“Ceramiche popolari, design e rivestimenti, tra passato e futuro” è il titolo della nuova sezione permanente del MIC Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza che apre al pubblico oggi, 22 maggio, ed è curata di Claudia Casali e Valentina Mazzotti, con la collaborazione di Daniela Lotta, Federica Fanti e Elena Dal Prato.
«Secondo un punto di vista inedito – ha spiegato il museo – gli oltre 2mila oggetti esposti esplorano la storia della ceramica attraverso forme d’uso e stili di vita mettendo a confronto il design del Novecento – di autori conosciutissimi […] ad oggetti d’uso popolari, quando ancora il concetto di design non era nato».
Nel percorso espositivo «opere di maestri indiscussi come Gio Ponti, Antonia Campi, Enzo Mari, Ettore Sottsass, Alessandro Mendini, Nanni Valentini, Alfonso Leoni, Denis Santachiara, per citare alcuni nomi noti, accanto ad opere di autori più contemporanei come Patricia Urquiola, Christina Hamel, Simon Zsolt, Diego Dutto, FormaFantasma (qui una nostra recente intervista, ndr), Diego Grandi, Philippe Nigro, Zaven e tanti altri», ha proseguito il museo.
«La realizzazione del nuovo allestimento – ha ricordato l’istituzione – è stato reso possibile grazie al contributo concesso dalla Direzione generale Educazione, ricerca e istituti culturali del Ministero della cultura e grazie al sostegno della Regione Emilia Romagna e di Tecnargilla, Cersaie, Caviro e Hera».
Per i visitatori che vogliono scoprire la nuova sezione il museo organizza visite guidate il martedì alle 18.00, ogni 15 giorni, a partire dall’8 giugno e fino alla fine di luglio, nell’ambito dell’iniziativa Martedì d’Estate. Qui potete trovare tutte le informazioni.
«Il MIC ha una ricchissima collezione di manufatti ceramici legati al design. Fino agli anni ’90 la nostra Biennale d’Arte Ceramica aveva una sezione specifica e, in oltre 20 anni di selezioni, ha raccolto numerosi esemplari sia di produzione che prototipi. Era dunque necessaria una riflessione al riguardo, considerando che questi manufatti sono collocati nei depositi da oltre 30 anni. Già con la mostra “Builders of tomorrow”, curata da Marinella Paderni e Giovanna Cassese nel 2017 al MIC, avevamo affrontato questo tema, la relazione tra design e arti visive. Da qui è partita l’idea di raccontare la nostra collezione prendendo in considerazione l’oggetto d’uso popolare (la pentola, la brocca, il piatto, la lucerna, l’orcio, la bottiglia, il vaso), la sua declinazione nel XX e XXI secolo con la progettualità che interviene, dagli anni ’60 soprattutto, anche nel rivestimento pavimentale e parietale».
«È stato un lavoro di un paio d’anni, di riflessioni e discussioni con le curatrici (oltre alla scrivente anche Valentina Mazzotti, Elena Dal Prato, Federica Fanti e Daniela Lotta, docente di design dell’ISIA di Faenza). Abbiamo scelto pezzi che avessero un loro significato progettuale e storico, volendo far emergere anche il dialogo con le arti visive. Il design, l’oggetto d’uso, raccontano da sempre le mode e gli stili di vita delle diverse epoche: questo abbiamo voluto sottolineare nelle nostre scelte e questo emerge chiaramente nella nuova sezione».
«La tecnologia in tutti i secoli, ma soprattutto dal XX secolo è stata di supporto alla produzione ceramica fornendo possibilità prima impensabili. Pensiamo alla rivoluzione dell’aerografo nella decorazione che ha velocizzato la produzione industriale, pensiamo alla innovazione dei forni nell’ambito delle piastrelle industriali, fondamentali per la rinascita economica dell’Italia del secondo dopoguerra e per l’igienizzazione delle case. Per arrivare al XXI secolo con l’utilizzo della stampante 3D applicata non solo all’oggetto di design ma anche all’architettura, come testimonia il progetto di Cucinella con WASP; e le grandi industrie ceramiche che applicano le politiche green nella loro produzione».
«La nuova sezione è suddivisa in tre macro aree: l’evoluzione della ceramica popolare dal XVIII al XX secolo, con confronti importanti con l’arte; il design del XX e XXI secolo, suddiviso in decadi, a partire dall’epoca liberty, con approfondimenti sulla decorazione ad aerografo, le grandi manifatture Richard Ginori, Rosenthal e Bitossi; il rivestimento e la piastrella dal XIV al XXI secolo, con focus importanti sul rapporto moda/design, sui gruppi Memphis e Alchimia, sulle grandi industrie ceramiche che oggi investono in nuove tecnologie e design come Mutina, Marazzi, Florim, per citare i più noti».
«È una scelta difficile poiché vi sono pezzi interessantissimi e ormai iconici di autori straordinari. Penso a Gio Ponti, molto rappresentato già dagli anni ’20 sia nella sezione del design per la Richard Ginori che in quella delle piastrelle da rivestimento interno ed esterno. Il suo sguardo è sempre modernissimo e attuale, sia nei pezzi quasi unici come la ciotola “labirintesca” che nei servizi da caffè. Iconici sono ormai i pezzi bianchi e neri realizzati da Ettore Sottsass per Bitossi così come il servizio da scrittoio di Enzo Mari, le piastrelle optical di Antonia Campi, per arrivare alle recenti ricerche sulle lastre di grandi formati progettate da Formafantasma per Mutina».
«Fino al 10 ottobre sarà visitabile la mostra antologica dedicata ad Alfonso Leoni (1941-1980), artista di straordinario talento, anticipatore di numerosi ricerche artistiche contemporanee, scomparso prematuramente all’età di 39 anni, lasciando un’eredità importante per le nuove generazioni di artisti (ne avevamo parlato qui, ndr).
A fine novembre valorizzeremo nuovamente il nostro patrimonio con una mostra dedicata alla tavola e al cibo nel tempo, dal banchetto greco-romano al design contemporaneo. In questo momento difficile i musei devono lavorare sulle proprie raccolte, valorizzando e promuovendo il proprio patrimonio, raccolto negli anni attraverso donazioni ed acquisizioni. Sarà l’ennesima occasione per togliere dai depositi pezzi poco visti e poco noti ma di assoluto valore storico e artistico».
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