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Michael Krebber alla Fondazione Dalle Nogare. Ce ne parla Vincenzo De Bellis
Opening
di Silvia Conta
A Bolzano oggi, 29 maggio, alla Fondazione Antonio Dalle Nogare inaugura “Studiofloor and Diamond Paintings”, a cura di Vincenzo De Bellis, la prima mostra personale di Michael Krebber in Italia.
«Artista di fama internazionale e figura centrale sulla scena artistica tedesca tra gli anni Ottanta e Novanta, Michael Krebber (1954, Colonia) è diventato negli anni riferimento per un’intera generazione di artisti più giovani, grazie a una costante ricerca attenta a mettere in discussione le convenzioni e i confini del medium pittorico, inteso dall’artista come spazio di dialogo e zona di contaminazione, piuttosto che un modo finalizzato alla produzione di un oggetto», ha spiegato la Fondazione, ma che in Italia non ha ancora avuto pieno riconoscimento.
In questo momento il lavoro di Krebber è incluso nella collettiva “Stop Painting” curata da Peter Fischli nella sede veneziana della Fondazione Prada.
La mostra “Studiofloor and Diamond Paintings”, che sarà visitabile fino all’8 gennaio 2022, è realizzata in collaborazione con Greene Naftali, New York.
Le parole di Vincenzo De Bellis
Si tratta della prima personale di Michael Krebber in Italia, come è nata?
«”Studiofloor and Diamond Paintings” è nata principalmente dal mio interesse nei confronti del lavoro di Michael Krebber che ritengo essere uno degli artisti più interessanti della sua generazione (quegli artisti che ora definiremmo maturi). Abbiamo iniziato a parlare di questa mostra tre anni fa».
Nel cominciato stampa viene ricordato che Krebber è una «figura centrale sulla scena artistica tedesca tra gli anni Ottanta e Novanta […], riferimento per un’intera generazione di artisti più giovani». Quale è stata la ricezione della sua ricerca in Italia, fino a oggi?
«Pressoché inesistente, il che diventa motivo ulteriore di interesse da parte mia e della Fondazione Antonio Dalle Nogare e una delle ragioni che ci ha spinti a portare avanti questo progetto.
Michael Krebber è un artista capace di smascherare quelli che, in questo momento storico, prendono sul serio la pittura ma anche quelli che, in senso più generale, si prendono sul serio. Forse per questo, se mi concedi, in una nazione come la nostra, così legata alla figura dell’artista/vate, il suo approccio un po’ scanzonato e irriverente non è mai stato compreso del tutto».
Come si inserisce questa mostra nella ricerca della Fondazione Antonio Dalle Nogare?
«La Fondazione segue un approccio molto concettuale come dimostra la Collezione, anch’essa caratterizzata da una grande presenza d’Arte Concettuale.
Detto questo, prima dell’arrivo della pandemia, avevamo scelto di lavorare su due binari separati. La programmazione era organizzata in due grandi sezioni: Commission – in cui lo spazio espositivo più grande della Fondazione, al piano terra, era a completa disposizione di un giovane artista, invitato da noi a produrre opere nuove in relazione con il territorio circostante (nel 2018 ci fu “Fault Line” la personale di Rayyane Tabet e nel 2019 “Un the Heavies” di Peter Wächtler); e poi Vault – in cui, nella sala a secondo piano della Fondazione, viene allestita una retrospettiva capace di raccontare l’evoluzione della pratica artistica di un protagonista del contemporaneo.
Purtroppo, come dicevo poco fa, l’arrivo della pandemia ha reso impossibile o molto complicato viaggiare e così l’idea di realizzare mostre fatte in loco con nuove commissioni si è dovuta momentaneamente arrestare. La programmazione del Valut invece, non è cambiata.
Così la mostra di Krebber segue la linea iniziata con la personale di Olivier Mosset del 2019, ovvero la presentazione di artisti maturi con un focus di opere iconiche della loro produzione».
Che cosa vedremo in mostra e da dove provengono le opere? Quali aspetti della ricerca di Krebber emergono, in particolare, dal percorso espositivo?
«In mostra ci saranno due serie di opere. La prima serie studiofloor MK/P MK19/087/1-8 (2000) proviene dalla collezione personale dell’artista e fu presentata con un’immagine enigmatica sulla copertina di Artforum nel 2005. Per una mostra di qualche anno prima Krebber chiese in prestito ad alcuni collezionisti una serie di suoi stessi dipinti che dispose su grandi tavoli al centro della stanza. Capovolgendo la nozione più comune di display, le pareti, rimaste vuote – sulle quali sarebbero dovuti essere installati i dipinti – furono ricoperte da grandi pannelli di masonite, porzioni di pavimento dello studio dell’artista, tagliate e posizionate sul muro come fossero quadri.
E poi i Diamond Paintings (2003) che vengono dallo studio dell’artista di New York. Si tratta di una serie di opere realizzate con tessuti acquistati in negozio, decorati con pattern prestampati che sostituiscono la tradizionale tela e divengono la superficie su cui Krebber dipinge semplici forme geometriche di rombi bianchi. Con questo lavoro, Krebber smitizza in maniera sistematica, come d’altra parte suggerisce il titolo della serie, la centralità del soggetto e della tecnica in pittura, suggerendo invece uno spazio aperto all’interpretazione e al dubbio».
Quali eventi/mostre sono in programma alla Fondazione Antonio Dalle Nogare per i prossimi mesi?
«Dopo la mostra di Krebber, a settembre, la Fondazione Antonio Dalle Nogare presenterà la grande mostra dell’artista Charlotte Posenenske che occuperà il grande spazio delle Commission, in cui si presentano simultaneamente moltissimi lavori di tutte le decadi della produzione di un’artista purtroppo scomparsa troppo presto.
Si tratta di una retrospettiva molto simile nell’approccio all’attuale mostra “Time Out” di Robert Breer (visibile fino al prossimo 17 luglio)».