Al Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato da domani, 10 settembre, fino al 31 ottobre, il pubblico potrà scoprire “La discoteca”, mostra personale di Jacopo Miliani a cura di Elisa Del Prete e Silvia Litardi | NOS Visual Arts Production: «una grande installazione ambientale audio-video composta dalla proiezione del film omonimo e dalla scultura luminosa al neon Babilonia, insegna della discoteca immaginaria in cui è ambientato il film».
«”La discoteca“, progetto che comprende la realizzazione del primo feature film dell’artista, della scultura e di una pubblicazione monografica che raccoglie tutta la ricerca legata al progetto, ha vinto l’ottava edizione di Italian Council – programma di promozione dell’arte contemporanea italiana nel mondo della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura (MiC) – ed entrerà a far parte della collezione museale del Centro Pecci», ha ricordato il museo.
«Il film La discoteca racconta un futuro distopico in cui un’autorità non ben identificata proibisce il ballo e il libero sfogo alle emozioni, ed esercita il proprio potere sulle persone trasformandole in rose. Un grottesco retro-futuro in cui un’applicazione digitale sorveglia le case e seleziona esseri umani per una serata speciale in discoteca, luogo deputato a consumare un rituale finalizzato alla riproduzione controllata della specie. Nella discoteca non vi è traccia di divertimento, imprevisto, scoperta dell’altro. È qui che Sylvester (Eva Robin’s) regina/tiranna del Babilonia, accompagnata da altri abitanti di questo luogo spettrale (Anna Amadori, Charlie Bianchetti, Kenjii Benjii e Alex Paniz), accoglie Didi (Eugenia Delbue) ed Ermes (Pietro Turano) due giovani antieroi che daranno vita a una sorprendente trasformazione.
Con La discoteca Jacopo Miliani sceglie di relazionarsi al linguaggio cinematografico attraverso la sceneggiatura e la regia, proponendo un’evoluzione e una sintesi della sua ricerca su temi come il linguaggio del corpo, il ballo, i luoghi comunitari e la performatività del sé», si legge nel comunicato stampa.
Giovedì 16 settembre, il Festival Gender Bender di Bologna dedica a La discoteca un live event, un susseguirsi di approfondimenti sulla ricerca dell’artista, il dj set del musicista Thomas Costantin, autore della colonna sonora, e la proiezione del film al Parco del Cavaticcio.
Sabato 18 settembre il MiX Festival Internazionale di Cinema LGBTQ+ e Cultura Queer di Milano ospita al Piccolo Teatro Strehler la prima proiezione in sala del film come evento speciale della sua 35ma edizione. Presenti l’artista, il cast e le curatrici.
«Questi appuntamenti insieme alla mostra al Centro Pecci compongono i primi passi di un tour di presentazione nei festival cinematografici italiani e internazionali che proseguirà nel 2022».
«Tutta la produzione del progetto è stata seguita e coordinata da Elisa del Prete e Silvia Litardi di NOSproduction. Già al momento della stesura del bando, insieme alla due curatrici, è iniziato il dialogo con il Centro Pecci presso il quale avevo collaborato recentemente e che nel 2012 aveva già visto l’entrata in collezione di un mio lavoro. La discoteca si aggiunge quindi a un percorso che si sviluppa negli anni e che è per me importante perché lega la mia ricerca e produzione alla specificità del museo. Durante lo sviluppo del progetto è stato costante il rapporto con la direttrice Cristiana Perrella e la curatrice Elena Magini che hanno coordinato il lavoro con il team del Pecci. L’opening è una giornata di condivisione con il pubblico a cui parteciperanno Eva Robin’s, Pietro Turano e Eugenia del Bue (performer del film) e ci sarà un intervento sonoro di THO.MAS (Thomas Costantin) che ha creato la colonna sonora. Durante la mostra sarà inoltre presentato il libro La discoteca edito da Viaindustriae contenente testi di Mariuccia Casadio, Elisa del Prete, Luca Locati Luciani, Sara de Giovanni. L’opera quindi sarà in dialogo e in apertura con gli spettatori rispecchiando la mission del Centro Pecci all’insegna della performatività, transdisciplinarietà e costante evoluzione».
