La mostra di ORLAN che si inaugura oggi a Roma, al MACRO di via Nizza, è senz’altro un evento. Di cui diamo qui a seguire una breve anticipazione, come di consueto in questa rubrica. Che recensiremo nei prossimi giorni sulle nostre pagine, consigliandone tuttavia, a chi può, la visione diretta. Protagonista è l’artista nata a Saint-Etienne in Francia. All’anagrafe Mireille Suzanne Francette Porte. Inquietante e controversa. Trasgressiva. Odiata da quei benpensanti che le hanno fatto perdere, molti anni fa, il posto di insegnante. La sua ricerca antropologica su corpo, sessualità, stereotipi di bellezza, imposizioni culturali, politiche, religiose, e l’ampia simbologia che ne consegue dalla metamorfosi all’ibrido, hanno attraversato ormai quattro decenni, “defigurandone” e “rifigurandone” la sua identità di donna e la sua stessa “carne”, divenuta uno strumento di comunicazione in grado di ricreare un linguaggio. Da quel 1964, quando si fece trascinare per terra, assumendo così i connotati di un’unità di misura umana di uno spazio urbano. Fino alla sua radicale interpretazione della body art, la “carnal art”, come lei usava definirla nel suo manifesto del 1989. Quando ha scelto di sfidare la chirurgia estetica, trasformando le sale operatorie in set, gli interventi chirurgici a cui si è sottoposta in installazioni artistiche, performance, impiegando pertanto il proprio corpo come mezzo, materia prima, supporto visuale del suo lavoro, e come occasione di “dibattito pubblico”. La sua arte per anni, infatti, è stata sottoporsi a decine di interventi chirurgici. Che l’hanno letteralmente fatta “incarnare” in persone scomparse. Ora in una donna pre-colombiana, ora in Monna Lisa o nel Mosé di Michelangelo (con tanto di innesto di corna sulla fronte). Una rivendicazione a tratti sconcertante, comunque mai scevra di ironia, sulla possibilità di “ricostruire” una propria identità, compresa quella giudiziaria (che ha affrontato nel 1997 con la polizia danese) contro le imposizioni della scienza, della medicina, della religione, delle leggi e delle convenzioni sociali.
Un’immersione totale e spettacolare nelle sue metamorfosi riporta, oggi, l’artista francese nella Capitale, a distanza di vent’anni dalla sua mostra antologica “ORLAN a Roma 1964-1996” allestita da Studio Miscetti e Sala 1. Al MACRO (domani l’apertura al pubblico) ci attende il suo intero percorso artistico, fino alle ultime frontiere della ricerca. Che dall’atomo al bit, l’ha condotta a sperimentare la realtà aumentata e il 3D. Per ORLAN il digitale rappresenta un modo diverso di costruire le immagini e di traghettare verso universi più impalpabili, ma non per questo meno potenti. In questa occasione è, inoltre, possibile testare per la prima volta in Italia Expérimentale Mise en jeu (2015-2016), un video gioco con installazione interattiva che invita ogni visitatore a sfidare l’Avatar di ORLAN.
Perché il nostro corpo, quello odierno, è ormai amplificato, virtualmente esteso in ogni parte del mondo attraverso la protesi delle reti telematiche. Un corpo, quello che ci mostra ORLAN, che nelle più recenti sperimentazioni si fa sostanza immateriale avvertendoci del rischio di perdita d’identità dovuto dall’eccesso di tecnologia. Occorre ridare corpo all’immagine, sembra il nuovo avvertimento dell’artista francese, è necessario raggiungere un dinamico equilibrio tra il sublime tecnologico dell’era dell’informazione e il nucleo intangibile della natura dell’uomo. (Cesare Biasini Selvaggi)
In alto: Dressing Of the Bride to Be, 1981, Panoplie de la fille bonne à marier
In home: Self-hybridations, Masques de Opéra de Pékin n. 3, 2014
INFO
Opening: ore 18.00
ORLAN. VideORLAN – Technobody
apertura al pubblico: dal 25 ottobre al 3 dicembre 2017
MACRO
Project room #1 e #2
via Nizza 138, Roma
Orari: da martedì alla domenica ore 10.30-19.30 (la biglietteria chiude un’ora prima). Chiuso il lunedì
infoline 060608 – www.museomacro.org