Da domani, 20 dicembre, al 6 gennaio 2021, con il progetto “Le Chiese dei Palazzi dei Rolli” un calendario di visite virtuali sul sito visitgenoa.it e sul canale You Tube Genova More Than This, porta il pubblico alla scoperta delle chiese dei palazzi signorili del capoluogo ligure.
«D’Oria, gli Spinola, i Grimaldi e i Pallavicini. Sono alcune delle grandi famiglie genovesi del XIV e il XVIII secolo che nelle loro sontuose dimore – i Palazzi dei Rolli – amavano circondarsi delle meravigliose opere di artisti di fama internazionale, di cui erano convinti mecenati. A questi stessi artisti, per celebrare la magnificenza del proprio casato, commissionavano interventi anche nelle chiese che erano soliti frequentare.
Oggi, grazie al supporto delle nuove tecnologie, dei droni e delle immagini ad alta definizione, questo immenso patrimonio potrà essere ammirato in un viaggio, di oltre un secolo di storia, in occasione delle festività del Natale 2020», ha spiegato l’organizzazione.
La progettazione, l’ideazione e la ricerca per la realizzazione dei contenuti sono a cura di Giacomo Montanari, curatore e divulgatore scientifico di Palazzi Rolli e Chiese dei Rolli, storico dell’arte e docente all’Università di Genova. La regia, la realizzazione delle riprese e il montaggio, sono a cura di Lorenzo Zeppa e i servizi fotografici sono realizzati da Fabio Bussalino. Giorgio Dellacasa, Pietro Toso e Beatrice Zulian sono i divulgatori scientifici.
Il progetto è stato realizzato dall’assessorato alle Politiche culturali del Comune di Genova, con il patrocinio dell’Arcidiocesi di Genova, Ufficio Beni Culturali.
Gli edifici coinvolti sono la Basilica di N. S. Assunta in Carignano (Santi Fabiano e Sebastiano), la Basilica della Santissima Annunziata del Vastato, la Chiesa del Gesù (Santi Ambrogio e Andrea), la Chiesa di San Siro, di Chiesa di San Donato, la Chiesa Cattedrale di San Lorenzo, la Chiesa di Santa Maria di Castello, la Chiesa di Santo Stefano, la Chiesa di San Luca, l’Oratorio di San Filippo Neri, la Chiesa della Madonnetta (presepe maraglianesco), il Museo del Tesoro della Cattedrale, il Museo dei Beni Culturali Cappuccini, il Presepe della Madonna del Monte (presso gli spazi di Regione Liguria), l’Accademia Ligustica di Belle Arti.
«Il lavoro che ha come protagonisti gli edifici sacri della Genova del Cinque-Seicento è nato da un progetto generale di approfondimento scientifico e di divulgazione del patrimonio artistico genovese che insiste – in particolare – sull’area della “buffer zone” (la fascia di rispetto) del Sito UNESCO Genova: Le Strade Nuove e il Sistema dei Palazzi dei Rolli, che identifica – grosso modo – l’intera area compresa all’interno della cinta muraria cinquecentesca della Città e che sta andando avanti, con sempre maggior forza, da circa dieci anni. La quantità di edifici di culto che afferiscono a questo periodo storico e di grande pregio artistico e architettonico, in quest’area, è notevolissima: abbiamo dovuto operare una “spietata” selezione, soprattutto in ragione della presenza di committenze volute dalle famiglie aristocratiche della Superba, il vero “ponte” con il sistema dei Palazzi dei Rolli. Nonostante questa scrematura, però, il pubblico potrà scoprire e immergersi in almeno dodici luoghi tra i più significativi della città, e già non è poco».
