Apre sabato al pubblico “The Boat is Leaking. The Captain Lied.”, il progetto espositivo della Fondazione Prada a cura di Udo Kittelmann, che trasforma il Palazzo di Ca’ Corner della Regina in un universo esperienziale, punto d’incontro tra le poetiche dei tre protagonisti: lo scrittore e regista Alexander Kluge, l’artista Thomas Demand, la scenografa e costumista Anna Viebrock.
Il lungo processo che ha portato alla realizzazione di questo progetto transmediale non è solo il prodotto di discussioni e scambi tra i protagonisti della mostra, ma anche di un malinteso. La condivisione di una riproduzione del dipinto di Angelo Morbelli Giorni… ultimi! (1883), ha provocato nei tre artisti e nel curatore varie interpretazioni del soggetto dell’opera che ritrae un gruppo di anziani in povertà all’interno di una sala del Pio Albergo Trivulzio di Milano. In particolare gli individui raffigurati erano stati erroneamente riconosciuti come marinai non più in servizio che trascorrevano la vecchiaia nel ricovero. Da questa suggestione deriva non solo la metafora marina contenuta nel titolo ispirato al brano Everybody knows (1988) di Leonard Cohen, ma anche la scelta di dedicare al pittore lombardo una sala monografica che riunisce sette sue opere.
Come sostiene Kittelmann, “è una fortunata coincidenza che la produzione filmica di Alexander Kluge, l’opera fotografica di Thomas Demand e le scenografie di Anna Viebrock siano riunite in questo progetto collettivo, combinando forme di espressione artistica solitamente distinte. Finora l’impegno nei loro diversi ambiti creativi non ha consentito loro di creare una collaborazione così simbiotica, nonostante si conoscano personalmente e abbiano spesso messo a confronto le loro idee”.
In mostra fino al 26 novembre, “The Boat is Leaking. The Captain Lied.” permette ad ogni visitatore di creare la propria narrazione in piena autonomia, muovendosi fisicamente e concettualmente attraverso l’immaginario visivo dei tre artisti. Si mette così in discussione la separazione tradizionale tra spettatore e scenografia teatrale, convertendo il visitatore in attore inconsapevole; la riduzione del prodotto filmico in semplice oggetto espositivo e l’isolamento visivo nel quale le opere di una mostra d’arte sono solitamente presentate.
Al di là della mera espressione estetica i lavori dei tre autori s’intrecciano assumendo sempre anche una dimensione storico-politica, in quanto testimoni e cronisti del quotidiano, e memori del passato, divisi tra normalità apparente e catastrofe, a una società lacerata tra voglia di vivere e perdita di fiducia, tra miseria e speranza senza limiti: qualcosa di analogo appunto a una nave che approda dopo aver attraversato un mare in tempesta. (Chiara Ciucci Giuliani)