Negli spazi di Fondazione Modena Arti Visive inaugura oggi, 12 settembre, âLa luce, la traccia, la formaâ, la personale di Mario Cresci (Chiavari, 1942) a cura di Chiara DallâOlio, che allâinterno della sede espositiva di Palazzo Santa Margherita presenta «un allestimento composto da opere realizzate con linguaggi differenti e tecniche sperimentali, che da sempre connotano la cifra stilistica dellâartista».
Mario Cresci, ha ricordato il museo, «Ú autore, fin dagli anni Settanta, di opere eclettiche caratterizzate da una libertĂ di ricerca che attraversa il disegno, la fotografia, il video, lâinstallazione, il site specific. Il suo lavoro si Ăš sempre rivolto a una continua investigazione sulla natura del linguaggio visivo attraverso il mezzo fotografico usato come pretesto opposto al concetto di veridicitĂ del reale».
La mostra Ăš strettamente connessa alle opere appartenenti a un altro percorso espositivo, dedicato a W.H.Talbot alle Gallerie Estensi, a Modena (fino al 10 gennaio): «Fondazione Modena Arti Visive ha invitato Mario Cresci a creare un dialogo con la mostra âLâimpronta del reale. W. H. Fox Talbot alle origini della fotografiaâ che contemporaneamente le Gallerie Estensi, in collaborazione con FMAV, dedicano al noto fotografo inglese, inventore della fotografia su carta, e ai procedimenti di riproduzione delle immagini», ha spiegato lâistituzione.
«Mario Cresci si Ăš ispirato alle origini della fotografia come traccia creata dalla luce e ha selezionato per âLa luce, la traccia, la formaâ una serie di opere che evidenziano il suo interesse per lâincisione e piĂč in generale per il âsegnoâ che fin dal primo momento Ăš stato, in senso piĂč ampio, un tema costante della sua ricerca artistica», ha spiegato la Fondazione.
Alcuni estratti dal testo della curatrice, Chiara DallâOlio, per i visitatori della mostra, ci aiutano a entrare nel vivo del percorso espositivo:
Mario Cresci «per la sua personale ha ideato un allestimento composto da una serie di opere che evidenziano il suo interesse per il âsegnoâ in senso ampio, tema costante, fin dal primo momento, della sua ricerca artistica.
«Prima dellâinvenzione della fotografia le immagini venivano diffuse attraverso lâuso della tecnica calcografica, ovvero attraverso delle lastre di rame incise con le tecniche dellâacquaforte e del bulino. Con lâavvento del dagherrotipo Ăš la luce che impressiona la lastra metallica sostituendosi alla mano dellâartista. Poco tempo dopo sarĂ Talbot a inventare il negativo su supporto cartaceo».
«Partendo da questa analisi, lâartista riprende un lavoro esposto nel 2011 allâIstituto Centrale per la Grafica di Roma, focalizzandosi sui segni incisi da Giovanni Battista Piranesi, (âLe Carceri VIII, XIVâ, 1745 circa), Annibale Carracci (âMadonna che allatta il bambinoâ, 1583 circa) e Luigi Calamatta (âMadonna della Seggiolaâ di Raffaello, 1863), analizzati attraverso video e scatti fotografici capaci di disvelare la matericitĂ del segno nel rapporto con la lastra di rame».
«Il percorso della mostra si apre con il dittico âAutoritrattoâ, dalla serie âAttraverso la tracciaâ (Bergamo, 2010) realizzato usando la superficie specchiante del retro di un âgrande rameâ che, modificata dallâossidazione del tempo, restituisce unâimmagine alterata della figura. Un gesto simbolico lâintervento di Mario Cresci perchĂ© in questo caso Ăš la fotografia a âincidereâ la lastra di rame: un omaggio a quello sperimentalismo che caratterizzĂČ lâinvenzione della fotografia fin dalla sua comparsa nel mondo dellâarte».
«Nel video âTre focus su Piranesiâ (Roma 2011-Bergamo 2020), lâartista ha invece operato per sottrazione isolando, a partire da una macrofotografia, i solchi del bulino incisi da Piranesi sulle lastre di rame dalla serie âLe Carceriâ. Cresci trasforma i segni incisi in segni luminosi in movimento, che si sommano fra loro ridefinendo il disegno originario, operando cosĂŹ unâanalisi della percezione visiva attraverso le sue componenti elementari: le linee».
«Al centro dello spazio espositivo, la grande teca retroilluminata contiene lâopera âAlterazione del quadratoâ, dalla serie âGeometria non euclideaâ (Venezia 1964-Matera 1972), sequenza di immagini su pellicola, dove la riflessione di Cresci si concentra sullo spostamento del punto di vista, sullâesperienza della percezione e sulla sua ambiguitĂ , e lo fa ricorrendo al quadrato, geometrica struttura elementare, punto di partenza di molte sue ricerche».
«In mostra, Cresci espone le opere dalla serie âRivelatiâ (Roma 2010): tre inclinazioni diverse della stessa lastra che rivelano in un gioco di positivo e negativo tre âdiverseâ immagini, modificate dalla luce, della âMadonna della Seggiolaâ di Raffaello. Per lâoccasione lâartista ha integrato la serie con macro prelievi estratti dalle fotografie (realizzate ad hoc da Alfredo Corrao allâinizio 2020) delle lastre dei tre incisori. Queste elaborazioni di Cresci manifestano la loro natura di opere dâarte autonome che generano, attraverso tracce e segni, altre opere, utilizzando riproduzioni di riproduzioni della realtĂ , in un continuo circolo interpretativo e creativo».
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