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A Villa Lysis, la dimora che il conte Fersen fece edificare a inizio Novecento, tramutatasi in uno dei luoghi più suggestivi e ricchi di fascino di Capri, inaugura oggi, 27 luglio, la personale di Luca Gilli (1965) Plenum, a cura di Marina Guida. L’intero progetto, pensato per la Villa, vede la collaborazione della galleria Paola Sosio Contemporary Art di Milano, il Patrocinio del Comune di Capri e il Matronato della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee.
Nel percorso espositivo una ventina di scatti inediti che catturano la peculiare tensione che si innesca tra la luce dell’isola e la seducente architettura. Ne abbiamo parlato con Luca Gilli.
Come è nata la mostra?
«La mostra nasce da una brillante proposta che la curatrice Marina Guida mi ha fatto poco tempo dopo esserci conosciuti in un’importante fiera d’arte italiana alla quale partecipavo con un solo show per Paola Sosio Contemporary Art. Il progetto ha poi preso forma attraverso un confronto intenso tra di noi e con la gallerista che, entusiasta, ha promosso la mostra. A loro va il mio ringraziamento. Capri per me è stata una scoperta, un contesto nuovo».
Come la natura, in particolare la luce del mare, ha influenzato il tuo lavoro? E che ruolo ha avuto l’elemento architettonico?
«Credo che questa mostra costituisca una rilettura originale e trasversale di alcune ricerche degli ultimi anni, capace di dare nuovo respiro e di amplificare in modo sorprendente alcune delle implicazioni formali e concettuali immerse nel mio lavoro. Tutto ciò grazie anche alla presenza di fotografie mai esposte prima, tra le quali alcune fatte nello stesso luogo espositivo, e a un dialogo particolarmente riuscito tra le opere e la meravigliosa Villa Lysis. Un dialogo fisico, reale, non virtuale, dove i riflessi del passato, della luce del mare e dell’”insularità” trovano una ricombinazione in nuovi orizzonti.
Mi ritrovo spesso a fantasticare immaginando le mie fotografie come degli ipotetici substrati staminali connotati da una specifica impronta genetica, la mia, ma provvisti di una totipotenza relazionale con il mondo esterno e con le persone, in un divenire, appunto, di continua ricombinazione proprio a partire dalla unicità compiuta del loro “fenotipo” e dai valori assoluti del limite e dell’evidenza, della semplicità e della leggerezza, della diversità, dell’ascolto e della condivisione. È un esercizio che cerco di praticare e affinare continuamente, ma più in generale credo, oltre ogni retorica, che possa essere anche un valido presupposto al quale attingere per cercare di dipanare l’aggrovigliata matassa della complessità e delle sue pesanti contraddizioni e ingiustizie che affliggono ovunque la nostra contemporaneità».
Il titolo della mostra è Plenum ed è riferito in particolare – si legge nel comunicato stampa – alle accezioni di Aristotele e Cartesio, ma allo stesso tempo una componente fondamentale della tua ricerca è il vuoto. Come convergono questi due aspetti nel tuo lavoro?
«Il titolo Plenum mi è arrivato proprio pensando alla sostanza invisibile e impalpabile che costituiva il vuoto per Cartesio. Peraltro, questo titolo è anche indicativo di come le apparenze possano ingannare, di come, per cercare di capire, sia sempre importante immergersi sotto la superficie.
Vuoto, assenza, silenzio sono alcune delle fondamenta sulle quali si sta sviluppando il mio percorso fotografico alla ricerca delle sorgenti di quella leggerezza che, appunto, superate apparenza e incanto, diventa relazione e necessita proprio del vuoto per potersi esprimere. Se lasciata agire nel tempo essa, con la sua dinamicità, ha in sé un potenziale e una potenza capaci di erodere la consuetudine, così come ogni barriera, fisica o mentale, che si direbbe di forza, stabilità e resistenza superiori, ma che inevitabilmente risulta prigioniera, vittima dell’immobilità, della sua stessa natura e del suo stesso peso. Cartesio aveva avuto una grande intuizione nello sfumare tra loro le categorie di sostanza e vuoto. Quel vuoto che alcune delle attuali teorie scientifiche più accreditate descrivono come un mare infinitamente profondo costituito e agitato da effimere particelle elementari, da loro fantomatiche antiparticelle e da campi di energia e materia tra i quali, almeno a me così piace pensare, si annoverano anche altrettanto misteriosi campi psichici, emozionali e cognitivi. Partendo dalla verità di ogni luogo ritratto, e proprio sulla base del vuoto, della luce diffusa e dell’atmosfera sospesa che le caratterizza, voglio credere che le mie fotografie siano in navigazione in questo mare silenzioso orfano di carte geografiche e rotte precostituite, ma ricco di possibilità, d’interazioni e trasformazioni, di ricordi, dove gli approdi e le isole sono anzitutto luoghi della mente». (Silvia Conta)
Luca Gilli
Plenum
A cura di Marina Guida
Dal 27 luglio al 25 agosto 2019
Villa Lysis
Via Lo Capo 12, Capri (Napoli)
Opening: 29 luglio 2019, dalle 18.30 fino al tramonto
Orari: tutti i giorni dalle 10.00 alle 19.00 (mercoledì chiuso)
www.paolasosioartgallery.com, www.villalysiscapri.com