In una Lugano in fermento per la quarta edizione di Wopart, la fiera dedicata alle opere su carta (dal 20 al 22 settembre 2019), la Collezione Giancarlo e Danna Olgiati, parte del circuito MASI Lugano, inaugura oggi, 21 settembre, “Geometrie sconnesse palpiti geometrici”, un’antologica dedicata a Marisa Merz (Torino, 1926 – 2019), unica esponente femminile del gruppo dell’Arte Povera e tra le più significative protagoniste della scena artistica italiana dagli anni Sessanta.
Il progetto espositivo, curato da Beatrice Merz e sviluppato con la collaborazione della Fondazione Merz di Torino, «riunisce un corpus di quarantacinque opere che ripercorrono l’intero orizzonte creativo di Marisa Merz: dal disegno su diversi supporti alla scultura in argilla cruda, dalle tessiture di filo di rame e di nylon agli oggetti trasformati in cera, nel tentativo di restituire tutte le modalità espressive proprie dell’artista», si legge nel comunicato stampa.
Il titolo della mostra alla Collezione Giancarlo e Danna Olgiati, “Geometrie sconnesse palpiti geometrici”, riprende una «frase autografa dell’artista, appuntata su una parete della sua casa-studio e si pone come sibillina guida al personalissimo universo segreto di Marisa Merz, di cui la mostra di Lugano desidera restituire la complessità lirica e rigorosa al tempo stesso».
L’antologica su Marisa Merz a Lugano «si colloca nell’ambito di una serie d’iniziative dedicate ad artisti presenti nella Collezione Giancarlo e Danna Olgiati e si avvale di prestiti provenienti da importanti collezioni pubbliche e private – in gran parte svizzere – oltre che dalla collezione personale dell’artista».
Giancarlo e Danna Olgiati ci hanno raccontato il progetto espositivo dedicato a Marisa Merz nella sede espositiva della loro collezione, a Lugano.
Come è nata la mostra?
«Diverse ragioni ci hanno condotto alla decisione di proporre e organizzare una mostra dedicata a Marisa Merz. In primis è un’artista ben documentata nella nostra Collezione, già molti anni or sono ci innamorammo di una testina realizzata negli anni Settanta che oggi occhieggia sulla copertina del catalogo. Una seconda ragione per cui è stato possibile dar vita a questo progetto è la collaborazione della Fondazione Merz alla realizzazione della mostra, arricchita dalla curatela della Presidente, Beatrice Merz».
Quale nucleo di opere vedremo in mostra e da dove provengono i lavori esposti?
«Grazie alla Fondazione Merz e alla nostra attiva partecipazione, il progetto espositivo si avvale di prestiti provenienti da importanti collezioni pubbliche e private, in gran parte svizzere, oltre che dalla collezione personale dell’artista.
L’esposizione riunisce un corpus di quarantacinque opere che ripercorrono l’intero orizzonte creativo di Marisa Merz: dal disegno su diversi supporti alla scultura in argilla cruda, dalle tessiture di filo di rame e di nylon agli oggetti trasformati in cera, nel tentativo di restituire tutte le modalità espressive proprie dell’artista. La mostra si apre con alcuni capisaldi della sua produzione; opere iconiche come Senza titolo del 1975 e la grande installazione in fili di rame lavorati a maglia, realizzata nel 1979 e da allora mai più esposta. Prosegue poi con un’ampia selezione di lavori, alcuni inediti, che comprendono disegni e tecniche miste su differenti supporti unitamente ad un raffinato gruppo delle sue celebri testine in creta, mettendo in luce una tematica ricorrente nella sua produzione, l’indagine sul volto o sulla figura».
Che spazio occupa la ricerca di Marisa Merz nella vostra collezione?
«La presenza delle opere di Marisa Merz nella nostra Collezione si inserisce nel più vasto contesto dell’Arte Povera, movimento ampiamente rappresentato anche nell’allestimento delle sale contigue alla mostra. Dopo la testina realizzata negli anni Settanta, un secondo acquisto ebbe luogo dopo la morte di Mario Merz: un autoritratto dolente integrato nel profilo pietroso dell’amatissimo marito; la terza opera presente in Collezione evoca pure un volto, dipinto su metallo e cosparso di quadretti in foglia d’oro di klimtiana memoria. Tutte rivelano una cifra intimista che ci ha sempre profondamente colpito e affascinato».
Ad accompagnare la mostra di Marisa Merz anche il riallestimento della permanente. Quali novità vedremo?
«Il fulcro dell’allestimento è un’intera sala dedicata ai principali esponenti dell’Arte Povera, nell’intento di sottolineare l’importanza del contesto culturale in cui Marisa Merz si trovò ad operare agli esordi della sua carriera artistica. Nella sala adiacente dialogano tra loro opere dell’arte italiana del Secondo dopoguerra, prima fra tutte Suicidio del 1964 di Mario Schifano, dipinto di recente acquisizione al quale sono accostati lavori di Tano Festa e Franco Angeli. Nell’ultima sezione viene presentato per la prima volta un Cretto del 1972 di Alberto Burri, esposto al fianco di un’altra figura cardine del Novecento italiano, Jannis Kounellis, con due opere fortemente legate alle avanguardie storiche».
Marisa Merz
Geometrie sconnesse palpiti geometrici
In collaborazione con Fondazione Merz
Dal 22 settembre 2019 al 12 gennaio 2020
Collezione Giancarlo e Danna Olgiati
Lungolago Riva Caccia 1, Lugano (Svizzera)
Oopening: 21 settembre 2019, alle 18.00
Orari: dal venerdì alla domenica, dalle 11.00 alle 18.00
www.collezioneolgiati.ch, info@collezioneolgiati.ch, www.masilugano.ch
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