CONTEMPORANEA è a cura di Simona Tosini Pizzetti, organizzata e prodotta dal Comune di Parma e Solares Fondazione delle Arti con il sostegno di Destinazione Turistica Emilia, APT Servizi Regione Emilia Romagna, e ospita 115 opere di 93 artisti della scena italiana e internazionale contemporanea. La mostra è un’occasione imperdibile per poter ripercorre l’arte contemporanea attraverso l’operato del collezionismo privato parmense, le cui opere permettono di ricostruire un panorama artistico cronologico completo.
«Anche il collezionismo è motivo di orgoglio e grande ricchezza della città di Parma, perché nella ricerca di queste opere – spiega Tosini Pizzetti – ciò che si è riscontrato non è un collezionismo da “dipinto sul divano”, bensì un collezionismo nato da una vera passione e da una grande cultura artistica. Il risultato finale raggiunto e offerto al pubblico è un percorso che attraversa il Novecento in tutti i suoi scorci, le sue personalità e le sue interpretazioni».
A catalizzare l’attenzione appena varcata la soglia della prima sala – quella degli “antecedenti” – è inevitabilmente la Fontana di Duchamp, unico esemplare su dodici ad essere in possesso di un privato e non in un museo. Il percorso intrapreso è quello del dadaismo e della sua idea rivoluzionaria del riscatto del pensiero sulla forma. Proprio riguardo alla forma, emozionante è stata la realizzazione della parete riservata al surrealismo, che accoglie un suggestivo confronto tra Le consolateur di De Chirico e Sans titre di Brauner. È un accostamento che «permette di addentrarci in tutte le sfaccettature del surrealismo», spiega la curatrice. Laddove De Chirico, nel suo essere freudiano e onirico, conserva una certa nitidezza di forma, calcolatissima, Brauner ha uno stile libero, una pittura disordinata. Dadaismo e surrealismo, ma anche artisti solitari come Picasso e Morandi, non dimenticano i loro antecedenti, a cui la sala è dedicata.
Dall’Espressionismo tedesco e dal Futurismo si srotola infatti un filo rosso che attraversa tutte le sale, ovvero “il rapporto dell’arte contemporanea e degli artisti con il problema, purtroppo ancora attuale, della guerra” e di come ha modificato la visione che l’uomo ha di sé.
Così nella sala successiva è Cavallo e cavaliere di Marino Marini a parlarci dello spaesamento e dello sgomento dell’umanità di fronte a una realtà che non riesce più a controllare e dalla cui dirompenza rimane terrorizzato. Il dialogo con Mušič è immediato, in particolare nelle opere Cavallini e Autoritratto, rivelatrici dei dolorosi ricordi dell’artista, vittima in prima persona del trauma dei campi di concentramento. E ancora si parla di umanità – da ritrovare – con Rosso, plastica celebre di Roberto Burri nella sezione sull’Informale italiano, che ci presenta una «visione di un uomo che pensa che nonostante le scoperte scientifiche non merita nemmeno di essere creatore di opere che mostrano la propria razionalità».
Lo Spazialismo emerge anni dopo, con le scoperte scientifiche, lo sbarco sulla Luna e la ricostruzione che fa riacquisire all’uomo un po’ di fiducia in se stesso che lo spinge a ricercare uno spazio che vada oltre il reale. Dal capostipite Fontana – di cui sono visibili sia i tagli che il buco di Concetto spaziale del 1962 – ai movimenti di Crippa, si apre qua un filone che introduce all’astratto come rifugio dall’orrore del passato. Infine, arriviamo alla parola con Kosuth e la sua Definizione, accompagnata dalla vera opera, un foglietto che l’artista consegna all’acquirente e che conserva l’idea originale dell’opera, figlia effettiva della mente dell’artista, e non delle mani di artigiani come quella esposta.
Transavanguardia, Pop Art e Body Art attendono il visitatore al piano superiore, dove troviamo anche Azione Sentimentale, una delle performance più note di Gina Pane, per cui è prevista un’iconostasi performativa a cura di Lenz Fondazione dal titolo Over Gina Pane_4 Azioni Sentimentali, per un totale di otto appuntamenti con quattro creazioni di Maria Federica Maestri. Insieme ai video delle performance di Fabio Mauri – a cui è riservato un suggestivo focus in mostra, spiega la curatrice che «queste performance permettono di vivere la mostra di arte contemporanea attualizzandola e muovendola con delle documentazioni diverse dalle opere appese». La speranza è quella di riuscire ad arricchire l’offerta della mostra con degli incontri che coinvolgano anche artisti e critici.
L’installazione Hunger di Pistoletto chiude suggestivamente il percorso espositivo, lasciando il visitatore davanti a un’ulteriore interpretazione della realtà contemporanea. Hunger è il titolo riportato a grandi lettere sulla parete, un titolo che in italiano è il concetto ambivalente di fame, uno specchio bifronte che, come è spiegato nel catalogo della mostra «da una parte rispecchia angoscia, dolore, sofferenza e mancanza, ma dall’altra rispecchia abbondanza, godimento ed ebrezza».
Molti altri sono gli artisti e innumerevoli sono i temi che la mostra è stata in grado di ospitare e affrontare in questa vera e propria ricerca nei meandri artistici inaccessibili al pubblico della città di Parma, che si dimostra ricca non solo di arte, ma anche di consapevoli collezionisti privati che l’hanno saputa negli anni conservare, valorizzare e quindi riproporre alla stessa umanità che è stata in grado di crearla.
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