«Il lavoro è sempre stato condotto in team, sia nella progettazione, che sul campo. A “comandare”, però, è sempre stata la corretta narrazione degli elementi storico artistici: quando si affrontano edifici e opere di tale complessità di fronte al grande pubblico, è infatti centrale mantenere correttezza, chiarezza e completezza anche nei tempi televisivi, sempre piuttosto stretti. Dallo storyboard redatto seguendo la letteratura scientifica, si è poi passato alla scelta degli spazi da utilizzare per meglio sottolineare la pregnanza dei concetti e – naturalmente – si è provato a offrire al pubblico punti di vista inediti e di grande qualità, che aiutassero a meglio comprendere i luoghi e le opere».
«Devo premettere che come storico dell’arte e anche sostenitore del concetto di “bene culturale” come di elemento costituito dalla pregnanza di contatto con un territorio, ritengo che l’esperienza diretta di visione e percezione delle opere e dei luoghi sia irripetibile e insostituibile. La visione attraverso i sistemi digitali, però, è un valido complemento alla conoscenza dal vivo: in primis perché può spingere tante persone a voler vedere questi luoghi di persona, luoghi che per molti – credo – risulteranno preziose scoperte; in secondo luogo, perché le modalità di ripresa e la qualità delle riprese stesse (video e fotografiche) permette di guardare con un occhio più attento questi beni di altissimo valore nel panorama europeo. E questa è una risorsa davvero da non sottovalutare, anche per gli specialisti del campo».
«Abbiamo volutamente scelto luoghi che sono normalmente accessibili al pubblico e lo abbiamo fatto perché la maggior parte del nostro patrimonio culturale è – di fatto – “nascosto in piena vista”. Troppo spesso passiamo distrattamente, da cittadini, davanti a luoghi di pregio che, in altre città, visiteremmo con attenzione. Allo stesso modo, i turisti sono spesso attirati dall’ottica museale, ma non pensano di recarsi – invece – in quella straordinaria raccolta di opere irripetibili (e nate per essere offerte da sempre al pubblico) che sono le nostre bellissime chiese. Le chiese non sono musei, sono luoghi di culto vivificati anche dal loro quotidiano utilizzo da parte del clero e dei fedeli: proprio per questo sono anche i luoghi meglio conservati dal punto di vista artistico e dove le opere – ancora accolte nel contesto per cui furono pensate – mantengono la più alta valenza comunicativa. Vorremmo, infatti, che questi video spingessero più persone possibili – genovesi e non – a visitare le nostre chiese, così come i nostri palazzi e i nostri musei e ritornare ad essere co-proprietari consapevoli di questo patrimonio».
«Sintetizzare in poche parole l’enorme lavoro fatto sul Patrimonio UNESCO attraverso anche l’evento dei Rolli Days è impossibile. Quello che posso dire è che un evento a cadenza semestrale capace – a dieci anni dalla sua premiere – di riscuotere sempre un successo così clamoroso non può che basarsi su tre fattori: qualità dei contenuti, personale giovane e qualificato, solida progettualità verso il futuro. Questo si è visto nella situazione di emergenza creata dalla pandemia da COVID-19. La creazione di contenuti digitali avrebbe potuto, come purtroppo è successo in altre realtà, risultare un surrogato di basso livello, con numeri di basso profilo e prodotti qualitativamente non confacenti al prestigio del sito. Invece, puntando su una proposta che mantenesse al centro i giovani qualificati e la reale valorizzazione scientifica del patrimonio (una best practice, a mio parere, parlando di cultura), declinata invece che “live” attraverso i media digitali, ha permesso di far vivere davvero un’esperienza differente e complementare alle visite in presenza. Tant’è vero che a ottobre, dove i due sistemi hanno convissuto in una edizione Live & Digital (a quel che mi risulta, unica in Italia in questo panorama) abbiamo potuto accogliere 12mila persone in completa sicurezza e – al contempo – ottenere quasi un milione di views dei contenuti offerti in esclusiva sul web. Se si lavora in ottica integrata, mettendo alla radice di tutto la qualità scientifica e la formazione, i risultati non possono che essere positivi. E il lavoro fatto sui Palazzi dei Rolli e – adesso – sulle chiese di Genova ne sono la prova tangibile e che dovrebbe fare da riferimento per il panorama degli eventi culturali italiani».
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