30 giugno 2020

La figurazione nella scultura italiana al Castello Gamba, Châtillon

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In Valle d'Aosta la collettiva "Ritornanti" riflette sulla figurazione nella scultura italiana dal secondo dopoguerra a oggi, tra mostra temporanea e collezione permanente. Fino al 27 settembre

Interni di Castello Gamba
Sala dei Maestri della scultura del Novecento del Castello Gamba ©Carola-Allemandi per Teca edizioni, courtesy Castello Gamba

Al Castello Gamba di Châtillon – Museo d’arte moderna e contemporanea della Valle d’Aosta dal 3 luglio al 27 settembre la collettiva “Ritornanti. Presenza della figurazione nella scultura italiana”, a cura di Domenico Maria Papa e voluta dall’Assessorato del Turismo, Sport, Commercio, Agricoltura e Beni culturali della Regione Autonoma Valle d’Aosta riflette sulla figurazione nella scultura dal secondo dopoguerra a oggi.

La mostra

Il percorso espositivo presenta una trentina di opere che si inseriscono nell’esposizione permanente del Castello e del Parco dando vita a «una rassegna sulla scultura italiana attraverso opere, anche di grandi dimensioni, di Arturo Martini, Francesco Messina, Giuseppe Maraniello, Giuliano Vangi, Luciano Minguzzi, Paolo Delle Monache e Giacomo Manzù. A queste si accompagnano sei sculture di Aron Demetz, uno dei più rappresentativi artisti di una giovane generazione che in Val Gardena reinterpreta la tradizione della scultura in legno attraverso un linguaggio figurativo contemporaneo. L’esposizione è completata da dodici grafiche di Mimmo Paladino dedicate a Pinocchio, metafora di una materia che attraverso lo scalpello diviene persona viva, allegoria dell’arte stessa della scultura. In mostra anche fotografie in bianco e nero della fotografa torinese Carola Allemandi, realizzate espressamente per l’occasione», spiega il comunicato stampa, in cui si aggiunge che «molti degli autori scelti sono, già presenti nella ricca collezione permanente del Castello».

castello gamba
Il Castello Gamba a Châtillon, courtesy Castello Gamba

Le parole di Domenico Maria Papa, curatore della mostra

Come è nata la mostra e come avete selezionato le opere esposte?

«”Ritornanti”, termine che echeggia il francese revenant, redivivo o fantasma, vuole essere una riflessione sulla presenza della figurazione nella scultura italiana. L’intento è di raccontare quanto una certa attenzione alla rappresentazione, in particolare, del corpo e della sua presenza fisica, permanga in estetiche e ricerche distanti, per gusto e generazione e segni, oggi, appunto, un ritorno.
La scultura ci parla, ancora. Dimostra di non essere affatto lingua morta, come temeva Arturo Martini. E paradossalmente, parla ancora in tempi come i nostri, affollati di simulacri, di perfetti sostituti immateriali, illusoriamente più veri del vero, ma non per questo più belli.
La mostra, progettata prima della pandemia, assume oggi un significato inaspettato. I nostri corpi, che si sono rivelati d’improvviso oggetti fragili chiedono un nuovo sguardo. Possiamo chiedere alla scultura le forme per dare durevolezza a tanta fragilità».

Che ritratto della scultura figurativa italiana emerge dal percorso espositivo?

«Il ritorno periodico alla figurazione in scultura attraversa tutto il Novecento e giunge ai nostri giorni lungo linee carsiche non sempre evidenti. È pratica di lavoro in Marino Marini; è documento quotidiano in Francesco Messina. Guarda alla storia, facendosi testimonianza, in Giacomo Manzù o in Luciano Minguzzi. Offre, infine, la possibilità di una nuova sperimentazione in Giuliano Vangi e Giuseppe Maraniello che sentono, come molti altri artisti della loro generazione, la necessità di un ritorno a un fare proprio della scultura, dopo la lunga stagione del Concettuale. Scrollatosi di dosso il peso della commemorazione, abbandonata ogni pretesa di mera presentazione che ancora permane nella reiterazione del ready made, la figurazione riprende ancora vigore e diventa originale poetica, come nel caso di Paolo Delle Monache o di Aron Demetz. La scultura risponde a un’esigenza di più profonda ricerca che non si misura più nell’aderenza a un modello, ma nella capacità di recuperare un processo, nella disponibilità a interpretare uno spazio, a indagare materiali naturali o a recuperare abilità antiche».

