Oggi, 18 novembre, alle ore 18.00 nello spazio espositivo Tibaldi Arte Contemporanea, a Roma, in via Panfilo Castaldi 18, inaugura “fermoimmagine“, la mostra personale di Carlo Gasperoni, a cura di Giorgia Gasperoni, con circa 35 opere.
«Il noto chirurgo plastico italo-brasiliano Carlo Gasperoni, conosciuto in tutto mondo per il suo raffinato senso estetico che lo ha portato ad essere considerato tra i migliori chirurghi, si affaccia con fermezza all’universo dell’arte.
Gasperoni traduce la sua vena artistica in quadri dalle splendide cromie realizzati con tecnica digitale e presenterà ai suoi ospiti la collezione “fermoimmagine” composta di opere uniche destinate al mercato dell’arte», si legge nel comunicato stampa.
«Protagonista della mostra è la natura, che dal firmamento alla terra evoca nell’artista immagini le cui suggestioni sono interpretate nella sua personale e sorprendente visione.
La necessità che spinge l’artista è quella di fermare la memoria attraverso l’immagine, affinché della natura martoriata dalla miopia umana, rimanga memoria in futuro.
La mostra sarà divisa in sezioni le cui opere raffigurano elementi naturali diversi», prosegue il testo.
La mostra sarà visitabile fino al 15 dicembre, dal martedì al sabato, dalle ore 16.30 alle 20.00.
«Svolgo una professione che può essere definita artistica: sono un chirurgo plastico, mi occupo di chirurgia estetica e nel corso degli anni ho imparato ad apprezzare la bellezza, se non si è esteti non si può nemmeno essere buoni chirurghi plastici. Ho vissuto per molto tempo a Roma, una città in cui l’arte si trova ovunque e si diventa più sensibili alla bellezza, si impara ad apprezzarla. Mio suocero, inoltre, era un collezionista di opere d’arte astratte, ho frequentato abitazioni in cui quest’arte veniva mostrata, e ho cominciato ad amarla e a comprenderla, per farlo è necessario del tempo. Questa è stata la mia base di partenza. A un certo momento ho avvertito la necessità di realizzare opere molto colorate, molto vicine ad artisti che ammiro, come ad esempio Piero Dorazio, del resto non si è mai completamente originali, i lavori di artisti diversi che vediamo negli anni, anche inconsciamente, ci influenzano. Mio cognato Lauro Müller inoltre, in Brasile è noto per le sue opere d’arte, molto colorate, che sono entrate anche nelle collezioni di importanti musei d’arte moderna. La nostra amicizia dura ormai da cinquant’anni e ho vissuto con le lui le sue esperienza cromatiche».
«Avverto la necessità compulsiva di realizzarle, disegno sul mio i-Pad, in ogni mio momento libero. Penso che oggi sia certamente possibile ricorrere alla tela e al pennello, ma abbiamo altri mezzi a disposizione, disponiamo della tecnologia e della possibilità di utilizzarla, quindi ho scelto di lavorare con il tablet e i relativi programmi per la pittura.
L’impiego di questo strumento per me è molto interessante perché mi permette di modificare il lavoro innumerevoli volte, finché non raggiungo esattamente il risultato che desidero ottenere. Chi maneggia il pennello con il colore incontra una difficoltà da questo punto di vista: cancellare le pennellate di colore è complesso, mentre io posso cambiare colore, tonalità, trasparenza, intensità. È un processo molto appagante perché dopo aver realizzato la prima versione la riguardo dopo alcuni giorni e se non mi soddisfa completamente la modifico. Il risultato è un quadro definitivo che è stato lungamente ponderato e portato al massimo grado possibile di intensità».
«Dopo essere state realizzate sull’i-Pad le opere vengono stampate su un alluminio particolare e ricoperte da una superficie di plexiglass, simile allo schermo di un computer. In questo modo si crea un effetto vicino a quello del riflesso presente sullo schermo anche durante la realizzazione dei lavori e i colori rimangano vivi, oltre a essere protetti. È un risultato di cui sono molto soddisfatto».
«Sì, è la prima, sono molto felice. Sono tutte opere realizzate dal 2020 ad oggi, le prime sono nate durante il lockdown. Credo che la mostra sia arrivata in un momento della vita maturo, questo si riflette nella maturità del prodotto e della realizzazione. Spero di realizzare altre mostre, penso che le opere esposte piaceranno molto e nascerà la possibilità di portare avanti il discorso espositivo».
«Viviamo in un mondo che sta cambiando, inevitabilmente e rapidamente. Realizzo opere astratte che richiamano corpi celesti, stelle, comete secondo una mia personale rappresentazione, accanto ad esse ci sono elementi che ricordano il Brasile, dove sono nato, soprattutto i colori e i titoli. In alcune opere ci sono i monti, il mare, le variopinte città del Brasile, a cui si uniscono i ricordi dell’infanzia trascorsa lì, come i colori delle feste popolari, come quella di San Giovanni, in cui il cielo si riempiva di luci colorate grazie a fuochi artificiali a non finire e alle lanterne cinesi che noi stessi costruivamo con la carta velina. Allora non avevo idea che tutto ciò si sarebbe trasformato in ricordo, ora richiamare questi elementi e questi momenti significa testimoniare ciò che ho vissuto, esprimerlo attraverso l’arte e lasciarlo alle generazioni future».
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