La vera cifra distintiva di Mercanteinfiera rimane il pezzo unico, in un percorso che sembra alterare i confini stessi della storia dell’arte, dove si affiancano un Cristo Benedicente del XVI sec. di Bernardino Luini, un quadro di Sonia Delaunay (la famosa artista ucraina che rivoluzionò l’arte del Novecento con la forza del colore) e pantofole papali in filo d’oro. I risultati che il Salone continua ad ottenere ogni anno, sono il frutto di una grande capacità, quella di rinnovarsi, restando sempre al passo con le nuove tendenze del gusto, in modo da attirare tutti i tipi di pubblico, giovani inclusi. Rinnovamento continuo e anche tante novità, come ci spiega Ilaria Dazzi, Exhibition Director della Fiera.
Quali novità riserva l’edizione 2023 di Mercanteinfiera?
Mercanteinfiera sbarca a Parigi dove porteremo circa 300 espositori. Direi che è questa la grande novità del 2023, un’operazione sulla quale stavamo ragionando ormai da tempo visto il forte consolidamento che il salone ha in Italia e all’estero. Seconda novità è il ritorno delle auto d’epoca con Automotoretrò (4-5 marzo) e l’asta interamente dedicata ad Automobila con foto, documenti cimeli originali.
Più di 1000 espositori in mostra, 4 padiglioni, 45 mila mq di superficie espositiva, cosa ci si aspetta da questa edizione?
Mercanteinfiera torna con un “collezionismo caleidoscopico” che attraversa 5 secoli di storia dell’arte e del gusto per arrivare alle proposte di designer conosciuti come Gio Ponti e Gaetano Pesce solo per citarne alcuni. Non mancano poi né il modernariato né la moda vintage. Parte integrante di questo format consolidato, che conta 50mila presenze a edizione, ci saranno due mostre collaterali.
Mercanteinfiera è il salone dei ‘cacciatori di memorie’, un luogo in cui i confini stessi della storia dell’arte si intrecciano, ma chi sono i nuovi collezionisti nel mondo del digitale in cui viviamo?
Il collezionista in generale è colui che desidera comprare pezzi in ottica esperienziale, che sia un ricordo o la memoria di un incontro. Ciò che conta è che quell’oggetto consolidi qualcosa che era solo una memoria sbiadita. Oggi grazie ai social si colleziona con maggiore fluidità, ricercando pezzi che non hanno necessariamente un valore economico ma che fanno tendenza. Nel collezionista, tuttavia, è rimasta quella vena da cacciatore: forse la ricerca è più veloce, ma l’idea di riscoprire il passato è nella sua natura e la dimensione intima non si perde nel caotico mondo digitale.
In un mondo che sembra sempre più puntare sul digitale e sulla tecnologia per il futuro, proponete ai visitatori una “Caccia alla storia”, chi sono i protagonisti delle collaterali che aprono la vostra 27esima edizione?
La prima collaterale, “Fortissimi. La vita come un ring”, sarà un tuffo nella storia di esuli impavidi nei bicipiti e nell’animo che impararono molto presto a prendere a pugni la vita. Si tratta di Bruno Sammartino, Leone Jacovacci, Primo Carnera e Nino Benvenuti le cui storie, che parleranno anche attraverso i cimeli in mostra, faranno emozionare il pubblico. La seconda, “Onda su onda: alle radici della navigazione”, sarà dedicata ad alcune imbarcazioni costruite sul lago di Como e legate a storie d’amore e intriganti misteri carbonari.
Antiquariato, design storico, modernariato, collezionismo vintage, ma non solo. Anche la moda, quell’old money stile che tanto sta stregando la generazione Z. Quali sono i must have che si trovano in fiera? Come si adatta questo stile alle esigenze delle nuove generazioni?
Il caso della borsa Birkin Bag è un classico esempio: per acquistarla esiste una lista d’attesa di due anni, ma al salone si possono trovare pezzi introvabili. Anche le scarpe sono molto ricercate, come gli aggressivi tacchi Rockstud di Valentino. È molto curioso che il fenomeno dell’Old Money Style piaccia ai giovani: mettendo in discussione ogni paradigma del passato, la Gen Z non potrebbe essere più lontana da questi valori elitari. Eppure, il vestire old money tradisce una reinterpretazione del passato: non ostentazione di benessere economico, bensì espressione di sobrietà ed eleganza, ottenuta preferendo capi sartoriali.
L’attivista del clima Carlotta, “Lotta” spiega ”Vestire vintage è un atto rivoluzionario”. Qual è l’atto rivoluzionario che compie chi acquista da voi?
A mercante si trovano abiti che sono stati storie di altri e che grazie al nostro salone continuano a vivere. Un gesto semplice nel segno della consapevolezza che ogni nostra azione ha un valore e può fare la differenza quando si parla di sostenibilità e di attenzione al pianeta.
In un mondo dove la logica è sempre più spesso comprare e buttare, l’Old Money Style e il Vintage, come ha detto la giovane attivista del clima Carlotta Sarina, in arte “Lotta”, sono ciò che resiste per tornare ad esistere. Acquisti consapevoli e lentezza. Non è già una rivoluzione?
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