima grande retrospettiva oltreoceano sul disegno italiano del Ventesimo secolo.
Il progetto espositivo è organizzato e curato da Edouard Kopp, chief curator presso il Menil Drawing Institute, e Irina Zucca Alessandrelli, curatrice della Collezione Ramo, e realizzato con il patrocinio e il sostegno dell’Ambasciata d’Italia negli Stati Uniti e del Consolato Generale d’Italia a Houston.
La mostra, aperta fino all’11 aprile 2021, «presenta per la prima volta negli Stati Uniti 68 disegni della Collezione Ramo, tra i quali opere di Afro, Mirella Bentivoglio, Alighiero Boetti, Giorgio de Chirico, Lucio Fontana, Domenico Gnoli, Jannis Kounellis e Carol Rama, accompagnati da alcuni disegni di artisti italiani provenienti dalla Menil Collection», hanno spiegato gli organizzatori, e «mette in luce il ruolo essenziale e poliedrico, ma spesso trascurato, che il disegno ha avuto durante un periodo straordinariamente creativo dell’arte italiana. Non vediamo l’ora di condividere questi unici e preziosi disegni della Collezione Ramo con i nostri visitatori» ha aggiunto Rebecca Rabinow, Direttrice della Menil Collection.
Abbiamo approfondito la mostra con Irina Zucca Alessandrelli e Edouard Kopp
Come sono nati la mostra e il progetto di collaborazione tra il Menil Drawing Institute e la Collezione Ramo?
Irina Zucca Alessandrelli: «L’incontro tra di noi risale ad alcuni anni fa a Boston, quando viaggiavo negli Stati Uniti per presentare la Collezione Ramo in alcuni musei americani con un dipartimento di disegno moderno europeo. Non appena Edouard Kopp fu nominato Chief curator al Menil Drawing Institute, si ricordò immediatamente dei disegni italiani che aveva visto anni prima e venne a Milano per vedere la Collezione dal vivo e selezionare insieme le opere da esporre a Houston».
Come avete selezionato i 68 disegni esposti nella mostra “Silent Revolutions”?
Irina Zucca Alessandrelli e Edouard Kopp: «Abbiamo riguardato le immagini delle 600 opere in collezione dal libro Disegno Italiano del XX Secolo; dopodiché abbiamo scelto di vedere dal vivo più di un centinaio di opere e da queste siamo arrivate alla selezione attualmente esposta. L’idea della mostra è di far capire l’importanza rivoluzionaria e la forza dell’energia creativa che si sprigiona da un disegno e, allo stesso tempo, il ruolo storico del disegno da cui ogni movimento italiano del secolo scorso ha preso origine. Abbiamo fatto delle scelte rappresentative per decadi, per dare l’idea del susseguirsi dei movimenti artistici italiani in un flusso creativo continuo, che ha coperto quasi interamente il secolo scorso con una serie di avanguardie, molto diverse tra loro, di grande forza innovativa e senza interruzione, come solo in Italia è accaduto».
Una domanda per il Menil Drawing Institute: quali elementi del disegno italiano del Ventesimo secolo possono essere particolarmente interessante per il vostro pubblico?
EK: «Al nostro pubblico piacerà molto poter ammirare dei lavori su carta di prim’ordine di artisti ben conosciuti negli Stati Uniti. In maniera particolare penso ad alcuni Futuristi, a importanti artisti del periodo del dopoguerra come Lucio Fontana e Alberto Burri, così come a tutti coloro che vengono associati all’Arte Povera. Tuttavia, sono certo che ameranno scoprire tutti quegli artisti che magari ancora non conoscono: penso soprattutto a Irma Blank, Dadamaino e Maria Lai, artiste la cui pratica trovo molto affascinante».
Una domanda per la Collezione Ramo: quali aspetti dell’approccio alla ricerca del Menil Institute ritente interessanti per la vostra collezione?
IZA: «La Collezione Menil ha più di 17mila opere ed è la più ricca e sconvolgente collezione negli Stati Uniti. A partire dal nucleo iniziale del surrealismo, con i più incredibili lavori di Max Ernst, Renè Magritte fino a Robert Rauschenberg, Jasper Johns, Cy Twombly, Mark Rothko, Dan Flavin e Andy Warhol è una festa per gli occhi. La storia della collezione Menil dei coniugi parigini Dominique e Jean si collega in maniera intrinseca alla loro storia d’amore per l’arte e gli artisti, durata una vita. Per quanto riguarda il Drawing Institute all’interno della Menil Collection, è l’unica istituzione al mondo dedicata alla ricerca e alla conservazione del disegno moderno e contemporaneo, una continua fonte di ispirazione per chiunque si voglia occupare in modo scientifico dell’opera su carta, dall’acquisto, alla conservazione fino alla presentazione al pubblico. L’attenzione ad ogni piccolo dettaglio della struttura architettonica del museo, dalla tipologia di luce artificiale, allo schermo dalla luce naturale presente nei corridoi, ma non nelle sale espositive, caratterizza l’amore per questo fragile mezzo espressivo.
Inoltre, in mostra ci sono due disegni di Lucio Fontana e Giulio Paolini provenienti dalla Collezione Menil affiancati ad altre opere degli stessi artisti in Collezione Ramo. La mostra rappresenta un dialogo interculturale tra Italia e Stati Uniti, ma soprattutto mette in luce un linguaggio universale, quello del disegno, che supera ogni barriera provenendo dalla più remota storia dell’uomo».
Potete indicarci un paio di disegni esposti particolarmente significativi per Lala Collezione Ramo o all’interno del percorso espositivo?
IZA e EK: «Di sicuro una delle pareti più significative per lo scambio tra le due collezioni è quello dell’ultima stanza che presenta: un’opera di Mirella Bentivoglio, che presenta il logo della Coca Cola senza la C che si legge quindi ‘Oca’, una risposta femminile ribelle all’introduzione dei marchi di consumo americani; una di Pino Pascali, con un riferimento diretto all’opera di Jasper Johns che aveva lasciato il suo segno nella Roma dei primi anni sessanta; e infine una di Aldo Mondino, in cui produce il solito corto circuito umoristico tra storia dell’arte e vita reale, intitolando l’immagine del ponte di Brooklyn “Die Brücke”, che significa appunto “il ponte”, rimandando all’avanguardia dell’espressionismo tedesco del 1905».