«La discoteca raccoglie una ricerca che ho sviluppato nel corso degli anni. All’interno del film sono presenti alcuni miei lavori che compongono parte della scenografia del set e tante delle tematiche che costituiscono il mio linguaggio artistico sono inevitabilmente nel progetto. Non la considero né una tappa né una conclusione, perché nel mio lavoro vedo sempre confluire diverse esperienze e percorsi che ho affrontato e continuo ad affrontare. Certo è che attraverso questo lavoro ho potuto sperimentare e fare esperienza della produzione cinematografica e quindi per ci sono state delle vere e proprie scoperte che vanno dalla scrittura di una scenografia al montaggio video e suono; tutte fasi che ho seguito personalmente a fianco di professionisti del settore».
«La discoteca è il mio primo film e ci sono arrivato con le mie ricerche sulla performance, il corpo e il linguaggio. Diversamente dai precedenti lavori in cui la parola non era presente a livello narrativo, in questa produzione la creazione di una storia è stata la fase iniziale da cui poi sono scaturite molte visioni. La fase di scrittura della sceneggiatura è iniziata attraverso delle immagini personali che avevano la necessità di confluire in una struttura discorsiva e questo è avvenuto grazie all’aiuto della regista e sceneggiatrice Gaia Formenti con cui ho collaborato. Successivamente ho lavorato con la coreografa e danzatrice Annamaria Ajmone per quanto riguarda il movimento e Giancarlo Morieri per la direzione della fotografia. Le immagini si sono fatte parole e poi hanno dovuto trovare dei corpi che le abitassero. Ecco quindi che il lavoro con gli attori e le attrici è stato fondamentale. Non ho fatto un vero e proprio casting, ma ho cercato coloro che potessero interpretare i personaggi che avevo pensato. Lavorare con gli attori/attrici è stato quasi naturale e loro stessi hanno interagito con la scrittura iniziale costruendo insieme a me “l’abito da indossare”. Oltre ai performer già menzionati, ci sono Charlie Bianchetti, Kenjii Benjii, Alex Paniz e Anna Amadori che hanno dovuto interpretare e creare un linguaggio non del tutto “umano” visto che a ciascuno di loro è stato assegnato il nome di una specie di rosa».
«Non c’è un ordine gerarchico delle cose e per tanto non ci sono filoni prioritari o secondari, ma si tratta appunto di una stratificazione o meglio di un confluire di immagini, sensazioni, emozioni, suoni, colori, abiti, oggetti. Tutto è stato pensato nei minimi dettagli grazie alle collaborazioni di diversi professionisti; per gli abiti vorrei citare Valentina Nervi, Ilaria Soncini, Peruffo e Marsèll che hanno creduto e sposato il progetto. Il progetto ha visto anche la traduzione in immagini di Sara Scanderebech che ha documentato tutto il set attraverso i suoi scatti e Alessandra Mancini che ha creato la locandina del film e progettato graficamente il libro. È quindi per me impossibile parlare di priorità, ma adesso è il momento in cui lo spettatore/lettore potrà seguire un filone o un’immagine specifica: adesso è tutto nei suoi occhi e nel suo corpo».
«Subito dopo l’inaugurazione della mostra al Centro Pecci il film sarà proiettato al festival Gender Bender di Bologna (partner del progetto) e al Mix Festival di Milano. In entrambi i casi non ci sarà solo la proiezione del film, ma saranno degli eventi performativi che vedono la partecipazione delle persone che hanno lavorato al progetto. Dovrebbe essere solo l’inizio di una distribuzione de La discoteca sia in festival del cinema che in spazi espositivi. Sento inoltre che da questo progetto ho imparato molte cose nuove, soprattutto per quanto riguarda il linguaggio cinematografico che chissà mi piacerebbe continuare a sperimentare, anche se si tratta di percorsi che richiedono tempo, energie e supporto.
Per quanto riguarda il futuro…l’idea di immaginare un futuro distopico nasce proprio dall’esigenza di attingere dal passato per concentrarmi sul presente, senza aspettare ma lasciandomi sorprendere».
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