Da oggi, 21 dicembre, dalle 16.00 in Italia, le 10.00 a New York, sarà possibile ascoltare la versione digitale del nuovo lavoro di Marinella Senatore con il compositore Emiliano Branda per Magazzino Italian Art: Cold Spring Soundtrack che sarà disponibile alla pagina dedicata del sito web di Magazzino (potete raggiungerla cliccando qui).
Si tratta di un’opera sonora della durata di 25 minuti, realizzata come parte del programma digitale Magazzino Da Casa, che segue la performance del 2019 di Marinella Senatore e The School of Narrative Dance a Cold Spring, cittadina in cui ha sede Magazzino Italian Art.
«Il progetto Cold Spring Soundtrack ha preso il via lo scorso 9 settembre con un open call di due mesi, rivolta a volontari della valle dell’Hudson (dove si trova Cold Spring e ha sede il museo Magazzino Italian Art) e di tutto il mondo, invitati a realizzare delle brevi registrazioni audio che riflettessero il momento attuale, rievocando i tumultuosi mesi di questo ultimo anno: dalla parola parlata a suoni ambientali o musica. Al termine del periodo di open call, Marinella Senatore e il compositore Emiliano Branda hanno trasformato i 130 contributi pervenuti, in una colonna sonora originale, che il musicista ha suonato e registrato nel suo suo studio di Roma», ha spiegato Magazzino Italian Art.
«Cold Spring Soundtrack è il secondo progetto che Magazzino Italian Art ha commissionato all’artista. Nel novembre del 2019, Marinella Senatore e The School of Narrative Dance, con la curatela di Ylinka Barotto, realizzarono un’imponente corteo, performance, lungo le strade di Cold Spring, che coinvolse un centinaio di artisti professionisti e non, provenienti da tutta l’Hudson Valley.
Come in precedenza per la performance Walking Sculpture di Michelangelo Pistoletto Magazzino Italian Art presenta il nuovo lavoro sonoro di Marinella Senatore: Cold Spring Soundtrack organizzata da Magazzino nel 2017, quella del 2019 della Senatore e quella confermano la missione del museo: coinvolgere la comunità nel suo programma e fornire agli artisti italiani contemporanei una piattaforma negli Stati Uniti», ha proseguito il museo.
«La mia pratica è fortemente caratterizzata dalla partecipazione, sia in termini di struttura processuale che come molteplici modalità di intervento, che sono l’oggetto della mia ricerca: declinare dunque i progetti in vario modo, non soltanto riunendo fisicamente migliaia di persone, come avvenuto in molti miei lavori, è materia su cui lavoro da 15 anni. Molte delle piattaforme che sto implementando sono, infatti, nate ben prima del 2020, e tra queste le soundtrack o sinfonie delle città sono soprattutto fuori dall’Italia devo dire, molto richieste: questo tipo di progetti nasce già nel 2016, e questa volta è il suono – in tutte le sue variabili espressive – a costituire il linguaggio che mette in comunione tante persone. Quella di Cold Spring è uno dei capitoli più belli di questo percorso con una comunità e una istituzione a me carissimi, altre tappe ci hanno visti impegnati a Lubiana, Berlino, Richmond, Lione, in occasione della Biennale curata da Ralph Rugoff nel 2016, a Parigi, anche al Centro Pecci di Prato e molte altre sono in programma nei prossimi anni. Il mio interesse per il suono è poi molto esplicito da qualche tempo, non solo per la mia formazione musicale e cinematografica, ma soprattutto per il mio amore per le radio dei lavoratori, le radio indipendenti e i radio drammi, i sound artists, DJ e le culture urbane».
«Attraverso una open call centinaia, a volte migliaia di persone accettano l’invito inviando un contributo sonoro di vario genere, dal noise a registrazione di suoni del loro quotidiano, a voci, finanche descrizioni di suoni o di memorie di essi, a volte non mancano vere e proprie composizioni di slam poetry o spoken words, raramente, ma ci sono anche quelle, brevi performance musicali, solitamente vocali… tutto questo materiale è molto complesso da processare, nel rispetto di ogni contributo, che innanzitutto viene lasciato nella sua forma originale, e che poi attraverso campionature e manipolazioni viene utilizzato come un archivio emotivo ma anche strutturale, dal timbre, al ritmo, all’altezza del tono, quindi sono le vere e proprie note , che determinano il limite del compositore. Emiliano Banda è abilissimo nel mettere insieme tutto questo, ad una velocità che è importante per le comunità, perché restituire il risultato del loro sforzo collettivo, il legame che sanno di tessere con persone sconosciute o no, che stanno pensando allo stesso lavoro, è importante in base alla nostra esperienza che arrivi prima possibile, e la versatilità del compositore, che può spaziare dalla composizione più classica a quella elettronica o a qualunque altra richieda lo spirito, l’atmosfera sonora generale è fondamentale. Collaboriamo anche con tantissimi compositori locali, in Francia per esempio con rapper e produttori di hip hop perché il tipo di contributi arrivati in quella occasione erano fortemente caratterizzati da quella impronta, è molto importante uscire ed entrare nel lavoro, non sovrascrivere, non essere abusive, non avere idee preconcette, essere anche noi una parte…quello che cerco di fare anche in presenza, in ogni altro progetto… e dunque branda come altri compositori, come danzatori o altri collaborator, hanno la capacità di sentirsi fortemente gratificati da questo tipo di lavoro, dall’empowering, dall’attivazione della fioritura di altri. Queste sono condizioni necessarie per lavorare a questo tipo di progetti e sicuramente poter lavorare con me».
«Magazzino è un’istituzione che io adoro perché incarna molti principi che mi sono cari, e davvero catalizza attorno a se energie, per la comunità è un punto di riferimento, le persone si sentono rappresentate, sanno che è un posto che gli appartiene, dove possono sentire che hanno un ruolo e quindi pensiamo ad una grande festa , con performer locali ovviamente, per ‘interpretazione della soundtrack, alla celebrazione della comunità e della temporanea (o forse no) comunità venutasi a costituire dalla creazione del progetto.
È una cittadinanza molto attiva quella della Hudson Valley, che mia accolse con affetto incredibile già per la School of Narrative Dance, i messaggi di affetto dei partecipanti che hanno voluto fortemente ritornare a fare questo secondo progetto insieme, sono tutto per me, dunque questo lavoro, che è un archivio che appartiene alla comunità e racconta do loro ancora una volta e in maniera diversa, con una poesia sottile, una inclusività ancora maggiore perché non c’è il corpo, ma la facilità di una dimensione estremamente poetica e privata ma comunque più semplice, che può prevedere anche l’anonimato, come quella della soundtrack, ha aperto ancora nuove narrative.
Non vedo l’ora di essere lì e di vedere tuto questo riattivato e sviluppato ancora diversamente nelle mani questa volta di musicisti, cori, studenti, e chiunque interpreterà (potenzialmente le versioni possono essere arrangiate infinitamente) la propria soundtrack.
«Molti, fino al 2024 l’agenda è già piena e ne siamo felici.
Tra i vari progetti di cui posso già dare informazione le biennali Momentum in Norvegia, di Sao Paulo, Sonsbeek 2021-2024, la School of Narrative Dance ad Amsterdam a cui abbiamo lavorato tutto l’anno e in Sri Lanka, continuiamo nel 2021 con i workshop per “We rise by lifting others”, il progetto di Palazzo Strozzi, ci sarà poi la Soundtrack con il Centro Pecci e molto altro in corso di pubblicazione».
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