In questi giorni e, in particolare, nei prossimi, l’attenzione del mondo dell’arte italiano e internazionale è catturata da Torino. Con Artissima e tutto il suo vasto indotto ai nastri di partenza. In questo contesto la Galleria d’arte Mazzoleni, nel suo storico spazio in piazza Solferino 2, scende in campo con una mostra, in realtà una “doppia” mostra, museale. Apre, infatti, oggi al pubblico “Colour In Contextual Play. An installation by Joseph Kosuth”, nata dalla collaborazione tra l’artista statunitense e Cornelia Lauf che, a partire da una suggestione dell’amico e mentore, l’artista Emilio Prini, ha lavorato alla selezione degli artisti (oltre allo stesso Kosuth, Enrico Castellani, Lucio Fontana, Yves Klein, Piero Manzoni), dando vita a un percorso arricchito dalle connessioni creative scaturite dalle relazioni personali tra i singoli autori. Il tutto scandito dal fil rouge rappresentato dal colore. Capita, così, di imbattersi nelle estroflessioni fissate da chiodi di Castellani, nell’inconfondibile indaco intenso di Klein, nelle esplorazioni spaziali di Fontana, per approdare al non colore delle geniali opere di Manzoni. Piccoli, grandi capolavori accostati alla serie di opere “Art as Idea as Idea” realizzata da Kosuth nel 1968, immersi in un allestimento ad hoc che propone al pubblico una visione del concetto di “bianco”, “nero”, “grigio, “rosso”, “verde”, “giallo” e “viola” associando, ciascun colore, agli esiti artistici dei maestri appena citati. Ma, proprio in questo caso, più di tante parole, val bene una visita alla mostra.
Si tratta di un progetto già presentato, nella primavera scorsa, nella sede londinese della galleria e, in questa occasione, ripensato e ampliato. Al piano terra di Palazzo Panizza, infatti, il percorso espositivo prosegue con “Neon in Contextual Play: Joseph Kosuth and Arte Povera”, a cura dello stesso Kosuth, con alcuni suoi esempi di lavori al neon degli anni Sessanta, opere che hanno modificato l’orizzonte dell’arte concettuale, accostati ad altrettanti neon dei poveristi Pier Paolo Calzolari, Mario Merz ed Emilio Prini. L’Arte Povera si manifesta qui come espressione artistica profondamente ancorata anche nella vita di Kosuth, come la stessa città sabauda d’altronde, teatro nel 1970, della sua prima personale italiana, 15 Locations 1969/70 Art as Idea as Idea 1966-1970.
Una duplice mostra, pertanto, da Mazzoleni per Kosuth, a sua volta nel duplice ruolo di artista e curatore. Che ha letteralmente occupato la nota galleria sabauda, ne ha modificato i connotati per ospitare quelle che sono delle installazioni totalizzanti. Seguite passo passo, dalla tinteggiatura delle pareti, alla collocazione dei quadri. Che ci consentono di leggere, attraverso gli occhi del grande maestro dell’arte concettuale, altrettante pagine capitali della storia dell’arte contemporanea. Come mi confida lo stesso Kosuth (in un’intervista presto online su Exibart.tv) «Il punto di scegliere un artista come curatore è quello che l’artista sceglie soggettivamente, mentre gli storici devono attaccarsi all’oggettività della storia dell’arte, che per me non ha molto senso… perché è comunque tutto molto soggettivo anche per loro: con chi si va a cena, che gallerie li supportano…». La sua mostra non fa nulla, pertanto, per celare la sua personale visione dell’arte, di molti colleghi compagni di vita, della vita stessa. In uno spettacolare autoreferenzialismo. (Cesare Biasini Selvaggi)
In alto: Neon in Contextual Play: Joseph Kosuth and Arte Povera, vista della mostra
In homepage: Colour In Contextual Play. An installation by Joseph Kosuth, vista della mostra
INFO
Colour In Contextual Play. An installation by Joseph Kosuth e Neon in Contextual Play: Joseph Kosuth and Arte Povera
dal 31 ottobre 2017 al 20 gennaio 2018
Galleria d’arte Mazzoleni
piazza Solferino 2, Torino
orari apertura: martedì-sabato: 10.30 – 13.00, 16.00 – 19.30; domenica su appuntamento; lunedì chiuso
telefono +39 011 534473 – e-mail: torino@mazzoleniart.com