Aron Demetz, Tragedia dell’univocità, 2011, Courtesy Galleria Doris Ghetta ©Carola Allemandi per Teca edizioni

La programmazione del Castello Gamba

Abbiamo posto alcune domande sulle attività del Castello Gamba a Viviana Vallet dell’Assessorato del Turismo, Sport, Commercio, Agricoltura e Beni Culturali – Dipartimento soprintendenza per i beni e le attività culturali.

Come se inserisce la mostra nella programmazione del Castello Gamba?

«La mostra “Ritornanti. Presenza della figurazione nella scultura italiana” è stata fortemente voluta dall’amministrazione regionale come segnale di ripartenza dopo il periodo forzato di chiusura che ha visto coinvolti tutti i musei e i siti culturali della nostra regione. L’esposizione, inizialmente prevista per il periodo primaverile (aprile-giugno), è stata necessariamente ripensata, sia in termini di date che di opere esposte, così da diventare l’evento principale della stagione estiva. Le opere presentate in mostra, posizionate sia all’interno del castello che, in maniera inedita, nel parco, faranno immergere il visitatore in un viaggio nella scultura del Novecento, con aperture alle produzioni più recenti. Nell’obiettivo di valorizzare la collezione permanente, l’ideazione della mostra muove dall’intento di far dialogare le opere già esposte nel museo con quelle allestite per l’occasione, sottolineando e commentando le affinità o le differenze tra di esse».

Che conseguenze ha avuto l’emergenza sanitaria sulla programmazione del Castello Gamba?

«A causa della situazione contingente, tutta la programmazione del museo ha subito una notevole variazione, con una riduzione drastica delle attività che coinvolgono in maniera diretta il pubblico (eventi, laboratori, performance, ecc..). Ne consegue che il percorso di crescita, soprattutto in termini di aumento dei flussi di visitatori, subirà una temporanea battuta d’arresto. Infatti, le iniziative messe in atto negli ultimi anni erano state progettate per ridisegnare una nuova mission del museo, che era stata compresa e particolarmente apprezzata dai tanti spettatori avvicendatisi nel tempo, soprattutto grazie alle proposte artistiche innovative legate al contemporaneo. L’emergenza sanitaria ha colpito questa azione di rinnovamento, la sua progettualità prossima e futura, che contiamo comunque di recuperare per il 2021».

Giacomo Manzù, Ragazza sulla sedia, 1983, Courtesy Studio Copernico, Milano_© Carola Allemandi per Teca edizioni
Quali saranno i prossimi progetti espositivi o eventi a Castello Gamba?

«Lo staff del Castello Gamba, punto di riferimento dell’arte contemporanea sul territorio, sta lavorando a un nuovo progetto espositivo legato alla situazione contingente. Come segno di ripresa e fiducia nel potere vivificante della cultura e dell’arte, il progetto è rivolto a focalizzare l’attenzione sul ruolo dell’arte e, quindi, sulla condizione degli artisti all’interno della nostra società.

Ottemperando alle rigorose normative di sicurezza, nel corso dell’estate è stata prevista una visita guidata notturna speciale alla mostra “Ritornanti”, mercoledì 22 luglio, che si inserisce nel ciclo di appuntamenti Nuits de Culture organizzati in vari castelli della Valle nei mesi di luglio e agosto.

Con la precauzionale ripresa delle manifestazioni in settembre, il Castello Gamba sarà, come ogni anno, uno dei numerosi beni del patrimonio valdostano coinvolto nella rassegna Plaisirs de culture en Vallée d’Aoste 2020, settimana di eventi e attività, in concomitanza con le giornate europee del patrimonio, volti alla valorizzazione della cultura e al coinvolgimento di tutto il mondo dell’arte».

Francesco Messina, Narciso 1956 (part.) ©Carola Allemandi per Teca edizioni

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