Categorie: Opening

La Nuova Scuola di Lipsia, Ranzolin e Jago

di - 15 Febbraio 2018
Oggi ho avuto l’imbarazzo della scelta per il mio Opening del giorno. Tra talenti mid-career (adottando una classificazione americana) che hanno segnato la rinascita della pittura figurativa tedesca, e promettenti artisti emergenti nostrani (due su due presenti, tra l’altro, nel mio recente focus in tale ambito).
Partiamo da Milano dove questo pomeriggio, da Antonio Colombo Arte Contemporanea, va in scena una preziosa mostra sulla cosiddetta “Nuova scuola di Lipsia”, curata da un esperto in materia come Ivan Quaroni. Si tratta di Tilo Baumgärtel, Peter Busch, Tom Fabritius, Rosa Loy e Christoph Ruckhäberle, tutti ex-allievi della Hochschule für Grafik und Buchkunst di Lipsia. Un percorso espositivo che documenta uno straordinario caso di enclave culturale. Perché riguarda un caso di isolamento foriero, tuttavia, di novità ed emancipazione. Mi riferisco al Muro di Berlino che ha consentito agli studenti delle accademie nei territori della Repubblica Democratica Tedesca, come quella di Lipsia appunto, di coltivare e sperimentare quell’arte figurativa perseguitata nel resto d’Europa, dove andava per la maggiore, invece, la ricerca concettuale di Joseph Beuys.
Da qui l’esplosione della pittura tedesca contemporanea, nell’alveo della tradizione di Beckmann e Cranach, capace di dare benzina alla scena pittorica internazionale. Italia compresa.
Scendendo a Roma, da Montoro12 Contemporary Art, ci si imbatte dalle ore 18 nella personale del giovane, ma già sorprendente, Fabio Ranzolin (Vicenza, 1993), il cui progetto mi ha richiamato alla mente, come in un flashback, il film “The Square”, la recente, geniale fotografia alla società delle contraddizioni di Ruben Östlund. Il nostro artista vicentino, ancora ventenne, con una maturità certamente superiore alla sua età anagrafica, riserva al pubblico un mix irresistibile di ironia e provocazione, analisi sociale e umorismo “scorretto” sui nostri tempi. Su noi tutti. Sulle stratificazioni culturali che informano la nostra quotidianità, ponendo un accento su Roma e la passione omoerotica. La sua mostra si sviluppa mediante una narrazione costruita attraverso l’evocazione di miti, simbologie, personaggi e avvenimenti. Adriano e Antinoo, Giove e Ganimede, Pasolini e quello che successe a Ramuscello, l’ultimo saluto di Francesco Totti al calcio, le Lettere a Lucio della rivista pornografica “Doppiosenso”, i “Baci stellari” di Valeria Marini incisi su una collanina, la fontana di Trevi, la riproduzione tarocca della Pietà di Michelangelo, la moda firmata Valentino e l’”Italia capovolta” su di una spilla kitsch – sono pretesti per contestualizzare una critica al consumismo più che mai urgente oggi.
Proseguendo per le vie del centro storico della Città Eterna, oggi si può prendere parte a un altro opening che consiglio. Al Museo Carlo Bilotti, Aranciera di Villa Borghese, attende infatti i visitatori JAGO “HABEMUS HOMINEM”, la personale di Jago (Frosinone, 1987), un talento come pochi delle tecniche di scultura che presenta, tra le altre opere, una portentosa “Venere”, antica e nuova, vegliarda e fuori dal tempo, i cui segni di tradizionale venustà appaiono cancellati nella ricerca di un diverso tipo di bellezza. Con più di 237mila “followers” attivi sulla sua pagina Facebook e oltre 15.000.000 di visualizzazioni del documentario dedicatogli da FanPage, Jago condivide la propria arte sui socialnetwork in maniera indipendente, per questo motivo da molti è definito social artist. Per questo suo approccio è stato recentemente criticato da alcuni, che hanno stigmatizzato questa sua inclinazione “social” come una strategia di marketing controproducente, fine a se stessa, arida di senso e significato. Ma, a mio avviso, non è così. I suoi video-racconti, rumorosamente muti, dove il gesto dello scolpire, di incidere il marmo è molto più eloquente di qualsiasi voice off o io narrante, sono parte del processo creativo stesso. Di chi si appropria di mezzi e strumenti tecnologici, tipici di altri artisti e di altri linguaggi di ricerca, per piegarli a una tradizione espressiva senza tempo. Oltre il tempo. Quella della scultura di figura che hanno dato più volte per spacciata e, invece, è sempre risorta dalle ceneri con rinnovate e potenti energie. (Cesare Biasini Selvaggi)
In alto: Fabio Ranzolin, Like victory without victorious, 2017, struttura in ottone, braccio in pietra vicentina di San Antonio (1759 circa), camicia firmata Valentino in cotone, spilla a forma di penisola italiana made in china, 157x70x20 cm
In homepage: Jago, Venere
INFO
Opening: ore 18.30
MALEREI AUS LIEPZIG. Tilo Baumgärtel | Peter Bush | Tom Fabritius | Rosa Loy | Christoph Ruckhäberle
a cura di Ivan Quaroni
ANTONIO COLOMBO ARTE CONTEMPORANEA
via Solferino 44, Milano
+39 02.29060171- www.colomboarte.com
orari: da lunedì a venerdì, dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00; sabato dalle 15.00 alle 19.00

Opening: ore 18.00
Fabio Ranzolin
Bye Bye Circo Massimo
a cura di Amalia Nangeroni
dal 16 febbraio al 29 marzo 2018
Montoro12 Contemporary Art
via di Montoro 12, Roma
tel. 0668308500 – m12gallery.com

Opening: ore 18.30
JAGO “HABEMUS HOMINEM”
a cura di Maria Teresa Benedetti
dal 16 febbraio al 2 aprile 2018
Museo Carlo Bilotti – Aranciera di Villa Borghese
viale Fiorello La Guardia 6, Roma                                           
orario: da martedì a venerdì ore 10.00-16.00 (ingresso  consentito fino alle 15.30); sabato e domenica ore 10.00-19.00 (ingresso consentito fino alle 18.30)
ingresso gratuito
www.museocarlobilotti.it; www.museiincomuneroma.it; www.zetema.it

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